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Crudismo: 20 ricette Raw Food da provare a casa

Crudismo: 20 ricette Raw Food da provare a casa

Frutta, verdura, carne, pesce e una sola, imprescindibile, regola: non si cuoce niente! Ecco i nostri piatti per divertirsi sperimentando la cucina crudista

Il crudismo, lo dice la parola stessa, è un regime alimentare che prevede il consumo di cibo esclusivamente crudo o trattato a una temperatura massima di 42° C. Alla base della dieta crudista, la convinzione che la cottura alteri i principi nutritivi degli alimenti come le vitamine e i sali minerali, e che i cibi cotti e lavorati industrialmente contengano tossine dannose per l’organismo. Gli alimenti crudi, così come la natura ce li dona, preferibilmente di origine biologica, possono però essere tagliati, affettati, centrifugati, frullati, marinati, essiccati, disidratati.

Crudismo onnivoro, vegetariano, vegano e fruttariano

Ci sono diverse forme di crudismo: il crudismo onnivoro che comprende frutta e verdura, ma anche carne e pesce, latticini, uova; il crudismo vegetariano che si basa su una dieta a base di vegetali escludendo carne e pesce, ma non i derivati animali e il miele; il crudismo vegano che ammette solo frutta, verdura, legumi, semi; infine, il crudismo fruttariano che prevede il consumo di sola frutta cruda.

Dieta crudista pro e contro

La dieta “raw” si è diffusa negli ultimi anni tra le celebrità di Hollywood che la sposano soprattutto per il suo presunto potere antiossidante e detox e perché è ipocalorica. Trattandosi però di un regime alimentare estremo, il crudismo può presentare problemi come disturbi intestinali che possono andare dalla tensione addominale al meteorismo, la mancanza di nutrienti, il deficit calorico. Inoltre, occorre fare attenzione all’igiene degli alimenti poiché la cottura aiuta a eliminare parassiti, batteri (come la salmonella, per esempio) e muffe pericolosi per l’organismo. Chi è a favore della dieta crudista sostiene che aiuti la digestione e l’assimilazione dei principi nutritivi degli alimenti, ma dall’altra parte, c’è chi afferma, al contrario, che la digestione e la biodisponibilità dei principi nutrizionali migliorino, in molti casi, con la cottura.

Ricette crudiste: 20 idee

Senza dover sposare il crudismo, si può comunque sperimentare qualche piatto crudista, per variare, per lavorare di fantasia, ma anche solo semplicemente perché fa ancora caldo per accendere forno e fornelli e perché i cibi crudi d’estate sono più piacevoli grazie alla loro freschezza. Ecco, allora, le nostre ricette per mettersi subito all’opera!

 

 

 

 

Boomdabash: orecchiette, disco d’oro e libro nuovo: Intervista

Boomdabash: orecchiette, disco d'oro e libro nuovo: Intervista

Abbiamo intervistato Biggie Bash, il cantante del gruppo musicale Boomdabash. Quattro chiacchiere in libertà su Salento, ricette preferite e luoghi del cuore

Mettetevi comodi, selezionate una compilation dal ritmo in levare e scoprite che cosa c’è dietro Salentu d’Amare, il libro (anche di ricette) dei Boomdabash, il gruppo musicale salentino, protagonista indiscusso della colonna sonora delle nostre estati, da diversi anni. La parola a Biggie Bash!

Boomdabash: da sinistra Payà, Biggie Bash, Blazon e Mr.Ketra
Boomdabash: da sinistra Payà, Biggie Bash, Blazon e Mr.Ketra (ph Flavio&Frank)

«Il libro che avete in mano era nelle nostre teste già un anno fa». Così si legge nella prima riga dell’introduzione. «Ma a ripensarci bene, era nei nostri cuori da molto prima», mi dice il cantante Biggie Bash, che insieme a Payà (l’altro cantante) e a Blazon e Mr. Ketra (gli uomini alle macchine del «sound system») forma il famoso quartetto di Mesagne (BR). Non è un romanzo, ma è pieno di storie appassionanti; non è una guida, ma troverete indicati posti speciali, spesso fuori dalle rotte più note; non è un ricettario, ma state pur sicuri che dosi e procedimenti per preparare il pasticciotto, la focaccia barese o le orecchiette con le cime di rapa non mancheranno. Ecco cosa ci ha raccontato Biggie Bash:

La copertina del libro Salentu d’Amare, DeAgostini

Come mai avete deciso di scrivere un libro come questo, una via di mezzo tra il ricettario e la guida turistica? 

