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Kim Jones è guest editor del numero di aprile di Vogue Italia

Kim Jones è guest editor del numero di aprile di Vogue Italia

Il designer inglese Kim Jones è il guest editor del numero di aprile di Vogue Italia. Il numero, in edicola domani, è dedicato alle community creative della moda

Le idee e le foto che ogni mese compongono le pagine di Vogue Italia sono frutto di uno scambio continuo tra il team interno e i più rilevanti talenti mondiali della fotografia di moda, dello styling, della scrittura: questa “famiglia allargata” è alle origini del successo del magazine, un riconosciuto unicum a livello internazionale. Questo mese, il direttore Emanuele Farneti ha chiamato come guest editor Kim Jones, stilista che a sua volta è noto per la capacità attrattiva e la volontà di collaborazione con grandi talenti. Il numero di aprile è dunque frutto dell’incontro di due comunità creative che si uniscono in un momento in cui il senso di condivisione è centrale nelle nostre vite.

“Ci sono prodotti creativi che sono frutto del talento individuale. Altri invece sono figli di uno sforzo collettivo, crescono e prendono forza dal contributo di persone con diverse sensibilità ed esperienze. Senza alcun margine di dubbio, Vogue Italia fa parte di questo secondo gruppo”, scrive nel suo editoriale il direttore di Vogue Italia Emanuele Farneti. “Questo mese abbiamo fatto un esperimento. Abbiamo chiamato un designer che a sua volta sa e ama circondarsi di talenti, e abbiamo messo a fattore comune le nostre rispettive comunità creative”.

“Sono entusiasta di aver potuto lavorare a questo progetto per Vogue Italia con un gruppo di persone straordinario”, scrive Kim Jones. “Ho scelto di coinvolgere non solo amici che appartengono al mondo della moda, ma anche all’arte e alla letteratura, e agli altri ambiti che amo e che quindi volevo fossero rappresentati in questo numero. È un gruppo di persone che ammiro, e che so continuerò ad ammirare in futuro. Come Malick, per fare un esempio: è un nuovo fotografo, è assolutamente fantastico, e l’idea che potesse produrre immagini così belle per un magazine tanto prestigioso è stata davvero emozionante. Negli anni, Vogue Italia è stata per me la rivista di moda più stimolante. Risparmiavo per comprarla e non appena usciva l’andavo a cercare nelle edicole di Londra. Esserne il Guest Editor per un mese è stato davvero, davvero speciale”.

Per il numero, Kim Jones ha coinvolto artisti, musicisti, collezionisti, star del cinema e del web che si sono confrontati attorno a un tema caro allo stilista: il collezionismo, e in generale le ossessioni creative. C’è una conversazione tra lo stesso Jones e Demi Moore sulla bellezza, e il conforto che ci danno le cose che scegliamo di amare. Nel ritratto scattato da Brett Lloyd, la Moore tiene in mano una prima edizione autografa dell’Orlando di Virginia Woolf, pezzo pregiato della collezione di Jones che già era stato visto in passerella nelle mani dell’attrice durante la sfilata Couture di Fendi lo scorso gennaio, quando la Moore aveva aperto lo show, il primo di Jones alla guida della maison.
Ci sono poi il libraio antiquario Sammy Jay e l’attrice Gwendoline Christie, per i quali le prime edizioni autografe sono feticci che hanno cambiato le loro vite. Tra i protagonisti anche Edward Tang e Ronnie Sassoon, entrambi appassionati collezionisti, che vivono in modo totalizzante ma opposto l’affezione per le opere disseminate nelle loro case: massimalista lui, lei minimalista. Le idee fissate su carta, la ricerca di “frammenti di dipinto” sparsi in natura, l’evoluzione dell’arte figurativa: gli artisti Peter Doig e Alex Foxton riflettono su emozioni e ispirazione, mescolando moda, pittura, paesaggi, leoni, santi e sex appeal. Amano avventurarsi in territori inesplorati il musicista Max Richter e Swizz Beatz, rapper e produttore discografico che nel numero vanno alla scoperta dei contrasti, come quelli tra l’irrazionalità di un brano, l’eleganza degli abiti e il genio di Virginia Woolf. Infine due stelle del web: la comica diciannovenne Elsa Majimbo si confronta con il fashion blogger Bryanboy su hater, likes, mentori e appuntamenti con il destino.

