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Sayadieh: il piatto simbolo della Striscia di Gaza

Sayadieh: il piatto simbolo della Striscia di Gaza

Sulla Striscia di Gaza si prepara da sempre un piatto squisito a base di pesce locale, simbolo della tradizione marinara dei pescatori in Palestina

L’unica parte palestinese rimasta che si affaccia sul mare è la Striscia di Gaza. Qui c’è una grandissima tradizione marinara di pescatori, che nel tempo, per ovvi e noti motivi, si è sempre più indebolita. Ma quello che invece non si può cancellare o occupare è l’abitudine nelle case dei gazawi, gli abitanti di Gaza, di preparare il sayadieh, uno dei pochi piatti a base di pesce in Palestina, visto che si tratta di un paese prevalentemente agricolo e quindi di una cucina più a orientata su carne e verdure.

La tradizione marinara della Striscia di Gaza

La Striscia di Gaza, che prende il nome dalla sua città principale, è una regione costiera della Palestina che si affaccia sul mar Mediterraneo: 360 km² di superficie, confinanti con l’Egitto, e un’antica tradizione marinara legata alla pesca. Tradizione che negli anni, a causa dell’occupazione israeliana, è stata sempre più limitata. Com’è noto, infatti, Israele controlla qualsiasi movimento che entra o esce da Gaza (e in generale dalla Palestina); e il settore della pesca è solo uno dei tanti. Così i pescatori gazawi nel tempo sono diminuiti, anche perché le restrizioni di accesso al mare sono diventate sempre più rigide, fino al colpo finale dello scorso agosto, quando Israele ha chiuso del tutto l’area di pesca. Prima è stato bloccato il transito commerciale di Kerem Shalom, uno dei tre passaggi principali di Gaza verso Israele ed Egitto, impedendo l’attraversamento di qualsiasi bene, fatta eccezione per aiuti umanitari essenziali e carburante. Poi è stata ridotta l’area di pesca disponibile per i pescatori da 15 a 8 miglia nautiche di distanza; e infine è stato tutto interrotto, incluso il passaggio di carburante. E il mare non è l’unico problema che c’è con l’acqua in Palestina: basta trovarsi lì in un giorno di pioggia per accorgersi delle disastrose condizioni in cui riversano i sistemi di scarico. Eppure, questo non ha impedito ai gazawi di continuare a preparare il sayadieh, un piatto semplice e molto diffuso a base di pesce.

Che cos’è il sayadieh

Il sayadieh è il piatto simbolo della tradizione marinara di Gaza, quello preparato da sempre nelle case dei pescatori e, in generale, dei palestinesi che vivono in questo piccolo pezzo di costa che è loro rimasto. Si tratta della versione di mare del maqloubeh, visto che anche in questo caso, dopo aver cotto tutti gli ingredienti insieme, bisogna capovolgere la pentola di riso sul vassoio di portata. Nel sayadieh, però, al posto di carne e verdure, si utilizza il pesce fresco locale che c’è a disposizione, di solito bianco, come ad esempio merluzzo, nasello o coda di rospo. Come condimento, invece, non mancano mai una serie di spezie, tra cui lo zaatar, che in Palestina è considerata l’erba dell’anima. Il nome deriva da una varietà di timo che cresce selvatica nei campi, ma indica un insieme con sommacco, semi di sesamo e altre variabili a seconda del mix. Ma anche questa pianta è ormai a rischio estinzione, visto che Israele ha iniziato a vietare la raccolta. Per questo lo zaatar è diventato una sorta di simbolo di resistenza, l’emblema delle controversie e della resilienza. «Non ci piegherete mai, resisteremo a sale e zaatar», si dice. Infatti, è uno degli ingredienti più utilizzati nella cucina palestinese, soprattutto per marinare carni e pesci, proprio come nel sayadieh. Per questo, se decidete di preparare questo piatto a casa, non fatevi assolutamente mancare lo zaatar, anche perché ormai si trova praticamente ovunque.

La ricetta del sayadieh

Per preparare questo piatto, potete utilizzare qualsiasi pesce bianco e sodo. Per il riso, invece, è perfetto il ribe, ma anche il carnaroli; oppure, se preferite, potete usare anche il basmati. Qualcuno accompagna il sayadieh con una salsina a base di tahina, acqua, prezzemolo, limone e peperoncino, ma resta una variante a piacere. E, mi raccomando, come nel caso del maqloubeh, fate sempre molta attenzione al momento del rovesciamento del riso!

