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Come fare un pesto facile e veloce con i pomodori secchi

Come fare un pesto facile e veloce con i pomodori secchi

Vi presentiamo il condimento più semplice dell’estate da preparare in un attimo per paste e insalate con quel tocco in più!

Il pesto di pomodori secchi è quel condimento diverso da portare in tavola per stupire.
Sta bene sulla pasta, con un’insalata fredda di legumi o cereali e anche con la carne.
Si prepara in un attimo e si può insaporire in tanti modi.

Pomodori secchi. Quali?

Per preparare il pesto di pomodori secchi vi suggeriamo di utilizzare quelli sott’olio che sono già morbidi e non troppo sapidi.
Ma se avete dei pomodori essiccati potete lasciarli in ammollo per un paio d’ore per farli rinvenire e per addolcirli un po’.
Il procedimento poi resta lo stesso perchè i pomodori vanno frullati con gli altri ingredienti.
Ecco la ricetta.

La ricetta del pesto di pomodori secchi

Scolate bene 400 g di pomodori secchi sott’olio e frullateli con una manciata di pinoli e di mandorle.
Decidete voi la quantità di frutta secca e anche la consistenza che volete ottenere. Noi vi suggeriamo di frullare grossolanamente per conservare un po’ di croccantezza.
Aggiungete anche del basilico fresco e frullate ancora.
Per rendere la salsa più cremosa versate a filo un po’ di olio evo, ma senza esagerate soprattutto se la base è di pomodori sott’olio.
Non aggiungete sale perché i pomodori sono già molto saporiti.

pesto-di-pomodorini-secchi

Variante più profumata

Potete aggiungere più basilico per ottenere un mix tra pesto classico e pesto di pomodori secchi. Il risultato sarà più delicato e profumato.
Non dimenticate un pizzico di peperoncino se amate il piccante o una manciata di capperi dissalati per un retrogusto leggermente acido.

Pesto alla siciliana

Non confondete la ricetta del pesto di pomodori secchi con quella del pesto alla siciliana perché si tratta di due cose ben distinte.
Il pesto alla siciliana si prepara con i pomodori ramati crudi e freschi e tra gli ingredienti ci sono anche ricotta e parmigiano.
Si tratta di una salsa più ricca e cremosa perfetta per condire in particolare primi piatti.

#OggiDelivery: orecchia d’elefante – La Cucina Italiana

#OggiDelivery: orecchia d'elefante - La Cucina Italiana

Oltre 50 anni di storia, 3 stelle Michielin e assoluta attenzione per le materie prime. Ecco l’orecchia di elefante del Ristorante Da Vittorio da gustare anche a casa #oggidelivery

L’eccellenza del Ristorante Da Vittorio arriva anche a casa grazie al primo servizio a domicilio tristellato d’Italia. Il delivery della famiglia Cerea si chiama Da Vittorio at Home: sono previsti tre menu diversi (carne, pesce e vegetariano), composti da 4 portate ciascuno e completati da amenities dolci e salate e cestino del pane. Non manca la wine list, con la quale completare la propria esperienza di gusto. Ogni settimana inoltre c’è un menu speciale da provare.

Accanto a Da Vittorio at Home, il delivery si arricchisce due altri format: “I Must“, ovvero i grandi cavalli di battaglia sempre in menu, come l’orecchia d’elefante, e Da Vittorio Selection, dove è possibile acquistare un’icona assoluta come i Paccheri alla Vittorio, un’esplosione di gusti mediterranei a base di pomodoro e parmigiano.

#OggiDelivery: orecchia d’elefante Da Vittorio

L’orecchia di elefante viene preparata con una costoletta di vitello piemontese, impanata prima nell’uovo e poi nella mollica di pane mischiata alla sbriciolata di grissini torinesi, e cotta nel burro chiarificato. Come accompagnamento, patate al forno e pomodorini di Pachino appena scottati con aglio e timo.

Consigli per l’abbinamento vino? Per i paccheri, Corte del Lupo 2016 Curtefranca Ca’ del Bosco; per l’orecchia d’elefante – Bolgheri Le Serre Nuove 2017 Tenute dell’Ornellaia.

È così che Chicco e Bobo Cerea, executive chef di Da Vittorio, riescono a rimanere vicini a chi ama la loro cucina: «con Da Vittorio at Home abbiamo cercato di restare vicini ai nostri clienti. Abbiamo cercato di intercettare le loro richieste e i loro desideri con la volontà di mantenere vivo il legame profondo che ci unisce a loro. E questo aspetto è stato molto apprezzato».

 

 

La tapenade: più che un pâté d’olive!

La tapenade: più che un pâté d'olive!

Una salsa provenzale, ottima come condimento per la pasta, per accompagnare carni, verdure e formaggi, ma anche su bruschette e tartine

Se diciamo Francia, cosa vi viene in mente? Di sicuro Parigi con la Torre Eiffel, ma anche le infinite distese di campi di lavanda che caratterizzano la regione della Provenza. Ecco proprio da lì, proviene una delle salse più gustose che c’è: la tapenade, un composto a base di olive, capperi e acciughe, da accompagnare a secondi piatti a base di carne, a verdure e formaggi, ma anche da utilizzare come sugo sulla pasta o da spalmare sulle tartine o sulle bruschette.
Nella nostra gallery, troverete qualche curiosità sulla tapenade, mentre di seguito potrete leggere la ricetta tradizionale e alcune sue varianti.

La ricetta della tapenade

Ingredienti

Per ottenere circa mezzo kg di prodotto, procuratevi:

250 g di olive nere denocciolate
50 g di capperi sottaceto
20 g di acciughe sott’olio
olio evo
aglio

Procedimento

Per prima cosa, risciacquate capperi e acciughe sotto l’acqua corrente per dissalarli, poi asciugateli con della carta da cucina. Procuratevi un mortaio, riponetevi tutti gli ingredienti e lavorateli con il pestello, fino a ridurli a una poltiglia. Aggiungete l’olio a filo, poco a poco, in modo da addensarla e renderla cremosa. Se non avete il mortaio, potete sminuzzare tutti gli ingredienti, tagliandoli finemente col coltello.

Le varianti della tapenade

C’è chi aggiunge alla tapenade del succo di limone, per dare quella nota acidula; chi invece, la condisce con delle erbe aromatiche di stagione; chi ancora la insaporisce con del vino: insomma, potete sbizzarrirvi con la fantasia. Ma la prima versione da provare resta sempre l’originale per gustarla in tutta la sua bontà.

Come si conserva la tapenade

La tapenade può essere conservata in frigo in un barattolo di vetro, coperto con abbondante olio evo fino all’orlo, almeno per una decina di giorni.

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