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Le pere (e le mele) della Bassa Friulana

Le pere (e le mele) della Bassa Friulana

La storia di una famiglia di pionieri: i Geremia, che credendo moltissimo in quello che facevano, hanno trasformato la Bassa Friulana in terra di pere e mele

Lo sapevate che nella Bassa Friulana, in particolare nel Latisanese, si producono pere? E nel tempo si è aggiunta anche una produzione di mele. Ma se questo è stato possibile è grazie alla famiglia Geremia, che dopo numerosi studi sui propri terreni, è stata lungimirante e ha intrapreso per prima queste coltivazioni, seguita poi da molti altri. «Noi ci abbiamo creduto veramente». E così facendo sono riusciti a trasformare questo territorio in una piccola oasi di frutti, raccolti e lavorati a mano uno per uno direttamente da loro.

Le pere

È iniziato tutto con Davide Geremia, figlio di Antonio. Famiglia di mezzadri da generazioni, nelle loro terre avevano sempre coltivato ortaggi come asparagi, patate, radicchio, più che altro per conto terzi. Ma pere e mele mai: a Latisana non si erano praticamente mai viste. Finché negli anni Novanta la geniale intuizione di Davide: fare delle analisi del terreno per capire quale poteva essere il tipo di coltivazione più adatta, quella che permettesse di usare anche meno fitofarmaci. E così il verdetto: il latinese, cioè la zona che va da Latisana alla costa di Lignano, risulta essere vocata alla frutticoltura, in particolare di pere, avendo in sé la giusta acidità di cui questi frutti hanno bisogno. Nel 1991 i Geremia piantano i loro primi peri su 10 ettari: Abate, Conference, William Bianco e Rosso, a cui nel tempo si aggiungono anche altre varietà quali Carmen (perfette per il succo!) e Santa Maria. E pensate che hanno investito tutto su un frutto come la pera, che non ha mai avuto e continua a non avere lo stesso successo della mela, se non all’estero, dove in particolare quella italiana è leggermente più ricercata. Dopo averle raccolte nel periodo che va da luglio a settembre, vengono lavate, selezionate e controllate una per una manualmente; poi la maggior parte viene spedita in poche ore a una Cooperativa in Emilia Romagna (la maggiore produttrice di questi frutti in Italia) che si occupa della commercializzazione. Solo una piccola percentuale, in particolare delle pere più piccole, ritenute meno interessanti sul mercato, vengono lavorate artigianalmente nel loro laboratorio, dove producono marmellate e succhi di pera al 100%, senza zucchero o addititivi chimici. Assolutamente consigliata la degustazione nel loro delizioso negozietto!

Le mele

Negli anni l’azienda è passata nelle mani dei figli: Marco, ingegnere aerospaziale, Michela, oggi colonna portante, e suo marito Andrea Businaro. Per anni lei è stata impiegata, poi ha deciso di continuare l’attività di famiglia anche nella speranza di passare più tempo con i figli Antonio e Ines. «Alla fine, ovviamente, lavoro di più, ma almeno sto a casa con a loro, che vivono e respirano l’aria dell’azienda». Nel 2008, con l’idea di diversificare la produzione, decidono di fare una seconda analisi del terreno, che questa volta risulta idoneo anche per le mele. Nel giro di poco i loro appezzamenti si riempiono di Golden, Pink, Fuji e soprattutto Modì che, come ci spiega Michela, «è una mela sottovalutata, molto succosa e fibrosa, ideale sia da tavola che per le torte, ma mai pubblicizzata a dovere». Il successo è incredibile: altre aziende nella zona iniziano a seguire le loro orme e il Latisanese viene sempre più identificato con la produzione di questi frutti. Ma ricordiamo che questo non sarebbe stato possibile se non fosse stato per questa famiglia, che proprio negli anni in cui il mercato, in particolare della frutta, guardava all’estero, hanno puntato tutto e non senza difficoltà, su un prodotto al 100% italiano. Anche in questo caso, dopo la raccolta che avviene da luglio a dicembre a seconda di clima e varietà, mandano gran parte delle mele in Emilia Romagna, affiancando una piccola produzione di succhi e marmellate e dal 2012 anche di mele essiccate direttamente da loro. In alternativa, se volete provarle fresche, proprio a due passi dall’azienda, c’è Alessandro Businaro, fratello di Andrea, chef di uno dei ristoranti migliori della regione: Da Boschet, dove oltre alle sue varie specialità a base di pesce fresco rigorosamente locale (di certo in zona non manca!), prepara anche piatti con i frutti coltivati dal fratello, soprattutto nella piccola pasticceria. Ma solo quando disponibili, perché su questo tutta la famiglia è d’accordo: «Dobbiamo imparare a seguire la stagionalità e le disponibilità, a mangiare i frutti quando ci sono e a farne a meno quando non è periodo». Eppure, chi lavora in campagna lo sa bene: è poco quel che si può veramente prevedere, come ci insegna quanto accaduto lo scorso anno.

