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Le tonnare fisse di Carloforte e il tonno nella cucina tabarchina

Le tonnare fisse di Carloforte e il tonno nella cucina tabarchina

L’elemento centrale della cultura tabarchina è senza alcun dubbio il tonno, intorno al quale ruota gran parte della vita e dell’economia locale. Ecco tre ricette della tradizione

«I tabarchini sono maestri del tonno: lo sanno pescare, lavorare, cucinare». E proprio a Carloforte si trovano ancora le ultime tonnare fisse d’Italia, insieme a quelle di Portoscuso, sempre in Sardegna.

Le tonnare fisse di Carloforte

È importante sottolineare che le tonnare di Carloforte, un tempo sull’isola Piana, sono praticamente le uniche fisse rimaste in Italia. Ciò che le differenzia dalle altre è il fatto di essere un tipo di pesca sostenibile e non invasiva, che permette di selezionare il tonno da pescare, prendendo solo quello in transito. Per questo è stata anche proposta come patrimonio dell’umanità all’Unesco. Le grandi tonnare mobili, invece, come quelle con reti da circuizione o palangari, mortificano la specie con catture sconsiderate, pescando branchi interi di tonni in poco tempo. Per tutti questi motivi, i tabarchini vanno giustamente fieri del loro tonno, il bluefin (Thunnus thynnus) chiamato comunemente tonno rosso e considerato da molti il migliore al mondo e ciò spiega il suo prezzo più alto degli altri. Per i tabarchini costituisce ancora una buona parte dell’economia locale: «Fino a un passato ancora recente è stato una risorsa inestimabile, qualcosa come il bufalo per i nativi americani o la foca per gli Inuit», si legge nel testo Stiamo scomparendo. Viaggio nell’Italia in minoranza, di Ctrl Magazine, tra i pochi ad aver trattato questo tema con Sergio Rossi, autore insieme alla biologa Nadia Repetto del libro Le ragioni del tonno, in cui emerge chiaramente l’importanza del tonno. I tabarchini, infatti, conoscono perfettamente ogni sua singola parte, con i rispettivi migliori utilizzi in cucina.

Il tonno nella cucina tabarchina

Nella cucina tabarchina il tonno è onnipresente, tanto nelle case quanto nei ristoranti, in tutte le sue parti. Del tonno non si butta via niente! Oltre alle scatolette sott’olio, tra le migliori che ci siano in circolazione, il tonno rosso di Carloforte viene messo anche sotto sale direttamente crudo, dopo essere stato ripulito e lavato. Una volta essiccato, viene tagliato come se fosse un vero e proprio salume, tipo bresaola. Questa preparazione si chiama musciamme o musciame, e si consuma sia da sola, sia insieme ad altri ingredienti; non a caso è diffusa anche in Liguria, dove si prepara in modo molto simile, poiché ricordiamo che i tabarchini sono gli attuali discendenti dei genovesi emigrati in Tunisia, a Tabarca. Un’altra specialità molto comune è il Belu, cioè lo stomaco del tonno, una sorta di trippa, che viene preparata in due modi: fresca, con sugo di pomodoro fresco e cipolla; o essiccata e poi reidratata, proprio come lo stoccafisso. Ma del tonno si mangia anche il cuore, l’esofago, lo stomaco, le uova cioè la bottarga e così via. Insomma, tutto quello che si può! Il suo passaggio strategico nel Mediterraneo viene detto tonno di corsa, poiché quando passa è in corsa per la riproduzione, di solito tra aprile e giugno. Per questo, uno chef di Carloforte, Secondo Borghero, ha deciso di chiamare proprio così il suo locale, Al tonno di corsa, uno dei migliori che ci sia in zona. «Ho aperto questo ristorante nel 1980, con l’idea di promuovere la cucina e la cultura carlofortina. Il nome, infatti, è un richiamo al pesce da corsa pescato nelle nostre tonnare. Avendo sempre avuto la passione per la cucina, prima ho fatto varie stagioni qua e là, ma quello che mi è sempre interessato è la coscienza antropologica legata al cibo». Borghero è uno degli ambasciatori del tonno locale, che prepara in infinite declinazioni: «Ma non lo utilizzo mai tutto l’anno, solo nella sua stagione, cioè quando migra in queste acque, tra aprile, maggio e giugno». Dunque, ecco tre sue ricette, molto diffuse nella cucina tabarchina.

