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Olio di avocado, un filo di benessere nel piatto

Olio di avocado, un filo di benessere nel piatto

Simile all’olio extravergine di oliva sotto il profilo organolettico e nutrizionale, conquista con il suo colore intenso e il suo profumo di nocciola. E piace perché fa bene

Lo abbiamo usato come ingrediente di salse e di insalate, lo abbiamo messo nel toast e perfino nel gelato, lo abbiamo coltivato in casa, fotografato e postato sui social in mille modi. L’avocado è sicuramente tra i cibi più popolari del momento. Ora non rimane che imparare ad apprezzare e a utilizzare l’olio che da questo frutto tropicale si ricava. Le sue proprietà nutritive, idratanti, antiage e lenitive lo hanno fatto apprezzare da tempo in ambito cosmetico, ma l’olio di avocado ha caratteristiche che lo rendono ideale anche per l’uso in cucina.

Un olio buono e sano

Può sembrare incredibile, ma l’olio che si estrae dalla polpa di avocado ha un profilo organolettico simile a quello dell’olio di oliva. Di colore verde brillante, ha gusto fruttato e consistenza delicata e leggera. Come il più pregiato extravergine, questo olio è un ottimo aiuto nella prevenzione di malattie cardiovascolari grazie alla ricchezza di acidi grassi monoinsaturi che contribuiscono a ridurre il livello di colesterolo “cattivo” nel sangue. Vanta inoltre una bassa acidità e un elevato contenuto di acido oleico (66 %), tale da assicurare un elevato punto di fumo (180°C circa ): oltre che per condire, l’olio di avocado  può quindi essere utilizzato anche ad alte temperature, in cottura.

Olio di avocado: idee in cucina

Tratto distintivo dell’olio di avocado è l’aroma fresco, con un gradevole tocco di nocciola. Un sapore che si esprime al massimo negli oli ricavati dalla spremitura a freddo dei frutti. Per ottenere un olio di qualità, spiega Chiara Coricelli, AD di Pietro Coricelli, occorrono «parametri molto restrittivi, che noi applichiamo per ottenere l’olio di avocado Ethnos a partire dalla selezione dei frutti, provenienti dal Messico, che vengono trasformati in olio una volta raggiunto il giusto grado di maturazione, al fine di garantire il perfetto connubio tra bassa acidità e gusto caratteristico».

E ancora da Coricelli suggeriscono qualche uso in cucina: «un must è la maionese vegana, che si prepara olio di avocado, latte di soya, senape e curcuma». E poi l’olio di avocado è ideale per condire insalatone estive, per marinare carni e pesci, sulla pasta o sulle grigliate di carne, in particolare di carne bianca, cui regala un tocco tropicale. Idee da provare anche l’insalata di gamberi con mango e avocado, oppure il pollo di Oaxacan con lime e guacamole, o ancora l’insalata con fragole, pollo grigliato rucola, songino, o i bocconcini di pollo piccanti con peperoni e avocado.

I muscoli ripieni alla spezzina del Cacciatore

I muscoli ripieni alla spezzina del Cacciatore

Uno dei piatti tradizionali dello spezzino sono i muscoli ripieni, guai a chiamarle cozze. Ecco dove trovarli e come prepararli, ricetta esclusa

Nei luoghi di confine come la provincia di La Spezia ci sono poche certezze. Una di queste sono i muscoli ripieni, il piatto per eccellenza dello spezzino (non provate neanche a chiamarle cozze), emblema del rapporto inscindibile tra terra e mare, che mai come in Liguria si richiamano di continuo. Ne è esempio uno dei templi della cucina tradizionale locale: la Trattoria del Cacciatore di Valdonica, per tutti “dalla Dina”, dove la ricetta dei muscoli ripieni resta segreta.

La Trattoria del Cacciatore, dal 1973

Ci sentiamo in obbligo di dovervi avvisare: una volta entrati per la prima volta dalla Dina, non ci sarà mai l’ultima. Qui tutto inizia nel 1973 con Dina, poi continua con la figlia Maura e la nipote Giulia, che oggi, giunte alla terza generazione, gestiscono insieme la trattoria. Sono aperti solo a pranzo (tranne rare occasioni e serate speciali) con un menu completo di tutto rispetto, pasta fresca inclusa, a soli 10 euro. Tantissimi i loro piatti forti, sia di terra sia di mare, quali tagliatelle, tortellini, cima ligure e ovviamente muscoli ripieni; infatti siamo proprio tra mare e montagna, tra il Golfo di La Spezia e le Apuane, in una Liguria che si incrocia con la Toscana e l’Emilia, che con i suoi salumi e il suo parmigiano (che ritroviamo nei muscoli) è proprio al di là della Cisa e del Passo del Cerreto. Tutto questo non poteva che avere forti influenze in cucina, come dimostra questo piatto, che proprio qui trova una delle sue migliori espressioni. Giulia e Maura, infatti, si lasciano scappare che una delle ragioni per cui i cilenti vengono fin da lontano è il fatto che nel ripieno non lesinano mai in cozze, a differenza di molti altri posti dove per economia di tempi e costi prediligono abbondare con il pane, qui usato solo per legare insieme all’uovo. In periodo estivo, non è raro capitare in una delle serate a tema che organizzano sulla loro ampia terrazza, dove spesso protagonista è proprio il muscolo ripieno, altrimenti le trovate nel menu. «Di solito la porzione è da 10 pezzi, ma come nelle migliori case passiamo spesso a piatti puliti per offrire un bis a chi lo vuole; il problema è che lo vogliono sempre tutti! Ma avete una vaga idea dell’immenso e lungo lavoro che c’è dietro a questo piatto?».

