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La fiaschetteria diventata 2 stelle Michelin. Dove il fritto è d’obbligo

La fiaschetteria diventata 2 stelle Michelin. Dove il fritto è d’obbligo

L’Antica Osteria da Cera a Campagna Lupia serve solo pesce. Da più di 50 anni. Un fritto misto leggendario che non è mai uscito dal menu. Da quando per gli operai di Mestre e Marghera…

Silenzio. Serve il silenzio della campagna veneta per ascoltare i piatti di Lionello Cera, due stelle Michelin a Campagna Lupia, sulla statale Romea, quella che da Venezia porta a Chioggia. «La semplicità è il concetto più difficile da interpretare», recita una frase in apertura di menu, l’unico per un ristorante a due stelle Michelin in tutta Europa a prevedere solo pesce. La carne non entra, c’è un percorso vegetariano, ma qui vige la filosofia «dalle lische alla polpa», che suona un po’ come il concetto di nose-to-tail che ha cambiato radicalmente il modo di mangiare e di cucinare. Non si butta via nulla e non solo del maiale, ma senza inutili complicazioni. Pesci crudi o appena scottati. Pesci freddi, tiepidi e caldi. Pesci valorizzati da estrazioni, succhi, salse, fumetti e brodetti ittici. Pesce su pesce, indagando l’anima più profonda del pescato lagunare.

Dalla fiaschetteria alle stelle

La storia della Antica Osteria da Cera comincia nel 1966 quando la famiglia Cera apre una fiaschetteria nella vecchia casa dei nonni. «Stagionale, con una damigiana al centro del tavolo e qualche cicchetto a pranzo e un po’ di frittura nel pomeriggio. I primi anni rinnovando di tre mesi in tre mesi la licenza… ora abbiamo compiuto 53 anni», ride Lionello. «Cucinava mia madre Silvana, poi dieci anni dopo abbiamo fatto la prima sala che apriva solo la domenica sera: tovaglie e tovaglioli di carta e 350 persone che si davano il turno per mangiare la frittura. C’era solo quello, poi negli anni abbiamo messo le cozze, poi le canocchie bollite. Dopo 2 anni di alberghiero mi sono ritirato e sono venuto a dare una mano anche io, come poi hanno fatto i miei fratelli». Insieme hanno trasformato questo luogo da osteria a ristorante gourmet, dove però il tempo andando avanti li ha fatti tornare alle origini. «Sono figlio di pescatori, non faccio la cucina dell’esasperazione, faccio piatti e tecniche che conosco. Sono un ristorante più di materia che di tecnica». Il lavoro sulle lische? «Una constatazione. Se cucino il pesce con la lisca ho un sapore, se tolgo la lisca ne ho un altro, ma al ristorante per il pesce va servito spinato. Allora lavorando su brodi e concentrazioni ottenuti dalle lische restituiamo il gusto originario, amplificato». Nel menu si leggono preparazioni come il latte di rombo o l’acqua iodata, ovvero un fumetto a base di acqua e vongole marinate passato nel ghiaccio per ottenere un’acqua che profuma di mare da usare come base per diversi piatti.

Il menu di laguna

La laguna ha un sapore unico, né di mare né di terra, un ecosistema che 30 anni fa era ricchissimo. «Oramai si pesca poco o niente, giusto piccole orate, triglie, scorfani, go, gamberi, canocchie, mazzancolle. Era il tempo in cui le nebbie le tagliavi con il coltello; oggi ci sono solo foschie, a confronto. Il clima sta cambiando e in una decina d’anni cambierà tutto». In onore della sua laguna e dei e pesci dell’Alto Adriatico è nato un menu degustazione da 12 portate che cambia in ogni stagione e che ripesca i pesci nel mare della memoria restituendoli al presente. A primavera compaiono i Subioti con sgombro e succo di zottoi in tecia, un tipo di pasta fatta a mano preparato nei palazzi veneziani, la Scarpetta a base di triglie con le loro spine, lasciate marinare in acqua di mare per 24 ore. Si gioca con il Tramezzino coe alici o coe sarde alla brace. Di più classico i Bigoi coe sardee, il Broetto di merluzzi e puína e l’immancabile fritto, che non ha mai abbandonato il menu. Croccante, perfetto, saporito, puro e leggero; ordinato da tutti i clienti affezionati nella zona a memoria dei tempi andati.

Il nuovo bistrot, come un bar di campagna

È anche per loro che i Cera hanno aperto a pochi chilometri di distanza un nuovo bistrot. «Un bar con cucina di territorio, aperto dalla colazione alla sera. Torniamo a quello che eravamo 50 anni fa: un bar di campagna. A pranzo offriamo un buffet di vegetali e una piccola carta espressa, cose facili. E alla sera l’aperitivo, con inizio alle 16. Come faceva mia mamma che lo preparava agli operai di Mestre e di Marghera. Il tutto però con un taglio moderno, ma senza far mancare sarda in saor, baccalà mantecato, seppie al nero, fegato alla veneta».

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Anguria: un’idea chic per metterla a tavola!

Anguria: un’idea chic per metterla a tavola!

Non è estate senza l’anguria!
Esistono tanti modi per servirla, ma oggi vi proponiamo questo che a nostro parere è il più elegante. Prepariamo il carpaccio.

