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Lago di Como, aperitivo con vista: dove

Lago di Como, aperitivo con vista: dove

Il lago di Como è una meta senza età né periodo dell’anno: ogni stagione è perfetta, da sempre. Ma l’estate regala qualcosa in più. Come il tradizionale aperitivo italiano da fare, anche, all’aperto sulle rive del lago

Se in tantissimi si riversano sulle sponde del lago onorato anche da Manzoni un motivo ci sarà? Nonostante per molti sia malinconico, viene scelto ogni anno come meta di prestigio da italiani e da tantissimi turisti stranieri. La bellezza naturale, quella architettonica in cui si destano le antiche e mirifiche ville che si riflettono sullo specchio dell’acqua, le tipiche imbarcazioni su cui scoprire gli angoli più nascosti di quest’ultima porzione a nord d’Italia, fanno del lago di Como una meta senza età né periodo dell’anno in cui sceglierlo. Certamente, però, l’estate rimane la stagione migliore per godere delle sue offerte tra cui il tradizionale aperitivo italiano: vero must tricolore, imitato in ogni angolo del paese, vista lago raggiunge davvero la sua apoteosi. Oggi scopriamo alcuni dei migliori indirizzi dove viverne uno degno di questo nome.

Filario Hotel – Yeast Side

In questo bellissimo hotel in realtà ci si può dedicare ai piaceri della tavola da mattina a sera, ma per l’aperitivo c’è una sezione apposita chiamata Yeast Side: arrivando via acqua dinanzi al porticciolo privato, a destarsi è subito il beach bar Yeast Side, dove Yeast sta per la parola “lievito” e il suono est fa preciso riferimento alla sponda del lago dove sorge. Qui si ferma chi ha voglia di qualcosa di facile e spensierato, letteralmente con in piedi in acqua, accompagnati da musica, aria fresca e ottima selezione di un menù contenuto, ma appagante. Le migliori tipicità locali, caprese 
e carpacci fatti a regola d’arte, insieme alla possibilità di degustare le pizze con i validi cocktail del bartender Luciano Gusmeroli. Il menù fresco a base di lievitati perfetto per ogni momento della giornata, aperitivo in primis, varia dalla pizza Sicilia a base di tonno Alalunga, mozzarella, limone di Amalfi e cipolla rossa di Tropea alla zucchine, mozzarella di bufala, pancetta del Podere Cadassa e fiori di zucca. Se poi l’appetito vien mangiando, sappiate che nel ristorante Filo vi aspetta il cuoco fuoriclasse campano Alessandro Parisi con piatti come le linguine di Gragnano con seppie, piselli e limone o il piccione affumicato con scampi e fungo essiccato.

Mandarin Oriental lago di Como

Un nome una certezza. Negli ultimi anni ha tra l’altro lavorato molto sulle nuove proposte e a oggi l’indirizzo dell’accoglienza lussuosa vanta ben due offerte separate, entrambe vista lago. Il CO.MO Bar & Bistrot è aperto tutti i giorni dalle 11 a mezzanotte con l’head chef Vincenzo Balzano pronto a deliziarvi a pranzo e cena con un menù ispirato alla tradizione italiana e ai classici internazionali. Ma si comincia sempre con l’aperitivo dalle 18 alle 21, l’orario migliore per godersi il tramonto, ed ecco che compare la selezione di pizze d’autore preparate a bordo lago grazie all’Ape Pizza, un forno per pizza realizzato artigianalmente e montato su un’iconica ape car italiana. Ogni lunedì (fino a settembre) va in scena l’appuntamento Masters of Pizza con percorso degustazione firmato sempre da un diverso pizzaiolo italiano, insieme alle bollicine in abbinamento con cui proseguire fino a sera. La drink list è firmata dal bar manager Luca De Filippis, vincitore del premio Best Cocktail on the Lake della Lake Como Cocktail Week 2021, e il drink da provare è il 4Ever Rose, abbinato alla pancia di maiale glassata in agrodolce, salsa di topinambur e tarassaco. C’è poi il ristorante stellato L~Aria, aperto tutte le sere dal martedì alla domenica, per chi non volesse limitarsi all’aperitivo e deliziarsi con le cucina dalle influenze giapponesi dell’head chef Massimiliano Blasone.