Questo numero speciale va in edicola con 6 diverse copertine: Demi Moore scattata da Brett Lloyd, Stella Jones da David Sims, Natalia Vodianova da Paolo Roversi, Amar Akway, Malika Louback e Skarla Ali da Malick Bodian, Binx Walton e Selena Forrest da Miranda Barnes. Per ciascuna di esse, Kim Jones ha scelto di raffigurare gli abiti di un diverso brand.

La sesta copertina è il frutto di un ulteriore, importante progetto. Questa primavera Londra rende omaggio a un maestro della fotografia, James Barnor. Al novantunenne artista ghanese la Serpentine Gallery dedica infatti una retrospettiva che abbraccia sessant’anni di una carriera a cavallo tra due continenti. A prendere parte a James Barnor: Accra/London – A Retrospective, la Serpentine ha chiamato Ferdinando Verderi, direttore creativo di Vogue Italia, che ha ideato una videoinstallazione focalizzata sul lavoro di Barnor nella Londra degli anni Sessanta. L’opera, grazie alla collaborazione dell’istituzione londinese con l’emergente piattaforma artistica CIRCA, dal primo al dieci aprile, alle ore 20:21, verrà proiettata sullo schermo gigante di Piccadilly Circus. Un video il cui finale contiene una sorpresa: una foto scattata da Barnor a Piccadilly nel 1967 si “trasforma” infatti nella sua versione attualizzata, e diventa appunto una delle cover di Vogue Italia di questo mese. L’immagine è stata infatti scattata nello stesso luogo e nella stessa posa di cinquant’anni fa. Protagonista della versione odierna, Adwoa Aboah, la modella inglese di padre ghanese che è il simbolo di una nuova generazione britannica. Stampata in tiratura limitata di 2021 copie, questa copertina – la prima di Barnor per Vogue Italia – sarà poi replicata su poster sparsi per la città, a richiamare l’attenzione sulla mostra della Serpentine e su un leggendario testimone dell’arte africana.

A marzo il sito di Vogue Italia conta 3,7 milioni di utenti unici, con un totale di oltre 24,6 milioni di pagine viste. Nello stesso mese la social fanbase complessiva è di 9,3 milioni.

Il Biscotto Dolce di Firenze: la ricetta

Il Biscotto Dolce di Firenze: la ricetta

Una ricetta della tradizione toscana per un dolce antico, oggi rivisitato in chiave contemporanea. Con il biscotto al posto del pane raffermo che veniva riciclato

«Avendolo trovato nell’antica e bella città dei fiori senza che alcuno siasi curato di dargli un nome, azzarderò chiamarlo Dolce Firenze. E se, per la sua modesta natura, ecco non farà troppo onore alla illustre città, può scusarsi col dire: Accoglietemi come piatto da famiglia e perché posso indolcirvi la bocca con poca spesa». Scriveva così Pellegrino Artusi, nel suo libro La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, a proposito del Dolce Firenze.
Oggi, rivisitato in chiave contemporanea con il biscotto al posto del pane raffermo che veniva riciclato per realizzare questa ricetta della tradizione toscana, è fra i protagonisti del volume illustrato Dolce Firenze & Toscana di Veronica Triolo (Nuova Editoriale Florence Press, in italiano e in inglese), progetto nato durante il lockdown per coinvolgere tanti nomi della pasticceria regionale.
«L’idea di partenza è quella di un dolce a strati a base di latte, uova, zucchero, uvetta e pane avanzato», racconta Matilde Morandi, 25 anni, pastry chef del ristorante La Buona Novella all’interno del Grand Hotel Minerva di Firenze. «Da lì ho ricreato il mio Dolce Firenze che alterna meringhe al latte, biscotti aromatizzati all’arancia, una leggera crema inglese e un gelato al pane. Il passo successivo è stata una piccola friandise con lo stesso nome e sapori simili composta da biscotto, crema fredda all’arancia, uvetta, sempre mantenendo l’antica idea dell’alternanza suggerita dall’Artusi. Nel segno della sperimentazione», sottolinea la giovane pasticciera che si è fatta le ossa con maestri del calibro di Amaury Guichon, Cédric Grolet, Rossano Vinciarelli, già campione del mondo di pasticceria, toscano anche lui.