Ingredienti

1 kg di filetti pesce
1/2 kg riso
1 cipolla
2 pomodori
2 cucchiai di succo di limone
1 cucchiaio di cumino
1/2 cucchiaino di zenzero
½ cucchiaio di cannella
qb pepe nero
qb peperoncino
qb aglio
qb zaatar
qb sale
qb acqua
qb farina
qb bicchiere d’olio d’oliva

Procedimento

1. Mettete a bagno il pesce sfilettato e tagliato a pezzi con aglio, cumino, sale, limone e zaatar, per circa mezz’ora (più tempo sta, meglio è).
2. Fate un soffritto di cipolla tagliata a strisce; poi scolatela e lasciate l’olio in padella.
3. Impanate con la farina il pesce e friggetelo in quell’olio.
4. Nel frattempo sciacquate il riso con acqua calda in modo da togliere parte dell’amido, poi mettetelo in una pentola.
5. In una pentola grande mettete la cipolla precedentemente rosolata, i pomodori tagliati a fette e uno strato di pesce. Aggiungete il riso e fate cuocere a fuoco alto continuando ad aggiungere acqua bollente (alcuni usano anche il brodo) in quantità variabili a seconda della varietà di riso scelta.
6. Quando il riso è pronto, lasciatelo riposare. Poi rovesciate la pentola su un vassoio da portata, proprio come avevate fatto con il maqloubeh.
7. Decorate a piacere con pomodorini e prezzemolo, se volete accompagnate con la salsina di tahina e infine servite ai vostri ospiti. Vedrete come saranno contenti!

» Galletta di more – Ricetta Galletta di more di Misya

Misya.info

Mettete farine, zucchero e sale a fontana in una ciotola, aggiungete al centro il burro e iniziate a impastare con la punta delle dita, fino ad ottenere un composto sbricioloso, quindi aggiungete l’acqua, possibilmente fredda di frigo, e lavorate velocemente fino ad ottenere un panetto omogeneo.
Coprite con pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per almeno 1 ora.

Nel frattempo lavate delicatamente le more, asciugatele ancora più delicatamente, quindi unitele con zucchero e maizena.

Riprendete l’impasto, stendetelo su un foglio di carta forno in una sfoglia tonda di circa 2-3 mm di spessore, quindi spostatelo nello stampo, versate al centro le more e ripiegate i bordi sulla frutta.

Sbattete l’uovo con il latte, quindi spennellate i bordi della galette, poi versate l’uovo avanzato sopra alle more.
Infornate in forno ventilato preriscaldato a 180°C e cuocete per 40 minuti.

La galletta di more è pronta, lasciatela almeno intiepidire, quindi decorate con pochissimo zucchero a velo e servite.

Siena: le trattorie preferite dagli studenti

Siena: le trattorie preferite dagli studenti

Una selezione dei migliori locali dove provare l’autentica cucina senese. Perfetta non solo per gli universitari

Se oggi faccio questo lavoro è anche perché ho studiato (e mangiato) per anni a Siena. Qui, infatti, mi sono avvicinata alla cultura del cibo, al mondo dell’agricoltura, alla realtà storica delle trattorie e delle osteria di una volta. Queste che seguono sono in parte quelle del mio cuore, dove andavamo noi studenti; altre invece sono quelle predilette oggi, altre ancora sono eterne o hanno cambiato una o più gestioni nel tempo. Insomma, un universo antropologicamente vario, dove ognuno, si spera senza polemiche, troverà la propria. E se ne avete altre da consigliare non vi resta che segnalarcele: tornare in questa città sarà sempre un piacere.

Pizzeria Poppi

Iniziamo dal principio. La prima esperienza gastronomica che bisogna avere a Siena è in assoluto il ciaccino. Si tratta della semplice focaccia tipica senese, ripiena con prosciutto cotto e mozzarella (che dà dipendenza), da mangiare calda camminando per strada. Si trova anche altrove, ma questo a due passi dalla meravigliosa piazza del Campo è l’indirizzo madre.

