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Chicken donuts – Ricetta di Misya

Chicken donuts

Mettete in un mixer il petto di pollo a pezzi con cipolla e prezzemolo e frullate.

Tagliate il bacon a striscioline e poi a pezzetti.

Unite al pollo pangrattato e sale e amalgamate, quindi incorporate anche il bacon (e se volete il pepe).

Trasferite il composto sul piano da lavoro rivestito di carta forno, coprite con un secondo foglio di carta forno e schiacciate con un matterello fino ad ottenere una sfoglia non troppo sottile.

Ricavate dei cerchi con un coppapasta da 7-8 cm, poi con un’altra formina da 2-3 cm asportate il centro, in modo da ottenere delle ciambelle.

Sollevate delicatamente le ciambelle, una per volta, e passatele nel pangrattato.

Quando saranno tutte pronte friggetele in abbondante olio già caldo, facendole dorare da entrambi i lati, e scolatele poi su carta da cucina.

Le chicken donuts sono pronte, servitele belle calde.

Ciro Di Maio, non solo la pizza Mano de Dios per Maradona. Intervista

La Cucina Italiana

Lo raggiungiamo in una delle poche, pochissime, pause che si prende dal lavoro. «Entro in pizzeria alle 9 di mattina e esco all’una di notte. Non prendo un giorno da mesi e sono felice così», dice. E così è sempre stato: 33 anni di cui 19 trascorsi a impastare, Ciro Di Maio ha cominciato a fare pizze da piccolissimo, a 14 anni, perché già allora ha avuto bisogno di un’altra strada. Un’alternativa dopo un’infanzia complessa nelle palazzine popolari dei sobborghi di Napoli con un padre con un passato burrascoso. Un padre che poi però ha trovato a sua volta una nuova strada e gli ha dato l’esempio, mostrandogli che una vita migliore passa anche dall’aiutare chi ha bisogno. Ciro ora a suo modo fa lo stesso con i detenuti, con i ragazzi che vivono nei quartieri disagiati in cui è cresciuto lui, con chi bussa alla sua porta. Insegna un’arte che per tanti è ancora la via del riscatto, formando nuove generazioni di pizzaioli a cui spiega che la pizza può essere anche un modo per raccontare se stessi, le proprie origini. Come ha fatto lui con la Mano de Dios, in fondo. Ne abbiamo parlato in questa intervista:

L’intervista al pizzaiolo Ciro Di Maio

Oltre che su Instagram, la pizza Mano de Dios è piaciuta nella realtà?
«Sta andando molto bene, ai clienti piace, un po’ perché è scenica un po’ perché è buona. La chiedono tanti napoletani che abitano a Brescia, ma anche tanti bresciani».

La citazione calcistica è immediata per tutti?
«Certo, è impossibile non conoscere Maradona. È stato un idolo. Io sono cresciuto guardando Maradona. Ricordo ancora che quando andavo a scuola sul bus trasmettevano i video dei suoi gol. Maradona non è stato solo un calciatore. È stato amore per il calcio, per la vita, per la gente. Ha unito unito Napoli e l’Argentina. Una volta ho chiesto a un cliente argentino “perché voi siete così forti a calcio?”, e lui ha risposto “perché abbiamo sangue italiano”».

Hai altre pizze particolari come questa in menù?
«Noi facciamo la classica ruota di carro, in tutti i gusti classici e con i prodotti tipici campani. Questa Mano de Dios è unica nel suo genere non solo per la forma, ma anche per la cultura che racchiude. Per me è un modo per raccontare Napoli».

Cosa ha significato per te portare l’arte della pizza napoletana fuori da Napoli?
«Per me ha significato tante cose: non solo far conoscere la pizza verace, ma anche la vera cultura napoletana. Ci sono ancora tanti stereotipi, ingiustificati, su Napoli e chi ci abita, e che con il nostro lavoro possiamo contribuire a smontare. Napoli è bella e brutta allo stesso tempo, come le persone che possono essere buone e al contempo cattive. Di sicuro se non fossi nato a Napoli non sarei quello che sono. C’è un detto che dice che “O napulitan se fa sicc’ ma nun mor“, cioè “il napoletano può diventare pelle e ossa ma non morire”. Sappiamo resistere, anche nella povertà assoluta. Come tutti abbiamo da imparare, ma credo che l’unicità dei napoletani stia anche nella capacità di rialzarsi. Un po’ come ho fatto io».

Muffin sacher – Ricetta di Misya

Muffin sacher

Preparate 2 diverse ciotole: in una metterete tutti gli ingredienti liquidi (latte, olio e uova), nell’altra quelli secchi (farina, zucchero, cacao, lievito.
Miscelate separatamente gli ingredienti nelle due ciotole, quindi unite gli ingredienti liquidi con quelli secchi e amalgamate velocemente.

Dividete il composto negli stampini rivestiti con pirottini (o imburrati e infarinati), riempiendoli fino a 1-2 cm dal bordo.
Cuocete per circa 20 minuti in forno ventilato preriscaldato a 180°C, quindi sfornate e lasciate raffreddare.

Una volta freddi, sformateli; poi, con l’ausilio di un coltello e un po’ di cautela, tagliate la parte centrale del muffin, in modo che ci possa entrare 1 cucchiaino di marmellata.
Posizionate la marmellata, quindi richiudete con la calotta del pezzetto di muffin asportato.

Sciogliete quindi il cioccolato spezzettato (in microonde o a bagnomaria) e usatelo per ricoprire la parte superiore del muffin, poi lasciate asciugare.

Ecco qui, i vostri muffin sacher sono pronti e non vi resta che goderveli!

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