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Pasta all’arrabbiata, ricetta – La Cucina Italiana

Pasta all'arrabbiata, ricetta - La Cucina Italiana

Le cose semplici sono, spesso, le migliori. Come la ricetta della pasta all’arrabbiata, che richiede pochi ingredienti e una preparazione facile e veloce. Il risultato? Un gusto deciso, una sferzata di energia

«Spaghetti o penne?», chiede Pozzetto. «Penne! Si chiamano penne all’arrabbiata!», risponde Verdone. Nel film Sette chili in sette giorni, un classico della filmografia nazional-popolare, i due attori sono alle prese con la preparazione di uno dei piatti tipici della città di Roma. Ma proprio quel profumino di aglio che si sprigiona dalla padella attira i pazienti della clinica, tenuti a digiuno con la promessa di perdere peso in poco tempo. Insomma, una scena che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo visto in tv.

La notorietà della pasta all’arrabbiata, però, non si limita a questa pellicola. Questa ricetta compare anche in La grande abbuffata di Marco Ferreri e in Roma di Federico Fellini. La sua fama, infatti, è strettamente legata alla tradizione che rappresenta.

Altrettanto curiosa l’origine del suo nome, che si deve a uno degli ingredienti, il peperoncino (che Pozzetto, nel film, dimentica di aggiungere, con sommo sdegno di Verdone), che dà un colorito rosso al viso, simile a quando ci si arrabbia.

Pasta all’arrabbiata: ingredienti e preparazione

Piatto della cucina povera italiana, la pasta all’arrabbiata ha un elenco ingredienti davvero esiguo: oltre alla pasta (tradizionalmente penne lisce o rigate), aglio, peperoncino, pelati e infine prezzemolo e pecorino romano. Eppure, uniti come vuole la tradizione, queste delizie della cucina italiana danno un risultato dal sapore inconfondibile e deciso, come una sferzata di energia.
La facilità della sua preparazione ha contribuito alla diffusione di questo piatto, apprezzato non solo a Roma, ma in tutto il mondo.

Per servire in tavola un piatto di penne all’arrabbiata basta far cuocere la pasta, soffriggere lo spicchio d’aglio in padella, aggiungere il peperoncino rosso e i pomodori pelati tagliati a pezzi. Così amalgamato, il sugo è pronto. Per completare la preparazione, è sufficiente far saltare in padella la pasta e, infine, aggiungere prezzemolo fresco tritato e una spolverata di pecorino romano. La quantità di peperoncino può variare in base ai gusti, ma una cosa è certa: questo ingrediente non può mancare. Il colore rosso del pomodoro è dominate, tanto che a sembrare arrabbiata è la pasta stessa, più che l’effetto che provoca il suo sapore.

Variazioni consentite?

Proprio in virtù della sua semplicità, e per un certo gusto della sperimentazione in voga soprattutto negli ultimi anni, la ricetta della pasta all’arrabbiata viene spesso considerata una base dalla quale partire per aggiungere ingredienti diversi, con l’ovvio risultato di ottenere un sapore distante dalla tradizione.

Gli chef e i vari ricettari suggeriscono diverse soluzioni

Una delle più diffuse è quella che prevede l’aggiunta di pancetta e funghi al sugo: un insieme indubbiamente gustoso, ma quanto più lontano dall’arrabbiata tradizionale. Altre varianti più ‘innocue’, ma ugualmente capaci di alterare l’autentico sapore, sono quelle che suggeriscono di aggiungere la cipolla al soffritto e quelle che chiudono un occhio di fronte all’utilizzo di formaggi differenti dal pecorino romano (il parmigiano, ad esempio), o, infine, quelle che indicano di mantecare il formaggio anziché spolverarlo a fine preparazione.

