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Ricette con salmone affumicato: senza cottura per l’estate

La Cucina Italiana

Senza cottura: ricette con il salmone affumicato

Per la nostra rubrica “senza cottura” ecco un ingrediente molto gustoso e raffinato: il salmone affumicato.
Mangiate del salmone affumicato quando non avete tempo e voglia di cucinare e soprattutto quando non volete accendere i fornelli, perché è buono, fa bene ed è ricco di proprietà. È ricco di Omega 3, il grasso buono che è un balsamo per il cuore, ed è molto nutriente. Potete consumarlo anche se siete a dieta, basta non esagerare. Oltre alla classica scatoletta di tonno, quindi, aggiungete del salmone affumicato in dispensa!

Smoked Salmon with cream cheese on a bagel

kajakiki

Salmone affumicato: come affumicare in casa

In genere il salmone affumicato si compra già pronto e confezionato in tutti i supermercati, ma forse non tutti sanno che si può preparare anche in casa. Dovete solo avere tempo e pazienza.
Per prima cosa dovete essiccare parzialmente i filetti di salmone dopo averli privati delle lische e della pelle (solo da un lato). Per essiccarli dovete mantenerli in frigorifero per due giorni per poi tamponarli molto bene con della carta da cucina e immergerli per 48 ore in una soluzione preparata con 400 g di sale e 400 g di zucchero per ogni litro d’acqua. Dopo due giorni, lavate i filetti sotto l’acqua e asciugateli e procedete con la seconda fase della preparazione.
Predisponete una griglia casalinga utilizzando un grosso pentolone di alluminio sul fondo del quale metterete della legna aromatica come melo, acero o castagno. Mettete i filetti su una griglia quando il fuoco sarà pronto. La temperatura non deve superare i 32° per un’affumicatura perfetta. Versate dell’acqua di tanto in tanto sulla brace per mantenere una temperatura costante. Il pesce non deve cuocere, ma solo aromatizzarsi.
Durante la fase dell’affumicatura tamponate i filetti di tanto in tanto con un panno imbevuto di rum. Dopo circa due ore il salmone sarà affumicato e ottimo da gustare.
Ovviamente se non avete voglia di accendere i fornelli, questa lunga e laboriosa preparazione non fa certo per voi!

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Granchio blu: cos’è e perché è pericoloso (ma molto buono!)

La Cucina Italiana

Vaga nei nostri mari dal 2008: è a questa data che risale il primo avvistamento del granchio blu. I pescatori lo hanno trovato nelle acque della Basilicata, ma poi si è spostato e ormai ha colonizzato diverse coste italiane, dalla Toscana al Veneto. Tutti, però, ne parlano ora. Il motivo è che con il decreto legge Omnibus il governo ha messo a disposizione 2,9 milioni di euro per i consorzi e le imprese specializzate, affinché lo catturino, ne contengano la diffusione, e mettano la parola «fine» – questa è la speranza – a una delle più pericolose minacce al nostro ecosistema marino.

Cos’è il granchio blu

Il «Callinectes sapidus», questo il nome scientifico del granchio blu, non appartiene al nostro ecosistema: è arrivato in Italia dall’Atlantico attraverso i cargo, ed è molto aggressivo. È considerato il «killer dei mari» perché è onnivoro: mangia vongole, cozze, crostacei, qualsiasi tipo di pesce si ritrovi a tiro, specie gli avanotti (cioè i pesci appena nati), e le uova. Rovina anche le reti dei pescatori. Un danno enorme, ambientale ed economico: Fedagripesca-Confcooperative stima che il granchio blu abbia creato un buco di 100 milioni di euro. «Il granchio blu sta mettendo a rischio la sopravvivenza di uno dei luoghi più importanti per la produzione di vongole in tutta Europa. Milioni di euro di prodotto andati in fumo, anzi, divorati da questi granchi “stranieri”», ha dichiarato riferendosi al Delta del Po Paolo Tiozzo, co-presidente dell’Alleanza delle Cooperative Pesca. Una stangata che mette in ginocchio un settore già in serie difficoltà perché i pesci  – a prescindere dal granchio blu – sono sempre meno: la domanda ormai supera l’offerta, che non può ulteriormente aumentare perché abbiamo esagerato. Lo dice la Fao, riportando che il 66% dei mari è sfruttato al massimo e il 33% è sovrasfruttato.

Quanto diventa grande il granchio blu?

Affrontare la sfida del granchio blu per questo diventa prioritario, ed è una sfida molto complessa anche perché è una specie in grado di adattarsi perfettamente all’ambiente e soccomberlo: resiste dai 3 ai 35 gradi, praticamente a ogni tipo di mare (o quasi), si adatta all’acqua dolce (tollera salinità inferiori al tre per mille) così come a quella salmastra, si riproduce molto velocemente, e molto velocemente cresce. Misura fino a a 15 cm di lunghezza e 25 cm di larghezza, arriva fino a un chilo di peso e ha delle chele e delle zampe lunghe e forti che gli consentono di catturare rapidamente le prede e altrettanto rapidamente di muoversi.