Biscotto Dolce di Firenze.
Biscotto Dolce di Firenze.

Biscotto Dolce Firenze

Ingredienti per 20 biscotti

180 g burro freddo a cubetti, 98 g zucchero a velo, 45 g farina di mandorle, 70 g uova, 390 g farina 00, un pizzico di sale.

Per la crema fredda all’arancia
340 g cioccolato bianco, 25 g burro di cacao, 100 g panna, 2 g colla di pesce, 150 g succo di arancia, 1 scorza arancia.

Procedimento

Mettere tutti gli ingredienti secchi e il burro in una planetaria. Impastare fino a quando il composto risulta omogeneo. Aggiungere le uova. Lavorare l’impasto a mano e lasciare riposare in frigo per un’ora. Stendere l’impasto dello spessore di 4mm, realizzare dei quadrati di 4 cm e cuocere per 15 minuti a 165°.
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria insieme al burro di cacao. Far bollire la panna e unire la scorza di buccia d’arancia. Aggiungere al cioccolato un po’ per volta emulsionando con la frusta. Immergere la colla di pesce precedentemente idratata in acqua e finire con il succo d’arancia. Lasciar cristallizzare in frigo per due ore.
Disporre al centro di ciascun biscotto la crema fredda all’arancia, aggiungendo tre chicchi di uvetta. Ripetere nuovamente e terminare con il biscotto. Decorare con pois di crema e uvetta.

Anna in Casa: ricette e non solo: Crostata con savoiardi e crema

Anna in Casa: ricette e non solo: Crostata savoiadi e crema

Ricordo che questo dolce era piaciuto moltissimo, quindi lo preparerò di nuovo questo fine settimana. 

Si chiama crostata beneventana, ma ho preferito chiamarla in altro modo, perchè ho utilizzato dosi per la frolla diverse e ho sostituito lo Strega con il marsala.

Ingredienti

per la frolla
250 g di burro
250 g di zucchero
500 g di farina 00
1 uovo
1 tuorlo
per la crema
200 ml di panna
350 ml di latte
3 uova
3 cucchiai di marsala
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
14 savoiardi
zucchero a velo

Preparazione

Per la frolla

Nella ciotola della planetaria 

(o in una ciotola capiente se lavorate l’impasto a mano) 

mescolare il burro a pezzi con lo zucchero. 

Iniziare ad impastare,

aggiungere l’uovo e poi il tuorlo,

e lavorare ancora.

Unire la farina

formare un composto che abbia assorbito gli ingredienti e

trasferirlo sulla spianatoia.

Lavorare a mano velocemente l’impasto fino a formare un panetto liscio ed omogeneo.
Schiacciare il panetto a formare una mattonella e avvolgerlo in un foglio di pellicola trasparente.
Mettere in frigorifero per circa 30 minuti.
Nel frattempo preparare la crema.

In una ciotola versare la panna,

il latte e aggiungere l’estratto di vaniglia. 

Aggiungere uno alla volta le uova,

il marsala

ed infine lo zucchero.

Mescolare bene e tenere da parte.

Scaldare il forno a 180°C.

Riprendere il panetto di frolla e 

stenderlo su un foglio di carta forno.

Utilizzando la carta forno

foderare con la frolla uno stampo da crostata da 24 cm di diametro, 

salendo un pezzo sul bordo della tortiera.

Sulla base di frolla adagiare i savoiardi seguendo un disegno (questo è il mio).

Con un mestolo, versare la crema prima preparata sui biscotti

Stendere il resto della frolla per formare un bordo di contenimento. 

Io ho creato un disegno utilizzando una schiumarola.

Tagliare la frolla a strisce della stessa altezza e 

formare il bordo intorno al bordo preesistente.

Infornare la crostata e  cuocerla per 40-45 minuti, 

tenendo controllata la cottura.

Non preoccupatevi se togliendola 

dal forno i savoiardi si saranno gonfiati,

nel giro di pochissimo si appiattiranno totalmente.

Lasciare raffreddare completamente la crostata 

prima di cospargere di zucchero a velo e servire.

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