Villa Làrio

Un’altra tenuta esclusiva per un’esperienza unica sul lago di Como. Due acri di giardini privati, piscina a sfioro, pontile con accesso al lago e ristorante nelle mani dello chef ventinovenne comasco Alex Visconti. Rigenerante e appagante, dal giovedì alla domenica (dalle 17 alle 21) si può vivere l’atmosfera di Villa Làrio nel garden di Il Palazzo tornato a spendere dopo due anni di restauro: un aperitivo lungo i 18 metri del terrazzo o nel garden all’ombra di cedri secolari illuminati dolcemente al tramonto. La proposta prevede i drink italiani nel rispetto della tradizione classica della mixology, vini al calice tra Italia e Francia e una proposta di piatti espressi dalla cucina che ruotano attorno agli ingredienti tricolore selezionati dallo chef, in base al periodo e al pairing con i drink preparati da Michele Tamburrino. Dunque finger food, ma per chi volesse optare per qualcosa di più sostanzioso, a disposizione la focaccia con mortadella, la burrata del Cilento, le acciughe sott’olio, il culatello di Zibello, le allettanti pizze, tutti da abbinare al signature cocktail Palazzo Sour. Per chi arrivasse con la propria barca Villa Làrio dispone di un pontile privato.

Grand Hotel Tremezzo

Una di quelle insegne in grado di fare la storia. Presente a Cernobbio da 50 anni, il cinque stelle lusso con vista panoramica su Bellagio, è un’icona Art Nuoveau situata sulla sponda occidentale del lago di Como. Basta guardarlo in foto e la voglia di ritrovarsi lì, a bordo di una delle tre piscine in una cornice di verde e lusso, assale inesorabilmente. Per gli amanti dell’alto connubio mixology-gastronomia in aperitivo, si può scegliere tra il T Bar con i suoi interni di charme dove respirare quelle nuance di grandeur di inizio secolo, e il T Beach con BBQ all’aperto e i cocktail con i piedi nella sabbia. Cos’altro?

Harry’s Bar

Spesso meta di super vip, come George Clooney qui diventato ormai di casa, è un grande classico per un aperitivo vista lago. La posizione è unica, nella piazza del paese proprio a pochi passi dall’acqua, così che molti decidono di arrivare anche in barca. Al timone i navigati bartender Giordano Falconi e Mahmoud Zaky, chiamati a dar continuo lustro a questo cocktail bar dall’atmosfera anni Sessanta. Piatti tipici della cucina italiana e cocktail classici magistralmente realizzati, conditi anche da qualche twist innovativo.

Da Luciano

Molto più easy, ma altrettanto valido, è questo posticino (ri)nato dalla vecchia macelleria della famiglia Di Laglio. Un bistrot dall’idea vincente: se si arriva in barca, considerato che proprio di fronte c’è un piccolo molo galleggiante, è possibile utilizzare l’app Da Luciano on the boat per scegliere, ordinare, pagare e ricevere tutto direttamente al pontile senza nessuna attesa. Formaggi e salumi di qualità, selezione di materie prime della zona, piatti semplici e goduriosi come polpette, insalata di nervetti o tartare di manzo; ad accompagnare un classico spritz, gin and tonic o la contenuta selezione tra champagne, vino e birra.

Terrazza 241 – Hilton Lake Como

Sarà il bartender Vincenzo Sulmona a far sì che ogni desiderio venga soddisfatto sul rooftop dell’Hilton Lake Como con infinity pool vista lago. Contesto lariano in cui bellezza del design e dell’architettura si destano da ogni lato della terrazza, in ogni ora della giornata, sempre guardando lo specchio d’acqua. In questo cocktail bar è consigliato ordinare i signature pensati dal barman Sulmona e realizzati insieme alla sua squadra, come l’Hidden Treasure, accompagnati dai finger food e piccoli assaggi della cucina. L’offerta è ampia e in aperitivo è possibile usufruire dello sharing menù con cui gli ospiti hanno modo di degustare porzioni di 1/3 per piatto. La vista è inclusa nel prezzo.

Enrico Crippa e la “pentola magica”

Enrico Crippa e la “pentola magica”

Esperienza unica dal 20 al 26 agosto a Piazza Duomo, Alba: lo chef pluristellato ha creato un menù ad hoc con un contenitore davvero speciale venuto dall’Oriente, ANAORI Kakugama. Intervista

Dal 20 al 26 agosto Enrico Crippa del ristorante Piazza Duomo ad Alba propone un menù limited edition concepito per dimostrare la versatilità di una nuova pentola realizzata in grafite di carbonio, ANAORI Kakugama. Uno strumento di cottura davvero unico, con il quale lo chef si è confrontato, realizzando tre ricette nelle quali la tradizione e i prodotti piemontesi dialogano a stretto contatto con la tradizione culinaria asiatica.