La pasta e il pesto alla carlofortina

Questo piatto è l’ennesima conferma del legame indissolubile tra i tabarchini e la propria terra d’origine, la Liguria. Ma è la dimostrazione di come la cucina tradizionale si evolve e cambia, sempre e di continuo. «Appena giunti a Carloforte», ci racconta Secondo, «i tabarchini non riuscivano a fare il basilico come quello ligure, poiché ha dei tratti unici, dati dal microclima, dal territorio e da tanti altri fattori. In particolare, il basilico a Carloforte veniva un po’ mentolato. Così i tabarchini hanno iniziato a fare una sorta di pesto che sapeva leggermente di menta, aggiungendo aglio e altre erbe in quantità come la maggiorana, per coprire questa nota. Si faceva anticamente nelle case: è una ricetta popolare». Poi nel tempo questa sorta di pesto tabarchino si è evoluto, con l’aggiunta di pomodoro e soprattutto del tonno, che è diventato l’elemento centrale del piatto, forse per compensare il mancato sapore del pesto ligure. Così, oggi si fa una sorta di ragù di tonno, dove il pesto è solo secondario.
Vi potrà capitare di trovare la pasta alla carlofortina anche con le trofie, ma in realtà il formato originale sono i casulli: si tratta di una pasta fresca tipica tabarchina, fatta con semola di grano duro, a forma di gnocco. Per questo ricorda un po’ i malloreddus sardi, seppur più grandi. Attenzione però a non confonderli con un altro formato di pasta tabarchina, i curzetti, che non hanno quella rigatura tipica dei casulli, indispensabile per reggere il sugo alla carlofortina.

Ingredienti per 4 persone

400 g di casulli
80 g di sale
100 g di tonno (buzzonaglia sott’olio)
50 g di cipolla
1 mazzo di basilico
1 spicchio d’aglio
2 rametti di maggiorana
80 g di parmigiano
8 pomodori secchi
qb olio extravergine d’oliva

Procedimento

Lessate per 10 minuti i pomodori, poi passateli con il passaverdura. Preparate un fondo con l’olio e la cipolla a fiamma bassissima per 10 minuti circa, aggiungete il pomodoro passato e cuocete a fuoco moderato per 15 minuti; mettete la buzzonaglia ben asciutta priva dell’olio di conservazione e profumate con la maggiorana. Preparate una salsa verde a crudo con il mazzo di basilico, 3 cucchiaini di olio extravergine, un pizzico di sale grosso e frullate il tutto. Cuocete i casulli in abbondante acqua per circa 18 minuti. Saltate la pasta in un tegame per qualche minuto con il sugo di pomodoro e il tonno. A fuoco spento aggiungete la salsa di basilico e il formaggio. Qualche consiglio: la caratteristica di questo piatto è la sua succulenza, dunque il suo condimento deve essere abbondante.

La capunadda, il pane dei pescatori (e la facussa)

Non a caso, ancora una volta, questo piatto ricorda più il caponadda genovese che la caponata siciliana. Si prepara con varie parti del tonno, quelle che di solito siamo abituati a scartare, ritenute più povere, come ad esempio la buzzonaglia, cioè quella zona del filetto a contatto con la lisca centrale, che risulta più scura perché irrorata di sangue e per questo ritenuta meno pregiata. Queste vengono poi condite con pomodoro fresco e gallette, fino a costituire una sorta di insalata molto fresca, chiamata il pane dei pescatori. In questo piatto c’è anche un altro ingrediente molto importante per i tabarchini, in quanto ennesima testimonianza attiva del loro essere stati a Tabarca. Si tratta della facussa, di cui ce ne parla il professor Capriata Nicolo (un nome molto diffuso tra i tabarchini): «Quando sono emigrati dalla Tunisia si sono portati dietro i semi di questo ortaggio, che oggi ormai viene coltivato anche sull’isola di San Pietro, tant’è che è considerato una specialità isolana. Ma le sue origini sono a Tabarca. Poi negli anni qualcuno ha iniziato a regalare i semi ad alcuni amici, così si è diffuso anche fuori, ad esempio… in Liguria. E lo stesso hanno fatto anche con alcuni pomodori come i Trei Canti». La facussa è una sorta di cetriolo con una forma particolare, che si attorciglia su stessa crescendo, simile alla zucchina, ma con un sapore leggermente più salato; di solito si prepara crudo in insalata, quasi sempre con piatti a base di tonno, come questo.