Osteria del Gatto

In questo caso sono di parte, perché l’Osteria del Gatto è sempre stata e continua a essere il mio luogo del cuore a Siena. Un locale semplice, con menu scritto a mano e piatti che variano di continuo, ma con alcuni punti fermi come le pappardelle alla Duilio, le polpette di carne o il lombo al miele. Non da meno le serate speciali che Marco, l’oste, organizza: come quelle di pesce o le mie amate cene libanesi!

Antica Trattoria Papei

È questo il tempio degli studenti, che qui sanno di trovare la certezza della tradizione locale a prezzi accessibili. E poi siamo in uno dei punti più belli che ci sia a Siena, in piazza del Mercato, seduti fuori nei tavolini all’aperto. Non perdetevi un classico senese (e di Papei): le tagliatelle al ragù di cinghiale, così come gli altri piatti di carne.

Osteria Permalico

In pieno centro storico una nuova gestione che si rivela una garanzia, per chi è alla ricerca della tipica cucina senese, ma non solo. Da provare le polpette enormi di cinghiale, le foglie di cappero in salamoia e le varie insalate del giorno. E il tutto a un ottimo rapporto qualità prezzo.

Taverna di San Giuseppe

Per molti è il miglior ristorante di Siena. In ogni caso si tratta di un posto stupendo, ricavato da un fondo del 1100, con all’interno una casa etrusca scavata nel tufo e picchettata a mano, adibita oggi a cantina. Andateci per un’occasione importante oppure nel caso degli studenti, come premio, magari dopo aver preso 30 e lode o un bel voto a un esame (io facevo così).

Osteria il Grattacielo

È l’osteria più antica di Siena, che aperta nel 1840 continua a essere un punto di riferimento tanto per studenti e professori, quanto per turisti, abitanti e viandanti. Qui il menu non si legge, ma si guarda direttamente al bancone, e cambia ogni giorno a seconda dei prodotti disponibili e delle voglie dei proprietari, ex studenti dell’università. Il nome deriva dal fatto che alzando il braccio si può sfiorare il soffitto del locale, visto che si tratta di un luogo estremamente piccolo… Provate!

Pizzeria Fontebecci

Se vi dovesse venire voglia di pizza, nessun problema: a Siena c’è anche questo. Oltre a varie tipologie presenti in centro, vi consigliamo di uscire dalle mura per andare in questa pizzeria in zona Stellino, Acqua Calda, che da quasi 30 anni prepara una pizza napoletana Doc di tutto rispetto (parola dei vari campani che studiano a Siena).

Osteria da Trombicche

A due passi da Piazza del Campo, merita una tappa questo locale, dove si trova l’autentica cucina senese, dai piatti freddi quali panzanella e taglieri, a quelli caldi, come la loro indimenticabile ribollita. Qui si può mangiare praticamente sempre: pranzo, merenda, aperitivo, cena. Insomma, proprio come a casa.

Orto de’ Pecci

Forse non tutti sanno che Siena è talmente bella e unica, che a pochi passi dalla meravigliosa piazza del Mercato, nel centro della città, ci si ritrova immersi in campagna. È l’Orto de’ Pecci, dove dal 1983 una cooperativa sociale si occupa dell’inserimento di soggetti svantaggiati, che provengono da situazioni di marginalità: si va dalla cura e gestione del parco e dell’orto, a quella del ristorante, con pizzeria e bar (dove si consumano i prodotti dell’orto).

Compagnia dei Vinattieri

Anche in questo caso sono un po’ di parte, perché alla Compagnia dei Vinattieri ho festeggiato il mio pranzo di laurea. Nella speranza che nulla sia cambiato nel tempo, ricordo ancora ottime le tagliatelle fatte a mano con il ragù di anatra, così come altri piatti di carne. E pare che negli ultimi anni abbiano iniziato a organizzare delle serate giapponesi ogni lunedì e martedì…

Osteria Le Logge

«Se vieni a Siena, vai a mangiare dal Brunelli». Ebbene sì, le Logge sono una vera e propria istituzione, un luogo dove per anni si sono riuniti intellettuali, politici, artisti, gastronomi, scrittori (da notare alcune dediche di una certa importanza appese alle pareti). Aperto nel 1977 da Gianni Brunelli e sua moglie Laura, oggi è nelle mani di Mirco Vigni e Agostino La Sorte in sala, mentre in cucina a preparar delizie c’è lo chef Nico Atrigna.