Come si cucina il granchio blu

I Paesi in cui è diffuso da tempo, sulla Costa Atlantica degli Stati Uniti, considerano il granchio blu una specie da tutelare, tanto che non si può pescare al di sotto di una determinata grandezza. Inoltre lo mangiano abitualmente, normalmente lessato e poi fatto in insalata. Se fosse questa la soluzione? Secondo Coldiretti è una via possibile, e per darne la dimostrazione ha organizzato una manifestazione a Jesolo proponendo diversi piatti preparati con il granchio blu, dall’antipasto al dolce, mostrando che è particolarmente versatile: si può usare nello stesso modo del granchio grande atlantico (il King Grab)

Quanto costa un chilo di granchio blu

In effetti il granchio blu è buono: ormai lo usano diversi chef (Chiara Pavan, chef di Venissa a Venezia ne è un esempio) e chi scrive lo ha assaggiato, in preparazioni casalinghe con gli spaghetti e le bruschette (ci sono alcuni marchi che vendono la polpa di granchio blu anche al supermercato). La differenza di gusto rispetto al granchio grande atlantico (il classico King Grab) non è notevole. Il prezzo però è inferiore: il granchio blu costa circa 10 euro al chilo, mentre il King arriva ai 15. Il punto, però, è che secondo gli esperti pescare il granchio blu per mangiarlo non basterà, perché solo gli esemplari grandi sono adatti alla cucina, mentre i piccoli non si riescono a vendere. 

Ricerche frequenti:

Insalata caprese: 10 consigli per una riuscita perfetta

La Cucina Italiana

Quando si pensa all’insalata caprese si pensa al caldo, all’estate e alla semplicità.

Se non si ha voglia di cucinare e di accendere i fornelli, niente è meglio di un buon pomodoro con un’ottima mozzarella, un filo di olio extravergine di oliva e qualche foglia di basilico profumato. Basta aggiungere poi del pane abbrustolito e il gioco è fatto. Una ricetta con pochissimi ingredienti e facile da preparare in pochi minuti. Se porti a tavola una caprese sono tutti felici!

Chiunque può preparare una caprese. Attenzione, però, perché come ogni ricetta della tradizione ha delle regole ben precise da rispettare e molto spesso si commettono errori. Alcuni tra i peggiori? La mozzarella perde troppo latte, il pomodoro è troppo maturo, l’olio non è di buona qualità. Ecco, dunque, i nostri consigli da seguire per preparare la caprese perfetta.

10 consigli per un’insalata caprese perfetta

1. La mozzarella

Essendo insieme al pomodoro l’ingrediente principale del piatto deve essere straordinariamente buona. La ricetta classica prevede il fiordilatte, ma potete scegliere anche la mozzarella di bufala più saporita. L’importante, in entrambe i casi, è che siano freschissime.

2. La temperatura

La mozzarella non deve perdere troppo latte altrimenti altera il sapore del pomodoro. L’ideale è mantenerla a temperatura ambiente. Le fette possono essere tamponate con carta da cucina per eliminare liquido in eccesso.

3. I pomodori

Quanto detto per la mozzarella vale anche per i pomodori. Non sceglieteli a caso. I migliori sono quelli qualità fiascona, oppure i cuore di bue. Devono essere maturi e croccanti. È bello che le fette siano delle stesse dimensioni di quelle della mozzarella. Potete anche scegliere pomodorini di Pachino o datterini, ma in questo caso magari aggiungendoli ad una dadolata di pomodori misti e servendo la caprese in bicchierini monoporzione.

4. Pomodori e acqua

Una volta tagliati i pomodori fateli asciugare un po’ per eliminare l’acqua in eccesso, così come avete fatto con la mozzarella.

5. Il sale

Va aggiunto solo sui pomodori e non sulla mozzarella.

6. Il pepe

Non è assolutamente necessario, ma se vi piace aggiungetelo.

7. Il basilico

Ingrediente non solo decorativo, ma indispensabile. Scegliete quello napoletano a foglia grande e spezzatelo con le mani. Aggiungete il basilico poco prima di servire la caprese perché tende ad appassire e annerire.

8. Origano

In molti lo mettono al posto del basilico o anche insieme. Che sia fresco o secco, sceglietelo di ottima qualità e molto profumato.

9. Olio

Che sia solo del buon extravergine di oliva. Sceglietelo dal gusto fruttato e delicato e non aggiungetene troppo.

10. Condimenti

No a maionese, aceto, olive, uova e salse di nessun genere come il pesto. Condimenti e accostamenti eccessivi coprirebbero il gusto equilibrato della mozzarella e del pomodoro.

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