Tag: Burro

Crostata senza burro – Ricetta di Misya

Crostata senza burro - Ricetta di Misya

Preparate la frolla: sbattete insieme uova, tuorlo, zucchero, sale e aroma, quindi incorporate l’olio e poi aggiungete farine e lievito setacciati.

Lavorate velocemente fino ad ottenere un composto omogeneo.

Avvolgete nella pellicola per alimenti e lasciate riposare in frigo per 1 ora.

Riprendete la frolla, stendetela sul piano leggermente infarinato in una sfoglia da circa 4-5 mm e usatela per foderare lo stampo (preferibilmente antiaderente e con fondo amovibile), quindi livellate i bordi.

Con l’impasto avanzato create dei cordoncini sottili e disponeteli in modo da dividere la crostata in 6 spicchi (o anche 8, se preferite), quindi riempite gli spicchi con le marmellate, alternando i gusti in modo da alternare i colori.
Con gli avanzi di frolla io ho creato dei piccoli decori aggiuntivi.
Cuocete per circa 30 minuti o fino a doratura in forno ventilato preriscaldato a 180°C.

La crostata senza burro è pronta, lasciatela raffreddare completamente prima di servirla.

Ricetta Ravioli al burro e salvia

Ricetta Ravioli al burro e salvia

Tra i piatti semplici e accoglienti di Villa Spalletti Trivelli ci sono i ravioli al burro e salvia con ripieno di ricotta di bufala e spinaci. Una ricetta che preparava il cuoco di casa e che i nonni e i genitori del titolare hanno voluto conservare, cosicché gli ospiti ne possano godere. Un primo piatto di pasta ripiena senza fronzoli ma ricco di gusto, che ora potete rifare a casa con questa meravigliosa ricetta

Ricetta Champignon con crema di burro e castelmagno

Ricetta Champignon con crema di burro e castelmagno

Per i vostri aperitivi preparate degli antipasti pratici e semplici, usate le calotte dei funghi champignon come simpatico contenitore e distribuite, aiutandovi con una sac à poche con bocchetta zigrinata, la crema di burro e castelmagno. 

Il castelmagno è una Dop prodotta in tre comuni piemontesi: Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana. Della sua storia si trova una prima testimonianza in un contratto agrario del 1277 in cui il marchese di Saluzzo concede i suoi pascoli in cambio di forme di formaggio. La sua peculiarità consiste nella tecnica casearia: il latte crudo, principalmente bovino con possibili aggiunte di latte di pecora e capra, è raccolto in quattro mungiture consecutive, durante le quali comincia la coagulazione acida in seguito completata dall’aggiunta di caglio di vitello. La massa ottenuta si riscalda a una temperatura inferiore ai 40 °C, quindi si appoggia su un telo dove spurga per quasi un giorno. Raccolto in fascere cilindriche alte fino a venti centimetri, il castelmagno viene messo nel siero delle precedenti caseificazioni per due-quattro giorni durante i quali si arricchisce di flora microbica ed enzimi che contribuiscono al suo aroma intenso. Nelle forme, che vanno dai due ai sette chili, si sviluppa talvolta spontaneamente la crescita di penicillium roqueforti, con chiazze grigio-verdi dall’intenso aroma di funghi, che in questo formaggio è un pregio. A tavola si presenta in tagli di 40-60 grammi con crosta e sottoscrosta, magari accompagnato da miele, composte o mostarde di frutta

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