Ingredienti

200 g di gallette
4 pomodori di media grandezza (300 g circa)
100 g di buzzonaglia
5-6 fettine di cuore di tonno
5-6 fettine di musciamme
150 g di facussa tagliata a tocchi
qb olio extravergine d’oliva
5-6 foglie di basilico
1 rametto di maggiorana
qualche goccia di aceto rosso

Procedimento

Ammorbidite con pochissima acqua le gallette, spezzettatele e conditele con olio extravergine d’oliva e aceto rosso.
Tagliate i pomodori a spicchi avendo cura di eliminare la maggior quantità di liquido e semi. Sminuzzate le fette di cuore e musciamme, sbriciolate la buzzonaglia. Aggiungete i tocchi di facussa, le foglie di basilico e la maggiorana. Questo è un piatto tipicamente estivo che va consumato appena preparato, in modo tale che la galletta conservi la croccantezza.

Il tonno alla carlofortina, l’arrosto dei tabarchini

Con il tarantello, quella parte molto magra tra il dorso e la ventresca, si prepara il buonissimo tonno arrosto alla carlofortina. Si tratta di una sorta di brasato che, infatti, nella tradizione carlofortina, viene chiamato «tonno arrosto», proprio come se si trattasse di un arrosto cotto in tegame, conclude Secondo.

Ingredienti

800 g di tonno (tarantello)
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 bicchiere di vino bianco
1 tazzina da caffè di aceto bianco
5-6 foglie di alloro secco
3 spicchi d’aglio
qb sale

Procedimento

Tagliate la polpa del pesce a tocchi grandi dal peso di 70/80 g e alti 3-4 cm. Passate in olio caldo per non più di un minuto i tocchi di tonno. In un tegame a fondo largo scaldate a fuoco lento dell’olio extravergine con dell’aglio nella sua camicia; dopo qualche minuto togliete l’aglio. A parte stemperate in una tazza il concentrato di pomodoro con l’aceto e unite nel tegame a fuoco basso. Appena l’aceto è sfumato disponete nel tegame i tocchi di tarantello, bagnate col vino bianco, profumate con le foglie di alloro, salate e fate cuocere a fuoco basso per 30 minuti circa.
Infine, dopo la cottura si consiglia di far riposare la pietanza per qualche ora.

Delivery Roma, le 10 migliori nuove proposte

Delivery Roma, le 10 migliori nuove proposte

Idee brillanti e servizi speciali, dalla paella alla pizza in kit, passando per le cucine stellate e i poke che stanno facendo impazzire i romani

Il Lazio entra in zona arancione e ai ristoranti non rimane che asporto e delivery. Nel frattempo, le chiusure serali che persistono ormai da diversi mesi avevano convinto molti a implementare questo servizio, spesso aguzzando l’ingegno e tirando fuori delle ottime idee. Senza contare le coraggiose nuove aperture, che nonostante tutto stanno rivoluzionando il panorama romano. Il risultato? All’elenco già parecchio nutrito di aprile (vedi qui), si sono aggiunti altri dieci nuovi ristoranti che meritano la menzione per le proposte, spesso innovative, per tutti i gusti e tutte le tasche.