La cimice marmorata asiatica

Si è parlato tanto della mosca dell’olivo, mentre invece molto meno della cimice che ha attaccato e distrutto la produzione di mele e pere. Si tratta di un parassita di origine asiatica, la marmorata, che ha deformato i frutti, causando una necrosi al loro interno e rendendone così impossibile il consumo. Questa tragedia ha toccato anche altre zone d’Italia, ma il Friuli è stato in assoluto la regione più colpita: pensate che l’anno scorso per i Geremia, la perdita è stata pressoché totale, quasi del 100%, su una produzione annuale di circa 2500-3000 quintali. Quest’anno il problema è stato solo in parte risolto: ancora moltissime pere e mele sono state intaccate dalla marmorata e continuano gli studi per cercare di capire come risolvere definitamente la questione. «Ma andiamo avanti, perché crediamo tantissimo in quello che facciamo». Infatti continuano a utilizzare un sistema di lotta integrata, cioè a debellare altri insetti nocivi nei loro frutteti con un insediamento mirato dei loro naturali nemici, riducendo così al minimo l’uso di sostanze chimiche. Perché i Geremia sono una squadra, sono una di quelle famiglie bellissime da conoscere, che dedica l’intera vita a fare qualcosa di buono, tanto a tavola quanto per il terreno, e che per questo dobbiamo ringraziare.

10 ricette con il pane raffermo: fra tradizione e modernità

10 ricette con il pane raffermo: fra tradizione e modernità

Non solo ricette del recupero, con il pane raffermo, ma veri e propri piatti simbolo della cucina italiana più altre moderne interpretazioni.

Il pane, anche solo l’odore fa venire fame.
Fragrante e accogliente viene voglia di comprarne a chili e spesso, infatti, se ne compra troppo! Un tempo avanzare il era praticamente impossibile, considerato un ingrediente prezioso e versatile tanto che perfino il pane raffermo veniva riutilizzato per preparare piatti genuini per tutta la famiglia, dall’antipasto al dolce.
‘’Guai a buttare il pane raffermo!”

Esclamavano mamme e nonne abituate a rimboccarsi le maniche per impastare quella miscela di acqua e farina che doveva bastare per parecchi giorni. Ora il pane si compra facilmente, basta andare dal fornaio e scegliere fra gli scaffali infarinati. Così capita di comprarne in eccesso e lasciarlo lì a seccare tristemente nel sacchetto di carta. Eppure la storia della cucina italiana affonda le sue radici proprio sulle tradizioni più semplici, come quella del pane raffermo, riutilizzato da nord a sud, lungo tutto lo stivale, in squisite ricette regionali dai passatelli agli anolini, dalla panzanella alla ribollita, dalla frisella al pancotto oppure in più moderne interpretazioni.

Se dunque avete esagerato nell’acquisto avete due alternative: congelarlo quando ancora fresco e poi toglierlo dal freezer qualche ora prima dell’utilizzo, oppure provare una di queste 10 ricette.

Pappa al pomodoro per 4 persone

Si parte rosolando uno spicchio di aglio e una cipolla tritata in un bel filo di olio, poi si elimina l’aglio e si aggiungono circa 500 g di pomodori pelati e frullati, quindi si porta a bollore, si unisce un ciuffo di basilico spezzettato e si fa cuocere con calma per una decina di minuti. Si taglia il pane raffermo a pezzetti e lo si aggiunge alla salsa, mescolando. Non appena il pane sarà ben inzuppato si aggiunge circa un litro di brodo, bollente, meglio se di carne. A questo punto si regola di sale e pepe e si fa sobbollire per 15 minuti. Alla fine si spegne e si fa riposare per un’oretta mescolando spesso per amalgamare gli ingredienti. Si serve con un filo di olio buono e foglie fresche di basilico.