Orto & un Quarto

In una regione come la Toscana, dove la cucina è prevalentemente di carne, degno di nota è questo ristorante che oltre al classico menu tradizionale toscano di selvaggina, ha affiancato una scelta di piatti vegetariani e vegani. Meravigliosa la location: Orto & un Quarto, infatti, si trova in un antico agglomerato di antiche case contadine, sulle colline di ulivi appena fuori dalla città, immerso nelle campagne senesi, con una ampia terrazza esterna vista Siena.

Il Biondo

Attivo come ristorante già dal 1936, è uno dei locali più antichi che ci sia nel centro di Siena. Da qualche anno ha cambiato gestione, facendo parlare di sé soprattutto per i piatti di pesce, in particolare primi e tartare, a prezzi accessibili. E forse, in città, ce n’era bisogno.

Osteria La Sosta di Violante

All’inizio di via Pantaneto, a due passi dalla Facoltà di Lettere e Filosofia, si trova questa osteria storica, molto amata dagli studenti. Da provare sono in assoluto i pici, la classica pasta di Siena, simile a grossi spaghetti spessi, di solito conditi con vari ragù; e la carne, in particolare la tagliata.

La Ficamaschia

Questo nome deriva da un merluzzetto che di solito viene fritto, tipico di Porto Ercole, nell’Argentario, dove organizzano anche la sagra in suo onore. Qui, invece, indica una cucina prevalentemente di pesce, già a partire dall’aperitivo (che sembra essere sempre più frequentato e amato dagli studenti).

Boccon del Prete

Devo ammettere che sono anni che non torno al Boccon del Prete, però mi ricordo ancora i suoi ravioli con la crema di pecorino e i suoi pici con le mandorle. Da quel che so, gli storici proprietari Guido e Luciana hanno ceduto l’attività a due giovani che lavoravano con loro, cui hanno lentamente passato il mestiere negli anni.

Taverna di Cecco

In una viuzza un po’ nascosta nel centro di Siena, a pochi passi dalla Piazza, una trattoria storica, con tanto di tavoli all’esterno, dove trovare i piatti della tradizione locale. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ma in ogni caso anche qui provate i pici, i tortellini alla Cecco (con salsiccia e formaggio), ma anche le ottime pennette al salmone, per un vero tuffo negli anni Novanta.

Osteria il Vinaio di Bobbe e Davide

Come suggerisce il nome, qui si beve bene, con solo il meglio dei vini locali, che di certo nel Chianti non mancano. Non da meno l’attenta selezione delle materie prime e la preparazione dei piatti senesi, in particolare quelli a base di legumi e verdure (prodotti da loro).

Tea Room

Non è una trattoria, ma resta comunque uno dei luoghi preferiti dagli studenti a Siena, uno dei punti di incontro, dei luoghi più intimi e romantici che ci sia. Quante coppie sono nate o si sono date appuntamento qui per la prima volta? Quante amiche si sono raccontate, confidate? Forse solo il proprietario lo sa, che in questo locale caldo e accogliente serve un’infinita varietà di tè, in accompagnamento a deliziose torte home made.

Fuori Siena

Ma il bello di stare a Siena è anche andare fuori dalla città, le classiche gite fuori porta, dove a soli pochi chilometri di distanza ci si trova già nel cuore di zone come il Chianti (andate assolutamente da Carlino, a Gaiole). In pochi minuti a nord, ad esempio, siete nel piccolo borgo medievale di Monteriggioni, dove c’è lo storico Bar dell’Orso o Il Ceppo, dove si mangia a tutte le ore. Andando verso Grosseto, invece, cioè in direzione sud, vicino alle Terme di Petriolo (altro must studentesco), c’è Casal di Pari, con quel luogo fantastico fuori dal tempo che è la Trattoria da Rosanna (indimenticabili le sue patatine fritte). A Sovicille, a ovest, merita una tappa Donato e Donata, di origini calabresi, un punto di riferimento, soprattutto per gli amanti della carne alla brace (e non solo). A est, verso Arezzo, c’è San Gusmè, dove tutti conoscono Sira e Remino, dagli anni Sessanta.
Insomma, che cosa aspettate a prendere e partire per Siena?

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