Tag: tagliatelle ricette

» Lasagne con scarole – Ricetta Lasagne con scarole di Misya

Misya.info

Innanzitutto tagliate la mozzarella a fettine e lasciatela scolare in un colino, in modo che perda almeno un po’ del suo siero.

Nel frattempo, mondate e lavate la scarola e tagliatela grossolanamente, quindi fatela appassire in una casseruola, ancora grondante acqua, con un po’ di sale e cuocendo col coperchio.

Infine fatela insaporire con un soffritto di aglio, olio e acciuga (potete anche omettere le acciughe, se preferite), aggiungendo poi anche le olive a pezzetti.

Iniziate la composizione della vostra lasagna: mettete un sottile strato di besciamella sul fondo della pirofila, quindi create uno strato di pasta (a seconda del tipo di pasta che avrete scelto, dovrete prima sbollentarla in acqua leggermente salata).
Continuate con besciamella, scarole, mozzarella e parmigiano, quindi ricominciate (pasta, besciamella, scarole, mozzarella e parmigiano).

Arrivati in cima, completate solo con besciamella, quindi cuocete per 15-20 minuti in forno ventilato preriscaldato a 180°C.

Cuocete le lasagne in forno preriscaldato a 180° per 15- 20 m
Le lasagne con scarole sono pronte.

Ricerche frequenti:

Anna in Casa: ricette e non solo: Piadine di Cristina Lunardini

Anna in Casa: ricette e non solo: Piadine di Cristina Lunardini

Ho già scritto di come ero da ragazzina. Ora non sono più lo “scricciolo” di papà o “un etto de parsòtt con la chèrta e tòtt” (chiedo perdono agli emiliani se le parole non sono scritte nel modo corretto) di nonno e nonna, sono una moglie ed una mamma che fa tutto ciò che può per la sua famiglia. 

Cosa centra questo con le piadine del post? 

E’ presto detto: quando ho un attimo di tempo, sistemo casa e cucino. L’altro giorno ho impastato e cotto qualche piadina così, nel caso servissero, ne ho una piccola scorta in freezer.

Ingredienti

500 g di farina 00

125 ml di acqua

125 ml di latte

50 ml di olio e.v.o. o 70 g di strutto

10 g di sale 

5 g di lievito istantaneo per salati o 5 g di bicarbonato

Procedimento

In una ciotola versare i liquidi, il sale, il lievito e una parte della farina. 
Iniziare a lavorare gli ingredienti aggiungendo mano mano la farina fino ad avere un composto pronto da versare sulla spianatoia infarinata.

Continuare  lavorare l’impasto e quando è liscio ed omogeneo, formare un panetto, coprire e metterlo a riposare per un’oretta circa a temperatura ambiente

Trascorso il tempo di riposo, riprendere l’impasto e suddividerlo in tante palline più o meno della stessa grandezza (potete anche pesarle per avere piadine tutte della stessa grandezza).

Infarinare leggermente la spianatoia e stendere ogni pallina con il mattarello fino a formare un disco tondo dello spessore di circa 2 mm.

Io non ho a disposizione il testo (padella piatta brevettata per la cottura della piadina) quindi utilizzo una padella antiaderente ben calda.

Cuocere la piadine per circa 1-2 minuti prestando attenzione a non farla seccare cuocendola più del dovuto.

Ricerche frequenti:

Alla ricerca della casseruola perduta

Alla ricerca della casseruola perduta

Esiste un legame tra la cucina dei grandi ristoranti e quella di casa? Antonia Klugmann lo vede, oltre che nei ricordi che ciascuno amplifica quando sta ai fornelli, anche negli strumenti, depositari proprio di quei ricordi.

La passione per le pentole delle nonne è iniziata diversi anni fa. «Ero da sola» dice Antonia, «tornavo da uno dei miei primi stage (ero al Ristorante Dolada – Pieve d’Alpago in provincia di Belluno) e mi sono fermata in un mercatino di antiquariato in un paesino veneto. Lì ho comprato uno sgabello per casa mia e una delle casseruole che ancora oggi usiamo di più al ristorante con un solo manico, fatta di alluminio con fondo spesso, perfetto per tutte le cotture lunghe, i brasati, l’amaranto, la polenta».

Da allora non ha mai smesso di cercarle e di acquistarle (in tanti, amici e clienti affezionati, hanno iniziato anche a portargliele, magari recuperandole proprio dalle cucine della loro nonna) e tra padelle, pentole e coperchi a L’Argine a Vencò, si scoprono gioielli con storie decennali.

Fotografie di Monica Vinella

Quante frittate avrà reso croccanti una padella lionese (in ferro con i bordi abbastanza bassi e svasati)? E quante ancora potrà realizzarne? Questa è una domanda fondamentale, perché il riuso diventa la chiave di volta di una cucina attenta all’ambiente non solo nella scelta degli ingredienti, ma degli strumenti. «Per me le padelle in ferro rappresentano il massimo della resistenza e il massimo della conducibilità, ti consentono di lavorare a temperature altissime senza danneggiarle. Quella che ho comprato da Medagliani (Alberghiera Medagliani, fondata nel 1860, una delle aziende storiche milanesi, punto di riferimento per ogni cuoco, il posto dove reperire tutti gli strumenti e le attrezzature, ndr) 15 anni fa, per il mio primo ristorante, è uguale ad allora. Mi ricordo che Eugenio Medagliani, mi guardò e mi disse: «Signora, io non la conosco, però dalle padelle che compra vedo che andrà bene». Non aveva visto male.

«Quella lionese e le sue compagne non sono mai state sostituite anche perché pulizia e manutenzione sono molto semplici. Dimenticate i luoghi comuni, cioè niente detersivo, niente paglietta. Al contrario, l’importante è lavarla molto bene e oliarla se non la si utilizza spesso. Ma questo non è il mio caso: 30-40 volte al giorno, per 1 anno, per 15 anni».

Proudly powered by WordPress