La pentola “magica”

La pentola Kakugama, realizzata in due diversi formati, è un prodotto realizzato con un materiale di origine minerale con proprietà che ogni grande chef e appassionato di cucina trova irresistibili: la resistenza all’usura, al calore e agli acidi, un’ottima conduttività termica ed elettrica. La pentola inoltre è accessoriata con un pregiato coperchio realizzato con essenza di cipresso hinoki. Il contenitore unisce così la massima performance culinaria (si può impiegare sulla griglia, per cuocere a fuoco lento, bollire, friggere e cuocere a vapore e al forno) a un design innovativo. Mentre il suo coperchio contribuisce a trattenere l’aroma umami e può essere utilizzato come superficie per la cottura.

Enrico Crippa ai fornelli con ANAORI Kakugama

L’intervista con Enrico Crippa

Si parla tanto di cucina con prodotti del territorio, ingredienti a chilometro zero, ma a me sembra che la grande cucina, un po’ come la musica, la grande musica, in realtà sia più concepita come un viaggio nel tempo e nello spazio. Nel tempo ritroviamo i richiami ad antiche tradizioni, nello spazio contaminazioni tra diverse culture gastronomiche. Concorda con la mia riflessione?

«In generale credo che le contaminazioni di cui parla siano il risultato di due percorsi: quella della storia dei luoghi e dei territori, fatti di popoli e tradizioni che nel tempo hanno influito necessariamente anche sui prodotti e sulla cucina, espressione delle esperienze comuni. Basti pensare al Piemonte, ma come a tutte le regioni italiane, che racconta bene i suoi secoli di storia, le sue vicende anche attraverso la sua tradizione culinaria. Dall’altra parte c’è il percorso individuale, il proprio viaggio nelle cucine del mondo per trovare la propria identità con gli ingredienti a disposizione, senza snaturarli, ma reinventandoli. Credo che la grande cucina in questo caso abbia a che fare con il concetto di armonia, esattamente come per la musica, trovare un buon equilibrio tra il rispetto dei luoghi e dei prodotti e la propria storia».

Per il lancio di questo speciale strumento di cottura Anaori ha coinvolto oltre a Crippa altri 23 grandi chef nel mondo nel Naturality Tour, unendo tradizioni culinarie di diversi Paesi in una sorta di confronto culturale gastronomico, mai visto e, soprattutto, gustato prima. Dal 20 al 26 agosto proporrà in abbinamento ai nuovi piatti vino e sakè. Ci può anticipare qualcosa a questo riguardo?

«Il coinvolgimento in questo progetto e nel Naturality Tour ci permetterà di far conoscere questo magnifico strumento alla nostra clientela, credo non ci sia modo migliore che proporre questi piatti durante la settimana che abbiamo voluto dedicargli».

La tavolozza dello chef

Riguardo ai tre piatti che ha concepito con ANAORI Kakugama. Quali sono state le sue fonti d’ispirazione?

«Sono partito dalle caratteristiche della pentola, un unico strumento che permette diversi tipi di cottura è un’innovazione interessante e fantasiosa, e poi da lì ho proposto dei piatti che potessero ben sintetizzare il suo utilizzo anche nella mia cucina. Ho preparato un ramen di ceci, un’insalata vignaiola (con il bollito) e la minestra di frutta e verdura. Il ramen è un omaggio all’origine della pentola, realizzato con prodotti del nostro paese; l’Insalata Vignaiola è un’insalata pensata per il recupero del bollito che veniva preparato la domenica e quando avanzava veniva conciato con la salsa verde per poi portarlo il giorno seguente come pasto per il lavoro nei vigneti; qui viene arricchito da noci, nocciole, raschera e mele. La minestra di frutta e verdura, infine, è uno dei miei dessert storici ed è stato bello poterlo rinnovare utilizzando la pentola Kakugama di Anaori».