«L’idea è nata spontaneamente. La cucina è una parte importante della nostra cultura, in Salento si parla di qualcosa che ha a che fare con la tavola o il cibo come minimo due volte al giorno. Cucinare non significa solo preparare qualcosa per sfamarsi, per noi è un simbolo identitario, è quello che maggiormente restituisce il senso di appartenenza alla terra. A tutti questi concetti altisonanti aggiungi anche la convivialità, il bello di stare insieme, le famiglie numerose, gli ingredienti genuini (quasi sempre di provenienza domestica), le porzioni generose, il profumo del mare e hai trovato il Salento».

Torre Guaceto

Il patrimonio delle ricette pugliesi è vastissimo, come avete fatto a scegliere quelle da inserire nel vostro racconto?

«Il libro è diviso in quattro parti in cui ciascuno di noi si racconta. Ognuno ha scelto le proprie ricette preferite, quelle a cui è più affezionato, quelle che non mancano mai sulla tavola (in particolare del pranzo della domenica, il momento irrinunciabile per il salentino doc). Per non scontentare nessuno, abbiamo riportato solo le ricette «codificate». Poi si sa che ogni focolare ha la sua versione… Le nostre mamme e le nostre nonne sono custodi di tutte quelle piccole varianti che rendono inimitabile la nostra cultura gastronomica (e con «nostra» intendo quella italiana, mica solo quella salentina!). Per questo il mio consiglio è sempre  di provare lo stesso piatto in posti diversi, per scoprire quelle magiche sfumature».

Orecchiette con le cime di rapa
Orecchiette con le cime di rapa

Qual è allora la ricetta che meglio ti rappresenta?

«Confesso che non c’è nel libro. È una preparazione molto povera, che risale ai tempi antichi. Sincera e saporitissima: Ciceri e tria, pasta e ceci. Premetto che sono un appassionato di cucina e in particolare ho un debole per i legumi, li mangio preparati in tutti i modi, talvolta li sgranocchio anche secchi. La particolarità di questa pasta è che una metà dei maltagliati di pasta fresca viene cotta normalmente, l’altra viene fritta e aggiunta alla fine per dare un tocco croccante e molto gustoso al piatto».

Ciceri e tria
Ciceri e tria

Mi sembra che tu sia più di un semplice appassionato…

«In effetti mi piace cucinare, purtroppo non sono molte le occasioni in cui riesco a farlo per via del nostro lavoro, ma quando posso ritagliarmi un momento ai fornelli mi sento a mio agio, come quando sono su un palco. Io sono uno che osserva molto, che ripete i gesti che ha visto eseguire da altri. Molte delle cose che conosco, cucinare è una di queste, le ho imparate guardando chi le sa fare (mia mamma e mia nonna, ovviamente). Questi mesi di pandemia sono stati difficili, però ci hanno dato l’occasione per fermarci e per vivere momenti di quotidianità preziosi. Siccome poi cucinare solo per me non mi dà soddisfazione, per proseguire nel filone salentino della convivialità, il massimo è trovarsi con gli amici nelle sere d’estate per mangiare tutti insieme un bel piatto di orecchiette (per me senza acciuga e senza pane tostato, eh!) oppure una grigliata di carne».

Ti ricordi di un pranzo o di una cena memorabili per i Boomdabash?

«Complicato rispondere, perché il 99,9% delle nostre scelte vengono prese intorno alla tavola del pranzo o della cena. Di sicuro posso dirti che quando abbiamo stabilito di collaborare con Loredana Bertè stavamo mangiando. E questa è stata una delle decisioni che ha condizionato maggiormente la nostra carriera (Non ti dico no, singolo, quattro volte disco di platino, pubblicato il 4 maggio 2018 come secondo estratto dall’album Barracuda, ndr.)».

 

Loredana Bertè e Boomdabash

E invece ricordi gastronomici di quando eri bambino?

«I profumi che riempivano le stanze di casa, quelli sono indelebili nella memoria e ancora presenti nella quotidianità. Però da piccoli, la domenica d’estate, si tornava dal mare non più tardi delle 11.30 perché la nonna doveva finire di preparare (a cucinare il grosso del pranzo ci si era messa già alle 7, dopo doveva solo completare le ultime cose). Il menù subiva poche variazioni ma immancabile, cascasse il mondo, c’era il vassoio delle crudità: finocchio, sedano e cicoria. Freschissimi e dissetanti».

Non abbiamo ancora parlato di dolci, possibile?

«Non si offenda nessuno dei salentini all’ascolto: io al pasticciotto leccese (meraviglia della pasticceria, ndr.) preferisco il bocconotto. Si assomigliano abbastanza, ma mentre il primo è un guscio di frolla di forma ovale farcito di crema, il secondo sembra un funghetto ed è ripieno di confettura di albicocca, di fichi o di mela cotogna (questa è la mia versione preferita)».

pasticciotto
Il pasticciotto alla crema

E dove consigli di assaggiarlo?

