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Pumpkin pie sì, ma mini (e con le mele): la ricetta da provare

Pumpkin pie sì, ma mini (e con le mele): la ricetta da provare

Una torta di zucca che diventa un’apple pie… o forse il contrario!

Abbiamo già visto come si fa la pumpkin pie e, dato che questa è la stagione giusta per sbizzarrirsi con le zucche in cucina, vogliamo proporvi un’alternativa alla ricetta classica: una versione più piccola, più facile, più profumata che prevede l’aggiunta di un ingrediente in più, la mela.

5 errori della pumpkin pie

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Brisée homemade

Per preparare delle mini pumpkin pie facili facili partite dalla pasta brisée.
Potete acquistarla già pronta, ma prepararla in casa è molto semplice quindi provateci.
Mescolate 200 g di farina con 100 g di burro freddo e 50 g di acqua.
Una volta pronto l’impasto potete stenderlo subito e ritagliarlo in tanti circoletti per rivestire degli stampi da tartelette o uno stampo da muffin.
Potete aromatizzare la vostra brisée con delle spezie, le stesse che utilizzerete per il ripieno di zucca, quindi cannella, zenzero, noce moscata e chiodi di garofano, e potete anche dare più colore e gusto utilizzando il cacao.

Un ripieno profumato

Questa volta il ripieno lo facciamo meno complesso di quello della pumpkin pie e più veloce da preparare.
Cuocete 500 g di zucca con la buccia, ma senza semi, a pezzi piccoli nel forno a 200° per circa 30 minuti insieme a due mele private del torsolo.
Coprite tutto con la carta argentata per fare più in fretta.
Prelevate poi la polpa della zucca e mescolatela con le mele morbide private della buccia.
Aggiungete spezie miste a volontà, circa 120 g di zucchero di canna e una manciata di amaretti sbriciolati.
Riempite gli stampini dopo aver bucherellato il fondo con una forchetta e infornate a 180° per circa 15 minuti.

Non solo panna

Quelli che vedete in genere sulla pumpkin pie sono ciuffetti di panna montata o, ancora meglio, semi-montata.
Potete aromatizzare la panna con la cannella per renderla più saporita e servirla direttamente sulle tortine o a parte in una ciotolina così ognuno può decidere se aggiungerla o meno.
Per un accompagnamento ancora più goloso potete preparare una meringa con albumi montati a neve ben ferma insieme ad uno sciroppo caldo di zucchero che non solo pastorizzerà le uova, ma renderà la meringa super compatta.

Siete pronti adesso a infornare le mini pumpkin pie con le mele? Nel tutorial troverete qualche consiglio in più per prepararle!

torta-di-zucca-e-mele

Ricetta Zafferano, crosta di zafferano e riso

Ricetta Zafferano, crosta di zafferano e riso
  • acqua
  • 15 g amido di riso
  • sale
  • zafferano
  • acqua
  • zafferano
  • 35 g olio di semi
  • 25 g amido di riso
  • 2 g sale
  • 280 g riso Carnaroli
  • 50 g burro
  • 50 g grana grattugiato
  • sale
  • aceto di vino bianco

Per la salsa
Portare a bollore 200 g di acqua, addensare con 15 g di amido di riso diluito in 20 g di acqua e sale. Togliere dal fuoco e unire 0,20 g di zafferano in stimmi (circa una trentina di stimmi). Coprire con la pellicola e lasciare in infusione per 30 minuti.

Per la crosta
Portare a bollore 225 g di acqua con 0,1 g di zafferano (una quindicina di stimmi), poi unire 35 g di olio di semi e 25 g di amido di riso. Frullare e aggiungere 2 g di sale. In una padella molto calda versare un po’ di composto (come per una crespella) e cuocerlo a fuoco vivace finché non si forma la cialda. Porre ad asciugare su carta da cucina.

Per il riso
In una casseruola tostare 280 g di riso Carnaroli, bagnare con acqua bollente e cuocere per 13-14 minuti. Togliere dal fuoco e mantecare con 50 g di burro e 50 g di grana grattugiato, regolare di sale e insaporire con 1 cucchiaino di aceto di vino bianco.

Per la finitura
Disporre la salsa al centro dei piatti con il riso a parte e la crosta di zafferano.

Arrivano le arachidi 100% italiane

Arrivano le arachidi 100% italiane

Sono coltivate in Emilia Romagna e sono più piccole e più scure di quelle straniere: una produzione made in Italy dal seme allo scaffale

Fino a qualche giorno fa, se volevamo comprare delle arachidi, la scelta era praticamente obbligata verso un prodotto straniero: noccioline provenienti dall’Egitto o da Israele o dagli Stati Uniti, per esempio. Ora, invece, è stato annunciato il lancio sul mercato delle prime arachidi 100% italiane dal seme allo scaffale.

L’iniziativa

Si tratta di un’iniziativa di Coldiretti, Noberasco e SIS, Società Italiana Sementi, società del gruppo agroindustriale B.F., secondo i quali una filiera dell’arachide nazionale presenta un enorme potenziale di sviluppo e vedrà nei prossimi anni tutto il comparto impegnato a riattivare gli aspetti agricoli e industriali necessari a rispondere a una richiesta dei consumatori che si preannuncia di grande valore (gli acquisti di frutta secca sono raddoppiati negli ultimi dieci anni in Italia) e che potrebbe portare alla coltivazione di oltre trentamila ettari sul territorio nazionale.

Com’è l’arachide italiana

Più piccola, più scura e un con gusto particolare rispetto alle tipologie convenzionali, ma sempre ricca di proteine, il seme dell’arachide italiana viene depositato in campo nel mese di aprile, mentre il raccolto avviene verso la metà o fine settembre; la coltivazione dell’arachide necessita di terreni torbosi, di temperature elevate e di molte ore di luce, tutte caratteristiche che si sposano con il clima italiano. Proprio per queste caratteristiche la regione che ha visto maggiormente svilupparsi questa coltivazione è stata l’Emilia-Romagna e in particolar modo la zona del Ferrarese.

La rinascita di una filiera

In realtà quello dell’arachide italiana è un ritorno, la rinascita di una filiera abbandonata 50 anni fa perché non ritenuta conveniente e che invece ora consentirà la ripresa di un know-how, di una ricerca e di un segmento occupazionale di grande rilievo. Secondo i promotori dell’iniziativa c’è poi l’aspetto della sostenibilità e della salubrità dell’arachide italiana. I cosiddetti food miles – ovvero i km percorsi dal prodotto dal luogo di produzione al luogo di consumo – saranno quasi azzerati portando vantaggi importanti alla qualità del prodotto, al tempo e all’efficacia dell’essicazione, che in molti casi avverrà in impianti “in campo”. Proprio l’essiccazione – procedura fondamentale per la qualità del prodotto – è uno degli aspetti che saranno approfonditi e probabilmente posti al centro di future sperimentazioni.

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