Baby Bao

Ha appena aperto in piazza Trilussa e già promette di diventare locale di successo. Intanto, è partito con la consegna casalinga per farsi conoscere. Il progetto è stato ideato dalla proprietà di Meccanismo e Café Friends insieme a Marco Del Vescovo, che già aveva sondato la cucina orientale con il progetto Yugo. Oggi ci riprova con questo indirizzo pop, la cui cucina è affidata ad Andrea Massari (esperienza appunto da Yugo), che ha ideato un menu con quattro tipologie di Dim-Sum, cinque di Bao, due piatti principali Baby Specials come Ramen e Ribs in salsa agrodolce e due tipologie di dolci tradizionali o che ammiccano alla tradizione: i Mochi in tre diversi gusti e un Bao ripieno di gelato. Il consiglio è di acquistare la vaporiera al primo ordine, così si potranno rinvenire al meglio i prodotti in casa sia al momento che in futuro.

Pokè Don

Prima del Pokè, che dalle Hawaii ha conquistato il mondo, in Giappone si usava il Donburi, in pratica ciotole di riso con sopra ingredienti diversi come carne, pesce e verdure. In origine ingredienti per lo più cotti, poi la variante hawaiana si è imposta con quelli crudi. Da Pokè Don, che nasce come costola del vicino Akira Ramen, della stessa proprietà, si trovano entrambe le cose ed ecco il perché del nome, che è una crasi dei due piatti, Pokè e Donburi. In menu, a parte le bowl, alcuni temaki con gli stessi ingredienti e qualche antipasto giapponese, come gli ottimi takoyaki. Da non perdere, come dolce, il Dorayaki, il pancake giapponese che fa impazzire Doraemon e che qui è proposto in due versioni, tradizionale con fagioli azuki e con crema di nocciola.

Mandala Pokè

«Fresco, sostenibile, made in Italy»: questo il pay-off per il locale che ha già conquistato prima la zona Laurentina e poi la zona Ostiense con i suoi ambienti moderni. Benché tutto ruoti attorno alle bowl hawaiane, la sensibilità è quella italiana e precisamente quella di mare di Romolo al Porto, famoso locale di Anzio che ha fatto tesoro degli anni di esperienza nella scelta dell’ottimo pesce dal mercato ittico più fornito del Lazio. Base riso (bianco, integrale o basmati) e abbinamenti a piacere o scelti dalle proposte in menu. In lista anche le ottime tartare. Si segnala il packaging compostabile.

Wizard Pokè / Sushi Kong

Nata come dark kitchen (prima a Roma), ha rapidamente preso piede ed è uscita allo scoperto, aprendo un locale in zona Monteverde. Oggi è da lì che partono i menu di Wizard Pokè e Sushi Kong due brand per lo stesso delivery in salsa orientale. Due tipi di menu, quello dedicato ai pokè e l’altro focalizzato sul sushi, che si integrano perfettamente. Dal Classic Pokè a base di riso bianco, salmone fresco marinato nella soia e avocado, tobiko alla versione Vegan con riso venere e verdure. Non mancano le versioni spicy e quelle “internazionali” come la Thai Pokè, a base di bocconcini di pollo in salsa di cocco. Nella carta di Sushi Kong spazio a sashimi, roll e tartare, ma meritano l’assaggio soprattutto le Sushi Kong Box, in cui spiccano i roll creativi impreziositi dal tartufo.

Treefolk’s

Il gastropub di Trastevere conquista la clientela anche a casa con le box dall’aperitivo alla cena. Dai tipici accompagnamenti alla bevuta da pub come gli hamburger e il fish & chips alle box Aperitozzo, che propongono gli ottimi maritozzi dello chef da degustare con i drink imbottigliati o le birre in lattina. In lattina anche il buonissimo tiramisù, la zuppa inglese e i maritozzi, che naturalmente si propongono anche in versione dolce. L’ordine può avvenire attraverso Just Eat, oppure utilizzando l’app che Treefolk’s ha appena lanciato e che è gestita nelle consegne dal personale interno, coprendo un raggio di circa 7 km.