Anguria: non solo buona

L’anguria è il frutto dell’estate per antonomasia perché ricca di acqua e di sali minerali aiuta a mantenere una buona idratazione dell’organismo.
Il suo colore rosso è dovuto alla presenza di licopene, lo stesso antiossidante di cui anche i pomodori sono ricchi e che combatte i radicali liberi prevenendo l’invecchiamento cellulare.
Mangiate tanta anguria durante l’estate anche per rinforzare le difese immunitarie e affrontare con più carica la stagione fredda che arriverà. L’anguria ha anche proprietà antinfiammatorie, depura l’organismo, migliora l’aspetto della pelle e dei capelli e rinforza la circolazione capillare e le ossa.

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Come fare un carpaccio con l’anguria

Il segreto del carpaccio è il taglio sottilissimo delle fette, ecco perché dovete utilizzare un coltello dalla lama liscia e molto tagliente. Qualcuno elimina la buccia, mentre ad altri, se tagliata molto sottilmente, piace. L’importante in questo caso è lavarla con attenzione e con uno spazzolino per rimuovere tutti i residui terrosi.
Una volta realizzate le fette dovete eliminare tutti i semini utilizzando una pinzetta. Il capriccio a questo punto è pronto per essere condito e servito.
Ricordate di utilizzare sempre l’anguria molto fredda, conservata in frigorifero perché altrimenti le fettine si romperanno facilmente e sarà difficile tagliarle in maniera omogenea.

Dolce e salata

Sapete che l’anguria può essere servita sia con condimenti dolci a fine pasto che salati come antipasto o contorno?
Partiamo subito dalle proposte salate.

Carpaccio di anguria con la feta

La feta è un formaggio fresco dal gusto molto salato che si sposa perfettamente con la dolcezza dell’anguria. Una volta disposte le fette del carpaccio in un piatto da portata conditele con dell’olio extravergine di oliva e un pizzico di pepe e poi sbriciolate sopra della feta. Completate tutto con delle foglioline di menta e delle olive nere denocciolate.

Carpaccio di anguria con prosciutto

Anche in questo caso abbiniamo un ingrediente sapido all’anguria dolce: il prosciutto.
Preparate il carpaccio e poi conditelo con olio, sale e pepe e con delle fette di prosciutto crudo cotte in forno per qualche minuto fino a diventare croccanti e ancora più saporite.

Carpaccio di anguria e orata

Anche l’abbinamento anguria-pesce è straordinario. Provate per esempio il carpaccio di anguria e il carpaccio di orata insieme, conditi semplicemente con olio, succo di limone, sale e pepe.
Ottimo anche con il carpaccio di tonno e di pesce spada, se amate i gusti più decisi.

Passiamo ora alla versione dolce del carpaccio di anguria, da servire come dessert a fine pasto. Ecco alcune idee facili, ma di grande effetto, per voi.

Carpaccio colorato

Per stupire i vostri ospiti portate a tavola un piatto coloratissimo con una base di carpaccio di anguria e una decorazione di frutti di bosco misti e fiori edibili. Condite tutto con uno sciroppo di acqua e zucchero e delle scaglie di cocco.

Carpaccio goloso

Dopo aver eliminato tutti i semini dall’anguria, sistemate il carpaccio del vassoio e decoratelo con delle gocce di cioccolato, come fossero semini.
Servite tutto con una pallina di gelato alla vaniglia.

Carpaccio ubriaco

Avete mai provato l’anguria ubriaca?
In genere si prepara con il frutto intero utilizzandolo come contenitore, ma questa volta la trasformiamo in carpaccio. Basta lasciar macerare le fette in uno sciroppo a base di acqua zucchero e brandy (o rum) e poi scolarle per bene e servirle fredde. Decorate con granella di pistacchi e una spolverata di cannella.

Torta di carote con topping di yogurt greco

Torta di carote con topping di yogurt greco

Come preparare una buonissima torta di carote e ricoprirla con un cremosissimo topping di yogurt greco

Una delle cose che ci piacciono di più della torta di carote è che è uno dei migliori modi per mangiare le carote. Sì, una delle verdure più fresche e dolci della primavera, capace di trasformare ogni dolce in un trionfo di croccantezza e gusto. La nostra stylist Beatrice Prada ha frullato le carote novelle nel mixer, trasformandole in una torta imperdibile.
Ecco la sua ricetta, fotografata da Giandomenico Frassi.

Torta di carote: la ricetta

Ingredienti per la torta

400 g carote novelle pulite

150 g zucchero di canna

125 g Farina 00

100 g farina di mandorle

1 cucchiaino di lievito

1 cucchiaino di bicarbonato

125 ml olio di semi di girasole

70 g yogurt

2 uova

Ingredienti per il topping 

250 g yogurt greco

50 g panna

50 g zucchero a velo

Procedimento:

Preriscaldare il forno a 180 gradi e foderare di carta da forno una teglia di 22 cm di diametro. Frullare finemente le carote nel mixer, versarle in una ciotola capiente, aggiungere le farine, il lievito, il bicarbonato, l’olio, lo zucchero, le uova, lo yogurt e mescolare molto molto bene, finché il composto non risulterà cremoso e omogeneo.

Versare il composto nella teglia e cuocere per circa 45/50 minuti, poi lasciare raffreddare. Per preparare la crema, montare la panna con lo zucchero e incorporare delicatamente lo yogurt.

Quando la torta sarà ben raffreddata ricoprirla di crema.

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