Come si fanno i muscoli ripieni alla spezzina

I muscoli ripieni sono un piatto estivo, che si prepara da giugno a settembre, quando le cozze raggiungono le dimensioni perfette per il consumo. Si utilizzano rigorosamente quelle locali, che i vari mitilicoltori, uniti anche in una cooperativa, pescano nel golfo di La Spezia. Dopo aver selezionato solo le cozze migliori, è fondamentale pulirle bene, aiutandosi con del sale grosso in un catino, olio di gomito e paglietta di acciaio. Una volta pulite perfettamente, vanno aperte da crude con una tecnica precisa, che ricorda un po’ l’apertura delle ostriche, cioè senza dividere il bivalve. Poi si passa alla preparazione del ripieno con i seguenti ingredienti: mortadella (o prosciutto), parmigiano, aglio, prezzemolo, pane, uova e erbe varie che ognuno mette in modo diverso; e poi anche le cozze stesse, che vengono cotte a parte per pochi minuti. Quindi, per un chilo di muscoli ripieni si devono lavorare in totale circa otto chili di cozze! Ma non è finita: una volta che avete riempito i vostri muscoli con il ripieno, devono cuocere ancora lentamente per circa 3-4 ore in un sugo segreto, di cui non è dato sapere altro, se non che alcuni nelle case li chiudono uno a uno con lo spago. Infatti, chi fa i muscoli ripieni come una volta ha una sua personale ricetta che ci tiene a tenere segreta, anche perché visto il tempo di preparazione e la complessità (sia che ne prepari 10 o 1000 non cambia molto) sono rimasti in pochi ormai a farla come si deve, a regola d’arte, tant’è che si mangia sempre meno a casa e sempre più spesso in giro, sia sulla costa che all’interno dello spezzino.

Altri luoghi dove trovare i muscoli ripieni

I muscoli ripieni si trovano spesso nello spezzino, ma quelli fatti veramente bene sono cosa rara. Oltre al Cacciatore, a La Spezia ci sono la Antica Osteria Negrao o l’Inferno, locale storico nel centro pedonale della città; oppure il Caffè delle ragazze di Montemarcello, che li prepara in modo divino. Un altro indirizzo di riferimento è la Capannina da Ciccio a Bocca di Magra, molto amato dai letterati, che propone una versione più light. Ma i muscoli ripieni possono arrivare anche a sorpresa, fuori menu, come piatto del giorno, ad esempio All’angolo di Renzo di Ceparana, dove un pranzo di lavoro completo e di qualità costa solo a 11 euro. E poi c’è la versione migliore di tutte: quella delle case spezzine, le rare che ancora li preparano come Stefania, proprietaria attenta e premurosa dell’Agriturismo Il borgo di Pegui dove, oltre ai muscoli, cucina anche altri piatti con verdure e erbe del suo orto. Insomma, ennesima conferma di quanto la Liguria sia prima di tutto terra. Terra da amare, coltivare e condividere, anche con quello che viene dal mare.

Appuntamento con la ricetta che celebra la dieta mediterranea

Appuntamento con la ricetta che celebra la dieta mediterranea

Barilla e Future Food Institute ci invitano a partecipare alla masterclass del 2 luglio dove la dieta mediterranea è protagonista, insieme a uno sguardo consapevole al futuro

Il modo migliore per celebrare 10 anni di nomina della dieta mediterranea a patrimonio UNESCO? Esplorarne la grandezza! Per farlo, Barilla ci aspetta il 2 luglio alle 18.30 con la masterclass “Dieta mediterranea: La ricetta del benessere” moderata da Sara Roversi e con la partecipazione di Mariangela Rondanelli, Professore Associato in Scienze e Tecniche Dietetiche presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, Marcello Zaccaria, Executive Chef di Academia Barilla e José de la Rosa, Gastronomy Scientist di Future Food Institute.

Durante l’appuntamento, al quale potremo partecipare attraverso i canali di Future Food Institute,  lo chef Marcello Zaccaria ci guiderà nella preparazione delle sue Mezze Maniche su crema di ceci al rosmarino, con coda di rospo. Un piatto dal quale partire per riflettere sull’importanza della dieta mediterranea nella nostra vita.

“Abbiamo deciso di creare questa ricetta per celebrare i 10 anni della Dieta Mediterranea, perché ci ha dato l’opportunità di applicare in modo efficace e soprattutto tangibile i principi fondamentali di questa dieta” spiega Marcello Zaccaria, chef del Gruppo Barilla. “In questa ricetta, infatti, possiamo trovare la pasta, la base della piramide alimentare della dieta; ceci, quindi legumi che dovrebbero essere mangiati almeno due o tre volte alla settimana; il rosmarino, che sottolinea l’importanza delle erbe aromatiche essiccate; e il pesce, che rappresenta per noi una fonte di salute molto importante”.

“La Dieta Mediterranea è spesso sinonimo di cereali, un ingrediente che negli ultimi mesi di lockdown ha assunto un ruolo ancora più importante”, dice Mariangela Rondanelli, Nutrizionista e Professore Associato in Scienze e Tecniche Alimentari presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Pavia. “Le preparazioni fatte in casa di pasta, pizza e pane sono diventate rapidamente una sorprendente realtà quotidiana che ci ha permesso di riscoprire la socievolezza. Alla base della piramide alimentare della Dieta Mediterranea, oltre agli elementi puramente nutrizionali, c’è anche un aspetto che riguarda i rapporti umani. Ha infatti sottolineato come la convivialità, quindi il piacere di condividere il buon cibo con i nostri cari,
rappresenta un importante momento di benessere, nel senso più ampio del termine”.

 

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