Settembre Gastronomico: dove mangiare bene a Parma

Il fiore di zucca 'primaverile' di Felice Lo Basso

Sino al 27 settembre, la ‘petite capitale’ celebra la Food Valley con una serie di eventi, aperti al pubblico, legati alle sua tradizione e ai grandi prodotti del territorio. Un’occasione imperdibile per (ri)scoprire la cucina locale. Ecco dove

Petite Capitale è sempre stata, da quando – nella prima metà dell’800 – fu il cuore del Ducato di Maria Luigia d’Austria, seconda moglie di Napoleone Bonaparte. Sino al 27 settembre si può ben dire che Parma diventa la capitale del cibo italiano, grazie a ‘Settembre Gastronomico’,  manifestazione che racconta la Food Valley attraverso le sue eccellenze gastronomiche. E’ l’espressione di sei filiere: le DOP Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma, la pasta, il pomodoro, il latte e le alici. Un mix di tradizioni, artigianalità e passione che la rende Parma una realtà unica al mondo, come riconosciuto da UNESCO, che nel 2015 ha elevato la città ducale nell’Olimpo delle Creative Cities of Gastronomy: è stata la prima città italiana a ricevere questo riconoscimento, seguita poi da Alba. Il progetto ‘Settembre Gastronomico’ ha una natura corale, con l’alleanza  tra Istituzioni, Consorzi di Tutela, aziende alimentari e mondo della ristorazione. I promotori sono Comune di Parma e Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy.

C’è anche una Tasty Box

Tante le iniziative, aperte al pubblico, che si possono scoprire nel sito ufficiale della manifestazione. Forse la più interessante, il 24 settembre, è  In cucina con Verdi, spettacolo messo in scena da Gianmaria Aliverta  per quella di svelare un lato del Maestro, la sua natura di raffinato amante della cucina. Il menu  a 75 euro, per l’evento al Bersò, sarà a cura del team di  Parma Quality Restaurants che comprende 30 ristoratori. Detto che ogni settimana di settembre sarà dedicata a una filiera rappresentativa della Food Valley parmense con proposte a tema in vari ristoranti, si è pensato ai foodie in arrivo con una simpatica idea. Chiunque soggiornerà in una delle strutture ricettive cittadine per una o più notti – purché il periodo comprenda il sabato riceverà una ‘Tasty Box – I Sapori della Food Valley’: un ricordo della gita ma anche un invito a sperimentare in cucina nella propria casa, nel segno dei sapori della città ducale. All’interno, infatti, gli ospiti potranno trovare le DOP Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma, pasta, conserve di pomodoro, panna e le alici di Parma.

Che prodotti!

Ma il meglio – tra una lunga passeggiata nel centro storico e le mostre d’arte – è che ci si può felicemente dedicare alle gioie del palato. La summa è composta dai salumi tipici (Culatello di Zibello, Prosciutto Crudo di Parma, Salame di Felino, Spalla di San Secondo, Coppa di Parma…) da abbinare alla torta fritta; i tortelli di erbette – qui argomento di eterne discussioni sulle sfumature per realizzarli – e gli anolini; il bollito misto e lo stracotto; la torta Maria Luigia e i tortelli dolci preceduti ovviamente da qualche scaglia di Parmigiano Reggiano, se invecchiato ancora meglio. Ecco la nostra selezione di locali, giustamente non solo tipici, dove vi troverete benissimo.

 

Antica Osteria della Ghiaia

In Piazza Ghiaia, a pochi passi dal mercato storico della città, dal 1950 offre buona cucina parmigiana: molto amati i cappelletti alla parmigiana e la Vecia (la vecchia: piatto che ha come ingrediente principale il pesto di cavallo macinato).

Parmarotta

Mutua il nome dal quartiere: in passato, le piene della Parma (torrente) rompevano qui frequentemente gli argini. Rinomato, oltre che per le paste ripiene, anche per specialità allo spiedo e alla brace, rigorosamente di legna. Su richiesta, anche masterclass in cucina, per imparare a preparare piatti tipici come come i tortelli di erbetta.

I Tri Siochètt

L’insegna significa ‘I tre sciocchi’ in dialetto. Appena fuori città, è un’istituzione della cucina parmigiana. Offre la migliore tradizione culinaria locale: spalla cotta, tortino di borragine, salumi e gnocco fritto, paste ripiene. Aperta da più di 25 anni.

Osteria Virgilio

Virgilio si definisce ‘oste resistente’ alle mode ed è contrario alla filosofia del Km 0: se è giusto guardare vicino (ampia selezione di formaggi, salumi e vini locali), lo è altrettanto allungare lo sguardo alla ricerca del buono. Rispetto agli altri locali, ha la particolarità di trovarsi in Oltretorrente, la Parma del popolo.