«A casa mia. Non credo di averne mai mangiato uno che non fosse fatto dalla mamma, dalla nonna o dalla zia. Se non li fai tu, te li porta il vicino di casa… Non ne ho mai comprato uno. Questa «comunione dei beni» è una caratteristica del Salento, al pari del mare cristallino e della musica reggae, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Ti faccio un esempio con uno dei prodotti che meglio identificano il nostro territorio: l’olio. Tutti ne producono un po’ e diventa regalo pregiato o prodotto di scambio. Blazon per esempio ha un piccolo appezzamento e ce ne porta sempre qualche bottiglia in regalo. Per noi l’olio è una cosa sacra, non si acquista al supermercato».

Più racconti e più mi viene voglia di partire seguendo le indicazioni del vostro libro!

«In queste pagine abbiamo cercato di raccogliere oltre ai ricordi e alle ricette, anche qualche dritta per visitare e scoprire i posti meno noti, non turistici, quelli che hanno conservato la loro autenticità. Sono i posti dove siamo sempre andati e dove continueremo ad andare, per una festa in spiaggia con gli amici, la musica e una bella scorta di purpetti (polpette) e fucazza chena (focaccia ripiena). Venite, vi aspettiamo!».

 

“Parte la musica e mi carico
Questo qui è un momento magico
Dal Tirreno all’Adriatico
Io sto bene solamente quando sto con te”
Boomdabash e Baby K, Mohicani, la hit dell’estate 2021, già disco di platino

 

Scuola di cucina: come pulire le vongole e tante ricette

Scuola di cucina: come pulire le vongole e tante ricette

Scopri come pulire le vongole per preparare primi piatti e ricette sfiziose. Sempre all’insegna della buona cucina

Mai nulla ha fatto più discutere noi italiani di un buon piatto di spaghetti alle vongole. Con o senza pomodorino? E il vino, sì o no? Ma indipendentemente da tutte le teorie che riguardano ricette, condimenti e cottura, è bene partire con il piede giusto sulla pulizia delle vongole, qualsiasi piatto andremo a cucinare dopo. Infatti, se questi molluschi non vengono puliti bene, basterà il primo boccone per avvertire quella fastidiosa sabbiolina sotto i denti, per questo ci vuole chiarezza sulla gestione di questi frutti di mare. E noi siamo qui per questo.

La fondamentale fase dell’ammollo

Innanzitutto al momento dell’acquisto le vongole devono avere il marchio sanitario CEE, per avere garanzie sulla provenienza del prodotto e la sua affidabilità da un punto di vista sanitario. Tutti sanno che è necessario poi mettere le vongole in ammollo in acqua e sale, sia grosso che fino, circa 15 grammi per litro. Ma forse non tutti sanno che il contenitore va poi riposto coperto in frigorifero per almeno due o tre ore, affinché abbiano tutto il tempo a loro necessario per spurgare. Non dimentichiamo che come cozze e lupini, anche le vongole vivono nella sabbia e funzionano più o meno con lo stesso meccanismo: hanno due valve con al centro il mollusco, che trae il suo nutrimento attraverso appositi sifoni che filtrano l’acqua, ed è proprio questa la causa della sabbia che resta intrappolata al suo interno.

Ogni vongola è diversa dalle altre

È importante non trattare le vongole come un insieme di gusci, ma di dedicare del tempo ad ognuna di loro. Infatti, dopo averle scolate dall’acqua, vanno sbattute una ad una all’interno del lavandino, facendole cadere da un altezza di 30-40 cm. Solo così potremmo esser certi di aver completamente eliminato qualsiasi traccia di sabbia dei fondali marini e di avere di fronte a noi solo vongole perfettamente pulite.

Impepata di vongole.

Via le vongole con il guscio rotto

Un prezioso suggerimento che a volte viene sottovalutato è quello di scartare assolutamente tutte le vongole con il guscio rotto, perché potrebbero già essere morte da molto tempo. Una volta completate tutte queste operazioni di pulizia e selezioni, non vi resta che conservarle coperte con un panno umido in frigorifero, ma senza superare per nessuna ragione un massimo di due giorni. E poi siete pronti per scegliere la migliore ricetta per esaltare la loro essenza.

Non ti resta che iscriverti a uno dei nostri corsi per imparare come cucinarle nel migliore dei modi! Sei d’accordo?

Ecco tante gustosissime ricette con le vongole veraci

Testi di Giulia Ubaldi

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