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Torta pupazzo di neve – Ricetta di Misya

Torta pupazzo di neve - Ricetta di Misya

Innanzitutto lavorate bene il burro con lo zucchero.

Incorporate poco per volta il latte a filo alternandolo con le polveri (cacao, farina e lievito) setacciate.

Distribuite il composto nei 2 stampi (imburrati e infarinati) e cuocete per circa 50-60 minuti a 170°C, in forno ventilato già caldo (mi raccomando la prova stecchino!).
Sfornate e lasciate raffreddare completamente.

Una volta fredde le basi, procedete: montate bene la panna ben fredda di frigo.

Tagliate le 2 basi orizzontalmente per ottenere 4 dischi, quindi farciteli con 2/3 della panna montata e il cocco.
Disponete le torte su di un vassoio e ricopritele con la panna avanzata, collegandole tra di loro, aiutandovi con una spatola.

Montate la panna per la decorazione, mettetela in una sac-à-poche dal beccuccio a stella non troppo grande e decorate l’intera superficie con piccoli ciuffettini di panna.

Spolverizzate con la farina di cocco e posizionate le caramelline per creare occhi, naso e bottoni.

Spezzettate il cioccolato, scioglietelo (in microonde o a bagnomaria), coloratelo con poco colorante alimentare e usatelo per creare bocca e sciarpa.

La torta pupazzo di neve è pronta, conservatela in frigo fino al momento di servirla.

Alghe, perché sono buone per noi e per il Pianeta

La Cucina Italiana

Popolarissima è l’alga giapponese nori, usata per la preparazione del sushi. È un’alga rossa dal sapore delicato e ricca di vitamina B12, di betaina, che inibisce il rischio cardiovascolare, e di ferro. 

Altrettanto diffusa la lattuga di mare (Ulva lactuca) dal colore verde brillante, raccolta per lo più in primavera e in autunno, stagioni in cui il livello di nutrienti sono al massimo. 

Meno conosciuta, ma di origine Europea, è l’alga nota come Spaghetti di mare. Spaghetti di mare (Himanthalia elongata) è un’alga bruna tipica del Nord Europa. Ha un odore pungente e un sapore caratteristico. Questo nome curioso è dovuto alla particolare forma delle foglie lunghe e strette vagamente somiglianti a spaghetti. Non ha una grande tradizione nell’uso gastronomico, tuttavia negli ultimi anni il consumo è cresciuto costantemente fino a diventare l’alga raccolta in maggiore quantità in Europa per scopi alimentari.

Molto di moda ora è l’alga Kelp che, oltre a essere molto saporita, disacidifica l’oceano rimuovendo l’azoto, il fosforo e l’anidride carbonica in eccesso. In Italia è conosciuta come laminaria ed è della famiglia delle alghe brune dal basso contenuto calorico e dal ricchissimo potenziale nutritivo con un alto livello proteico, minerali come iodio, potassio e zinco, e diverse vitamine. La più conosciuta tra le Kelp è la kombu spesso usata per preparare il dashi, il tipico brodo di pesce giapponese, ingrediente fondamentale di molte preparazioni.

Wakame. È tra gli ingredienti principali della notissima zuppa di miso ma può essere mangiata anche cruda (dopo un breve ammollo in acqua), eventualmente unita ad altre verdure. Per preparare la tradizionale insalata di alghe wakame, bisogna tagliarle a striscioline e mescolarle con olio di sesamo, semi di sesamo tostati, aceto di riso, miele o zucchero, zenzero.

Secondo la FAO, nel 2019 la produzione di alghe marine in Asia è il 97,4% di quella mondiale, mentre Stati Uniti e Europa hanno contribuito, rispettivamente, per l’1,4 % e lo 0,8 %. 

Progetti correlati 

Ad ottobre a Roma è stato presentato il progetto Algae dell’azienda SuperNaturale. L’azienda-collettivo impegnata nell’importazione e distribuzione di prodotti etici e simbolici celebra le «grandi rigeneratrici del mare»: le alghe. Algae è un progetto dedicato alle alghe, con una proposta di appuntamenti mirati alla divulgazione, promozione e degustazione di questo straordinario vegetale, grazie al supporto di esponenti del food system consapevole italiano. 
Oltre a questo, l’azienda ha proposto e promosso un reportage girato in mare, precisamente nel tratto Atlantico-Cantabrico, che racconta il grande superpotere delle alghe: l’assorbimento di CO2 e la termoregolazione dei mari. 