Ristorante Cocchi

Parma in tavola, si potrebbe dire: un locale imperdibile per chi ricerca i sapori della tradizione. Locale fondato nel 1925 da Paride Cocchi e ora gestito da Corrado Cocchi e dal figlio Daniele. Tra le specialità: anolini in brodo; paste, tutte rigorosamente tirate a mano. Imperdibile il carello dei bolliti misti

Cortex Bistrot

Propone una ‘nuova cucina italiana’, mutuando ingredienti da altre culture. Lo chef Simone Devoti, affiancato da Diego Sales, ha lavorato diversi anni a Londra alla Locanda Locatelli. Ambiente informale, piatti godibili e contemporanei.

Antichi Sapori

Classica trattoria di campagna, che coniuga semplicità, calore familiare e una buona cucina, incentrata sulle specialità del territorio. Offre anche una verticale di Parmigiano Reggiano DOP con stagionature 30, 40 e 72 mesi. In cucina c’è Davide Censi.

L’Inkiostro

L’eccezione che conferma la regola: in una delle terre più legate alla tradizione, lavora uno dei maggior chef creativi in Italia ossia Terry Giacomello. La sua è cucina senza frontiere, super tecnica, ma non risparmia belle provocazioni al territorio.

Maison du Gourmet

Lo chef è Vincenzo Dinatale, che ha lavorato in grandi ristoranti: propone un menu degustazione di quattro portate (Omaggio alle Petit Paris) che esalta le tradizioni culinarie e i prodotti d’eccellenza del territorio, in modo innovativo. L’ambiente è raffinato e suggestivo, in località Coloreto.

Parizzi

Stellato da oltre 40 anni, è il ristorante per eccellenza di Parma, grazie alla bravura dello chef-patron Marco Parizzi. La tradizione non viene dimenticata ma è più interessante assaggiare piatti eclettici e di classe quale la Faraona in crosta di frutta secca con patate, cipollotti e champignon.

Ai Due Platani

Nella frazione di Coloreto c’è una delle trattorie emiliane ai vertici, regno dell’esperto Giancarlo Tavani. La ‘trimurti’ formata dai grandi salumi del territorio, le paste ripiene e il monumentale gelato alla crema è nota a tutti i gourmet italiani. Solida la cantina, che spazia dai vini locali a quelli d’Oltralpe.

Curd all’albicocca: la crema golosa dai mille usi

Curd all'albicocca: la crema golosa dai mille usi

Se vi piace il curd di limone, provate anche questa versione con le albicocche. Una crema da gustare in una torta o direttamente sul dito!

L’inizio dell’estate è il periodo delle albicocche, un frutto dalla polpa succosa e vellutata, ideale per mille dolci, ma anche per guarnire secondi piatti e insalate. E soprattutto perfetta per preparare il curd.

Non ne avete mai sentito parlare? Non è una confettura, e nemmeno un chutney, è proprio una crema, perfetta per farcire dolci, pasticcini, ma anche da spalmare sulle fette biscottate a colazione. Di solito si fa con il limone, ma noi vogliamo proporvi questa variante.

Ingolositi dall’idea? Procuratevi gli ingredienti e mettetevi all’opera: per prepararla ci vuole poco più di mezz’ora.
Qui sotto vi forniamo la ricetta, passo per passo; nella gallery, qualche spunto per utilizzare il curd in cucina e le numerose varianti.

Come fare il curd all’albicocca

Ingredienti

Per preparare il curd all’albicocca, vi occorrono: 300 gr di albicocche (circa 4-5), 130 gr di zucchero, 2 uova, 30 g di burro e 1 cucchiaio di amido di mais.

Procedimento

Per prima cosa, togliete il nocciolo alle albicocche e mettetele a cuocere in una pentola appena coperte di acqua, facendo in modo che diventino tenere, ma non si sfaldino. Conservate l’acqua di cottura. Con l’ausilio di un mixer, frullatele, unendo dell’acqua di cottura, fino a che non ottenete una purea non troppo densa. Aggiungete lo zucchero e filtrate il composto. Nel mentre, in un pentolino a parte, rompete le uova e mescolatele con l’amido, sciogliendo i grumi, poi aggiungete la purea. Cuocete a bagnomaria fino a che la crema non si addensa, quindi unite il burro a tocchetti per mantecare la purea. Fate raffreddare e distribuite in vasetti di vetro, pronti all’uso.

Ricerche frequenti:

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