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Il latte giallo è più buono

La Cucina Italiana

Il latte Salvaderi è intero, non omogenizzato, pastorizzato giusto il minimo indispensabile (72°, 15 secondi) per poterlo distribuire in tutta Italia e grazie alla sua delicatezza, alla dolcezza, al profumo di panna ha già conquistato diversi ristoranti di livello, anche stellati: da Il Luogo Aimo e Nadia di Milano al Dal Pescatore Santini di Canneto sull’Olio. 

Il segreto del latte giallo

Il segreto, ovviamente, non sta solo nel tipo di razza scelta – che per altro non digerisce il betacarotene, e quindi produce un latte particolarmente giallo – ma nella cura estrema con cui vengono allevati gli animali. «Da marzo a fine ottobre stanno al pascolo tutto il giorno, liberi di muoversi e anche di dormire all’aperto durante le notti estive più calde», riprende Damayanthie Barbieri. «Nei mesi freddi, invece, vengono nutriti con il fieno prodotto dalla nostra erba essicata». L’obiettivo è quello di garantire loro la salute, garantendo anche la fase di riposo – a inizio anno – quando nascono i cuccioli. Dopo un piccolo stop, da metà febbraio la produzione prosegue con un latte che assume via via caratteristiche diverse. «Quello a inizio lattazione è ricco di zuccheri, alla fine invece di grassi (dal 3% al 6%). Inoltre, l’aroma cambia con le stagioni e quindi in base all’alimentazione: il più intenso coincide con i pascoli estivi».

Bere bene il latte giallo

Quanto al modo più corretto di gustarlo: «Liscio e a temperatura ambiente, riempiendo una tazza
e lasciandola trenta minuti fuori dal frigorifero. Per chi non vuole rinunciare a macchiarlo con il
caffè: l’abbinamento migliore, consigliato dal Bugan Coffee Lab di Bergamo, è con il Brasile Rhio
Brilhante».

Zeppole di San Giuseppe: la ricetta del pastry chef Nicola Di Lena

La Cucina Italiana

Preparazione Zeppole di San Giuseppe

Zeppole di San Giuseppe senza glutine e senza lattosio

Ingredienti

Per circa 20 zeppole di diametro 7 cm

Per l’impasto 

200 g di acqua 
100 g burro senza lattosio 
160 g farina senza glutine per dolci 
170 g di uova intere (circa 4/5 uova, se usate farina normale ne bastano 3/4) 
5 g di sale

Per la crema pasticcera senza lattosio e senza glutine 

1 litro di latte senza lattosio 
200 g di zucchero 
100 g amido di mais 
7 tuorli 
1 bacca di vaniglia 
1 buccia di limone

Procedimento

Per l’impasto

Bollire assieme acqua, burro e sale, aggiungere la farina setacciata e tenere sul fuoco per almeno 10 minuti, finché si separa bene dal cucchiaio, quindi riporre il composto in una bowl. Prendere un frustino e incorporare pian piano le uova amalgamando bene tutto. Inserire la pasta ottenuta in una sac à poche con punta a stella e stenderla su fogli di carta da forno, disegnando dei cerchi di circa 6 o 7 cm di diametro.

Scaldare bene (circa 180°/185°) abbondante olio di semi di girasole in una padella larga e capiente e immergere le zeppole sulla carta da forno (consiglio: potete immergere direttamente la carta da forno nell’olio, vedrete che la pasta si staccherà da sé) e girarle a metà cottura.

Quando saranno diventate dorate, scolare le zeppole e appoggiarle su un piatto con carta assorbente lasciandole raffreddare.

Per la crema pasticcera

Scaldare il latte con lo zucchero, la buccia di limone e la stecca di vaniglia. Nel frattempo mescolare bene l’amido di mais con le uova. Prendere una piccola parte del latte e incorporarla alla miscela appena preparata, quindi versare il composto ottenuto nel restante latte e continuare a mescolare, sempre sul fuoco. Quando inizia ad addensare, lasciar bollire per 5 /10 minuti a fuoco basso e toglierla dal fuoco per riporla in una ciotola coperta con un foglio di pellicola a contatto, affinché non si formi la noiosa crosticina.

Quando la crema è fredda togliere il limone e la vaniglia e frustare per qualche minuto affinché diventi omogenea e fine. Versare la crema nella sac à poche e farcire le zeppole (abbondantemente, siamo in Puglia!).

Se desiderate, cospargete con zucchero a velo e cannella, in alternativa è possibile passare le zeppole appena fritte nello zucchero semolato e cannella.

Infine, farcire la zeppola anche all’esterno nella parte superiore e porvi sopra un’amarena sciroppata.

Consiglio

È possibile preparare gli impasti anche il giorno prima riponendoli in contenitori ermetici in frigorifero.

Gucci Garden: Karime Lopez e Martina Bonci, intervista doppia

La Cucina Italiana

MB: «Sono di origini umbre, ho sempre lavorato in Italia, ma ho avuto la possibilità di fare tanti viaggi di piacere per scoprire il resto del mondo. Ho fatto tesoro di questi viaggi e nelle mie ricette metto sempre qualche ricordo di quello che ho visto. Fin da bambina ho frequentato Firenze perché mio papà ha fatto l’università qui e quindi il legame è forte. La città è un museo a cielo aperto, un’emozione quotidiana che ti rapisce, come la luce che filtra adesso attraverso le vetrine, vedi che è magica?».

Qual è il vostro piatto tipico fiorentino preferito?

KL: «Senza dubbio la pappa al pomodoro. All’Osteria la serviamo come benvenuto dei nostri menù: un piccolo bignè farcito di pappa al pomodoro completato con una glassa al parmigiano».

MB: «La ribollita, con l’olio nuovo e il pane tostato».

Ribollita toscana

E quello del cuore?

KL: «Tacos, il profumo delle tortillas di mais mi manca molto».

MB: «Tagliatelle fatte in casa con il sugo di carne che mi ricordano le mie nonne».

Gucci Garden Karime Lopez e Martina Bonci intervista doppia
Tagliatelle con ragù alla bolognese

Le tagliatelle con ragù alla bolognese sono un gustoso primo piatto emiliano, grande classico della cucina di casa amato da tutti!

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Entrambe avete girato tanto, qual è il nostro piatto che meglio rappresenta la cucina italiana nel mondo?

KL: «Qualsiasi piatto di pasta, secca o fresca. Ma secondo me c’è una ricetta che meriterebbe di essere più conosciuta e apprezzata anche all’estero: le olive all’ascolana».

MB: «Penso che la pizza li batta tutti».

Che cosa non manca mai nella vostra dispensa?

KL: «Il formaggio».

MB: «La pasta, e nel mio mobile bar whisky, limone e zucchero».

Lavorate per un marchio che è emblema di eleganza e incanto. Qual è il vostro rapporto con la bellezza?

KL: «Lavorare per una maison come Gucci è emozionante, ti ispira in ogni momento, ti dà fiducia che quello che fai sarà motivo di gioia per qualcuno. La bellezza non è ferma, ogni giorno si evolve, ogni giorno è diversa, ogni giorno è una sorpresa: è sufficiente entrare in questo palazzo, ammirare la piazza, guardare una collezione di abiti per capire che in ogni cosa la si può coltivare. Non solo nei tessuti più pregiati, anche in un piatto di baccalà o in un drink».

Karime Lopez

SOFIE DELAUW

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