Parla come mangi: il cibo nei proverbi e nei modi di dire

La Cucina Italiana

«Ma parla come mangi». Chi non se lo è mai sentito dire? Il cibo è infatti uno dei grandi protagonisti di proverbi e modi dire italiani che dalla cucina sono riusciti a tirar fuori numerose perle di saggezza popolare. Ecco qualche esempio.

Parla come mangi

Il pane

Cominciando con l’alimento più diffuso su ogni tavola è quasi scontato partire con la descrizione di una persona mite e altruista definita da tanti buona come il pane. O, per far prima, si dice che è un pezzo di pane. Pane per i tuoi denti è invece un’espressione utilizzabile in più contesti, compresi quelli che implicano una sorta di vendetta dopo un torto ricevuto. Un po’ come rendere pan per focaccia. Chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti è certamente un modo colorito per esprimere un concetto triste (chi può non fa, chi invece vorrebbe non ne ha i mezzi), mentre portare a casa la pagnotta indica la soddisfazione di quanti, a fine giornata, possono tornare a casa dopo il lavoro decisamente soddisfatti. L’uomo non vive di solo pane, infine, sottolinea che per star bene c’è anche bisogno di altro rispetto alle sole cose materiali.

Acqua, latte, uova

Acqua in bocca è il modo più diffuso per esortare qualcuno a mantenere un segreto, avere l’acquolina in bocca, invece, indica letteralmente produrre bava al solo pensiero o vista di una pietanza irresistibilmente appetitosa. Inutile piangere sul latte versato significa dispiacersi per qualcosa ormai impossibile da rimediare, trovare il pelo nell’uovo essere molto puntigliosi e rompiscatole, al punto di cercare un difetto o un pretesto per puntare il dito verso qualcun altro anche quando è praticamente impossibile riuscirci.

Proverbi scientificamente provati

Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere è invece un proverbio con almeno due chiavi di lettura: può essere utilizzato per dire che tanto è inutile fare il misterioso con chi conosce perfettamente i fatti altrui; oppure, per metaforizzare in modo originale, che se tutti venissero a conoscenza di un segreto, non sarebbe più tale. Ad ogni pentola il suo coperchio vuol dire che ogni persona ha il compagno o la compagna che si merita, mentre, soprattutto nelle regioni del sud, si usa dire che tutte le carni finiscono al macello per indicare che anche i più sfortunati con Cupido alla fine riusciranno a trovare l’anima gemella. Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere non ha bisogno di grandi spiegazioni, così come buon vino fa buon sangue e una mela al giorno toglie il medico di torno. Scientificamente provato. Idem per chi va a letto senza cena, tutta la notte si dimena.

Modi di dire “da favola”

Gallina vecchia fa buon brodo prende spunto dal fatto che quando l’animale in questione è avanti con l’età è più saporito. Un po’ come dire che è sempre bene fidarsi di chi ha esperienza o che la donna con qualche anno in più sa come rendere piacevole il rapporto amoroso con un ragazzo più giovane. La gallina che fa le uova d’oro, invece, è una metafora usata per descrivere una persona, un’attività o una situazione estremamente redditizia, prendendo spunto da una favola di Esopo.

Frasi fatte in compagnia

L’acqua fa male e il vino fa cantare è il motivetto di quanti, dopo una serata in compagnia, sanno come tornare a casa in modo decisamente allegro. L’ospite è come il pesce e dopo tre giorni puzza non richiede grandi parafrasi scientifiche. Nella botte piccola c’è il vino buono, tutto fa brodo o rompere le uova nel paniere sono altri modi di dire così diffusi che davvero in pochi non saprebbero come spiegarseli. Se non è zuppa è pan bagnato è invece quell’esclamazione che si usa per una cosa che è più o meno uguale a un’altra, con pochissima differenza. La minestra riscaldata indica quella storia amorosa (e non solo) dalla quale è meglio stare alla larga dopo averci già provato senza successo. Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino tradotto potrebbe essere: chiunque compie più volte un’azione proibita, alla fine rischia di subire conseguenze rischiose. E poi, ancora, dolce come il miele, avere il prosciutto davanti agli occhi, avere a che fare con una patata bollente, essere un broccolo. Insomma, il cibo nelle nostre chiacchiere di tutti i giorni abbonda. Altri suggerimenti?

Ricerche frequenti:

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