Gnocchi verdi di pane per 4 persone

Si spezzettano 200 g di pane raffermo e si ammollano in 125 g di latte. Si lessano 250 g di coste (solo la parte verde più tenera) poi si scolano, si strizzano e si frullano con il pane, anche lui ben strizzato. Si incorpora un uovo, il sale e all’occorrenza del pangrattato (deve risultare un impasto malleabile). Si lavora la pasta su un piano infarinato, si divide in 4 pezzi, si arrotola ciascuno con le mani formando dei lunghi filoncini grossi quanto un dito e si tagliano a tocchetti di un paio di centimetri. A questo punto si lessano gli gnocchi in acqua salata per 5’ e, dopo averli scolati, si condiscono a piacere con sugo di pomodoro, pesto o burro fuso e salvia.

Pennette con pane e alici per 4 persone

Si taglia a dadini 50 g di pane pugliese raffermo e si condisce con olio, il succo di mezzo limone, sale, pepe, un cucchiaio di erba cipollina e maggiorana tritate, poi si inforna a 160°C per una decina di minuti, giusto il tempo di tostarli. Si lessa la pasta e nel frattempo si rosolano 150 g di alici diliscate in un filo di olio per un paio di minuti, si bagnano con un mestolo di acqua di cottura e si insaporiscono con del prezzemolo tritato. Si scola la pasta, si tuffa nelle alici, si mescola e si serve con i cubetti di pane tostati.

Pane pugliese per 4 persone

Si adagiano su un vassoio 4 belle fette di pane casereccio raffermo, si strofinano con uno spicchio di aglio poi si bagnano con poca acqua per ammorbidirle. Si cospargono con abbondante polpa di pomodoro, basilico spezzettato, origano, sale, pepe e un generoso filo di olio extravergine d’oliva.

Dolce morbido di pane alle pesche per 6 persone

Si ammollano 150 g di pane raffermo in una soluzione con 100 g di latte e altrettanti di acqua, nel frattempo si montano 2 uova con 80 g di zucchero, vi si aggiunge il pane strizzato, 500 g di pesche, sbucciate e spezzettate e una trentina di chicchi d’uva. Si aromatizza il composto con un po’ di scorza di limone grattugiata e rum a piacere. Si cosparge una teglia con burro, pangrattato e zucchero e dopo avervi versato il composto, si inforna a 180°C per 30’. Si serve con zucchero a velo e altra frutta a piacere.

Frittelle di pane ubriaco per 6 persone

Si mettono a bagno circa 300 g di pane raffermo, coperto di vino bianco. Si mescolano in una ciotola 3 uova, 70 g di zucchero e un pizzico di sale, poi si unisce il pane strizzato e si amalgama. Si insaporisce il composto con della scorza grattugiata di arancia e limone e una generosa spolverizzata di cannella. A questo punto si unisce la farina, partendo da 30 g e fermandosi non appena l’impasto sarà piuttosto consistente, poi lo si tuffa a piccole cucchiaiate in olio bollente di semi. Si sgocciolano le frittelle ottenute su carta da cucina e si spolverizzano con zucchero a velo. Volendo, si possono irrorare con un filo di miele.

Zuppa paesana valdostana per 4 persone

Si tagliano 300 g di pane raffermo a grosse fette, poi si affettano 200 g di formaggi valdostani, tipo Fontina e toma. Dopo aver disposto alcune fette di pane sul fondo di una pirofila, si copre con una parte di formaggio affettato e una bella spolverizzata di grana grattugiato. Si prosegue con un altro strato di pane, formaggio e grana, per una teglia più ricca si può fare un terzo strato. A questo punto si bagna con brodo bollente, di carne, ma va bene anche vegetale e si inforna a 180°C per una ventina di minuti. Si serve fumante e filante.

Mondeghili per 4-6 persone

Si inizia con l’ammollare circa 90 g di pane raffermo in 160 g di latte, quindi si tagliuzza un bel pezzo di bianco costato di manzo, già lessato, e lo si trita con un etto abbondante di mortadella e un ciuffone di prezzemolo. Si amalgama il composto con 2 uova, 50 g di grana grattugiato, sale, pepe e il pane ammollato e strizzato. Si modellano una ventina di polpette leggermente schiacciate, le si passa nell’uovo sbattuto poi nel pangrattato, infine si friggono nel burro, voltandole spesso fino a doratura.