Ho letto che le piace girare in bicicletta e scoprire ristoranti dove ai fornelli ci sono soprattutto donne. Ma nel mondo, e mi riferisco all’alta cucina internazionale, prevalgono chef uomini. Eppure molti di loro affermano “mi sono innamorato della cucina e ho imparato i rudimenti da mia nonna e da mia mamma”. So che lei da sua madre ha imparato a disegnare…

«La mia passione per la cucina è di famiglia, ma ereditata da mio nonno, la spesa con lui al mercato è stata la mia prima scuola per imparare a riconoscere ingredienti, le varietà, le differenze. Mia madre l’ha resa speciale trasmettendomi il senso del colore, che si ritrova nei miei piatti, spesso prima disegnati e immaginati e poi resi grafici anche nei menù disegnati da me. Ad ogni modo una componente affettiva è un elemento necessario per riuscire a trasmettere la propria visione, la propria voglia di cucinare per gli altri e raccontare un pezzo di sé».
 
Tre cose fondamentali e irrinunciabili in un ristorante, anche se si trattasse di una semplice trattoria.

«L’attenzione ai propri clienti, che spesso è fatta di gesti semplici, prodotti genuini e piacere dell’accoglienza».

Come vede il futuro dell’alta cucina? Pandemia a parte, quali sono le nuove strade da intraprendere, se ritiene che ce ne siano? Alain Ducasse parla di continua “re-evolution”. Qual è il suo pensiero a questo riguardo?

«Credo che mai come in questo momento sia importante scegliere una cucina altamente identitaria, coraggiosa, senza inseguire i trend e voglie passeggere, per riuscire a offrire esperienze uniche, capaci di raccontare una storia ogni volta rinnovata».

L’aspetto più bello del suo mestiere?

«La felicità negli occhi dei miei clienti, averli accolti nel mio mondo».

Quello più faticoso o meno bello?

«Non ho ancora trovato, dopo tanti anni, un aspetto meno bello del mio lavoro. Posso parlare invece dell’incertezza degli ultimi due anni che ci ha tenuto chiusi nostro malgrado, senza avere la possibilità del contatto quotidiano con gli ospiti che è vera e propria linfa vitale».

Che cosa le fa venire in mente, a caldo, la parola “Bellezza”?

«Mi sono formato da Marchesi e per lui la bellezza consisteva nell’armonia tra il bello e il buono, perché è sempre meglio togliere che aggiungere. Questa ricerca di equilibrio l’ho fatta mia in una sintesi tra materie prime, forma e colore, privilegiando, tuttavia, gli ingredienti perché la mia è una cucina legata prima di tutto al prodotto, è concreta e naturale, non concettuale».

Sfoglia la photo gallery per vedere gli incredibili piatti realizzati da chef Enrico Crippa con Anaori Kakugama

Ricetta Tagliatelle invisibili, pomodorini e polpa di granchio

Ricetta Tagliatelle invisibili, pomodorini e polpa di granchio
  • 800 g pomodorini ciliegia rossi
  • 700 g brodo vegetale
  • 200 g pomodorini ciliegia gialli
  • 200 g pomodorini ciliegia verdi
  • 200 g polpa di granchio
  • 16 g gelatina alimentare in fogli
  • 5 g agar agar
  • peperoncino
  • basilico
  • sale
  • pepe
  • olio extravergine di oliva

PER IL CONDIMENTO
Frullate 600 g di pomodorini rossi, setacciate e scaldate la salsa ottenuta in una padella con un filo di olio, sale, basilico e 1 peperoncino, per 15 minuti. Lasciate poi raffreddare.
Tagliate a metà gli altri pomodorini rossi, i gialli e i verdi; conditeli con un filo di olio e infornateli a 160 °C per 10‑12 minuti. Fate raffreddare.

PER LE TAGLIATELLE
Mettete a bagno la gelatina in acqua fredda.
Scaldate il brodo con l’agar agar fino a bollore, poi cuocetelo, mescolando con una frusta, per 3 minuti.
Aggiungete la gelatina strizzata e fatela sciogliere.
Versate il composto in 2 o 3 pirofile, in modo da formare uno strato di 3-4 mm di spessore; lasciate rapprendere la gelatina fuori del frigo per 30 minuti, quindi mettete in frigo per 1 ora.
Togliete i fogli di gelatina dalle pirofile, tagliateli a strisce ottenendo le tagliatelle.
Condite la polpa di granchio con olio, peperoncino, sale e pepe.
Servite le tagliatelle con la salsa, i pomodorini al forno e la polpa di granchio.

Ricetta: Alessandro Procopio, Testi: Laura Forti; Foto: Riccardo Lettieri, Styling: Beatrice Prada

Ricerche frequenti:

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