Magnifica

La pizza diventa componibile, ovvero pizza in kit, come quella che ha lanciato Maurizio con il delivery all’avanguardia e attento all’ambiente, dal momento che il packaging è totalmente plastic free. Quindici varianti da prenotare entro le ore 18,30 contattando direttamente la pizzeria, per gustarle a ora di cena (consegne nel raggio di 4 km dal locale): la base pizza va rigenerata in forno a 220° per 3 minuti, quindi va condita con gli ingredienti forniti con relative istruzioni. Dalla classica Margherita alle pizze più creative, sempre con ingredienti d’eccellenza, fra cui diversi presidi Slow Food.

Antica Fonderia

Dalla Valenciana (con pollo, coniglio e fagioli) a quella con mariscos, la chef spagnola Alba Esteve Ruiz, non poteva non puntare sulla paella, piatto iconico del suo paese, per la sua proposta delivery. Dalle cucine di Antica Fonderia, le sue proposte di paella sono consegnate con tanto di paella (inteso come la pentola) e ricetta annessa, per provare la volta successiva a riprodurre il piatto in casa. Nelle proposte di Alba, però, non c’è solo il piatto della tradizione spagnola, ma anche una selezione di antipasti gustosi come i Carciofi alla brace, paté di fegatini, crema di ricotta e agrumi; il Carpaccio di carne salata, cremoso di ostriche ed arachidi; il salmone marinato o il tataki di ricciola.

Hotel Eden

Il delivery in guanti bianchi. Se c’è qualcosa che ci ha colpito di questa box è proprio il servizio: impeccabile. Le box sono talmente belle che vien voglia di conservarle e il cibo è all’altezza di un ristorante cinque stelle della Dorchester collection. Ovviamente niente potrà mai sostituire la meraviglia di un pranzo affacciati alle loro magnifiche vetrate con vista su Villa Borghese e sull’Accademia di Francia (il brunch è l’occasione ideale), ma i sapori dell’ottima cucina dello chef Fabio Ciervo ci sono tutti. Si può ordinare chiamando direttamente il ristorante, oppure attraverso il servizio di Cosaporto.

Piperhome

Per i fanatici delle trasmissioni televisive, nonché della cucina stellata, un’esperienza da non perdere: chiami il ristorante, ordini i piatti di Ciro Scamardella (aka Ciro a Mammà del programma del Gambero Rosso Channel) e ci sono altissime probabilità che la box delivery la porti Alessandro Pipero in persona, che il pubblico di Real Time conosce come maître di Primo Appuntamento. Da non perdere la Lasagna alla carbonara, Pipero suggerisce la Fettina Panata (per chi lo segue sui social, una sua ossessione) e ci sono anche alcuni cavalli di battaglia dello chef di Bacoli come il Maritozzo alla Sca-pesce.

Molto

Questo ristorante elegante dei Parioli si è lanciato nelle consegne stuzzicando soprattutto il suo pubblico affezionato, con un servizio che va ben oltre le consegne food. Basta accedere al sito dedicato al delivery di Molto (Molto a casa tua) per vedere tutti i servizi che vengono offerti per un pranzo o una cena in grande stile: l’apparecchiatura, i fiori, lo chef o il sommelier a domicilio sono altri sfizi che ci si può togliere ordinando da mangiare da Molto. Fra i piatti del menu, le loro carni cucinate al girarrosto, le selezioni di prodotti d’eccellenza, i primi della tradizione e i piatti più creativi.

» Crostata morbida red velvet

Misya.info

Montate bene le uova con lo zucchero, dovrete ottenere un composto chiaro e spumoso.
Aggiungete vaniglia e colorante, poi olio e panna acida, infine farina e sale.

Unite in una ciotolina a parte aceto e bicarbonato e incorporate anche questi al composto, quindi versate l’impasto nello stampo imburrato e infarinato e cuocete per circa 30 minuti in forno statico preriscaldato a 170°C.
Sfornate, sformate e lasciate raffreddare completamente.

Quando la base sarà ormai fredda, preparate il frosting al mascapone: montate semplicemente la panna fredda di frigo con vaniglia, zucchero e mascarpone.

Mettete il frosting in una sac-à-poche e decorate il dolce a piacere, poi aggiungete anche i lamponi.

La crostata morbida red velvet è pronta, conservatela in frigo (o in un luogo fresco) fino al momento di servirla.

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