Baccalà in umido alla ghiotta per 6 persone

Si tagliano a pezzi i filetti di baccalà, grossomodo 1 kg già dissalati, ammollati e diliscati, si infarinano poi si soffriggono in un velo di olio bollente per un paio di minuti per lato. Nel frattempo si rosolano 50 g di pane raffermo sbriciolato, in un’altra padella, con un cucchiaio di olio e uno spicchio di aglio per 2 minuti, affinché abbrustolisca ma non bruci. Si trasferiscono i filetti di baccalà in una teglia unta di olio, ci si adagiano sopra 3 pomodori belli grossi tagliati a filetti, 100 g di olive nere, un cucchiaio di capperi dissalati, la mollica abbrustolita e si condisce con un filo di olio. Si cuoce in forno a 180°C per una decina di minuti, quindi si sforna.

Canederli tirolesi per 4-6 persone

Si battono 3 uova con 250 g di latte. Si tagliano 250 g di pane raffermo a cubetti e si mescolano alle uova. A questo punto si aggiungono 150 g di speck e 50 g di salame, tritati, qualche filo di erba cipollina tagliuzzata, un ciuffetto di prezzemolo tritato, sale e noce moscata. Si amalgama bene e si lascia insaporire il composto per un’ora a temperatura ambiente. Si unisce la farina al composto mescolando accuratamente poi si formano 18 palle (canederli) e si infarinano leggermente. Si cuociono in un buon brodo di carne bollente per 15-20 minuti, quindi si servono in brodo, asciutti o soffritti in abbondante burro.

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La ricetta del satay di pollo con salsa alle arachidi

La ricetta del satay di pollo con salsa alle arachidi

Se siete stanchi di mangiare il pollo sempre allo stesso modo, vi consigliamo di provare questa ricetta asiatica davvero deliziosa.
Si tratta degli spiedini di pollo satay, marinati, grigliati e poi serviti con una salsina alle arachidi golosissima.

Non il solito pollo

Il satay di pollo è una ricetta tipica della zona della Malesia e dell’Indonesia.
Si tratta di spiedini di pollo molto saporiti perché marinati per un paio di ore in una salsa a base di latte di cocco, limone e salsa di pesce.
La cottura è molto veloce perchè basta passarli per pochi minuti su una piastra calda, ma la cosa davvero interessante è la salsa d’accompagnamento. Se amate le arachidi ve ne innamorerete!
Questo piatto può essere servito con del semplice riso basmati cotto al vapore per diventare uno straordinario piatto unico che lascerà tutti senza parole.

La ricetta del pollo satay con salsa d’arachidi

Ingredienti

300 g petto di pollo

Per la salsa d’arachidi

150 g latte di cocco
2 cucchiai burro di arachidi
mezzo cucchiaio salsa di pesce
mezzo cucchiaino succo di limone
sale
pepe
mezzo cipollotto tritato

Per la marinatura
mezzo spicchio aglio tritato
zenzero fresco grattugiato
1 cucchiaio salsa di soya
1 cucchiaino peperoncino in polvere
coriandolo fresco (facoltativo)
1 cucchiaio succo di limone
1 cucchiaio olio di semi di girasole
1 cucchiaino zucchero di canna

Procedimento

Per la marinatura, mettete tutti gli ingredienti in una ciotola e mescolate bene.
Tagliate poi il pollo a striscioline e aggiungetelo alla salsa.
Coprite e lasciate riposare in frigorifero per circa due ore.
Trascorso questo tempo realizzate degli spiedini con le striscione di pollo e poi cuoceteli su una piastra antiaderente molto calda.
Nel frattempo preparate la salsa alle arachidi.
Versate tutti gli ingredienti in un tegame, portate a bollore e fate cuocere a fuoco basso per 3 minuti.
Servite gli spiedini con la salsa a parte.

Gli ingredienti che potreste non trovare

Alcuni ingredienti potrebbero essere un po’ difficili da trovare.
Uno su tutti la salsa di pesce che fa parte del condimento alle arachidi.
Non facile da reperire, ma nemmeno impossibile.
Certamente la troverete online, ma è anche disponibile in molti supermercati, nel reparto etnico, in genere accanto alla salsa di soia e agli ingredienti per il sushi. Se non la trovate, omettetela.
Il coriandolo fresco può essere sostituito da quello secco, ma se non amate quel gusto molto particolare, non mettetelo.
Per quanto riguarda il burro di arachidi, non avrete nessuno problema a trovarlo, ma attenzione a scegliere quello senza zucchero.
Potete anche farlo in casa semplicemente frullando arachidi leggermente tostate, senza nemmeno aggiungere olio.
Otterrete una crema buonissima che potrete utilizzare in tanti modi, oltre che nella salsina del pollo.

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