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A Bologna, si va al ristorante sull’albero

A Bologna, si va al ristorante sull'albero

Una cena a lume di candela davvero romantica? Tra gli ippocastani del ristorante La Bottega di Franco a Bologna, una serata “sospesa” per un’esperienza gourmet in libertà

Immagina di gustare ottimi piatti gourmet in una cornice totalmente naturale e sorprendente. Non c’è bisogno di andare lontano o di preparare il passaporto, basta andare a Bologna al ristorante La Bottega di Franco. In questo spazio magico, lontano dalla movida della città, si può venire per godere della libertà della natura, sia nel menù che nella location da favola. L’autenticità del progetto si esprime attraverso due declinazioni del vivere naturale: la cucina contemporanea, semplice e genuina da gustare in una location unica, un ristorante, una sala interna, un giardino accogliente e conviviale, e una originale Treehouse – Casa sull’albero sollevata da terra a 3,6 metri di altezza e posta sotto le chiome di due grandi ippocastani.

La Treehouse Terrazza è stata progettata dall’azienda Sullalbero s.r.l., specializzata nel realizzare il sogno di ogni bambino ora cresciuto. Ne sono bellissimi esempi architettonici naturali il Relais Tenuta il Cigno Treehouse a Villanterio, in provincia di Pavia, il Nordic Treehouse sul Lago di Garda, e la Terrazza Parco Teresio Olivelli a Tremezzo in provincia Como. Su Bologna, è stato Giacomo Saltarelli, il giovane passionale ed eclettico proprietario del ristorante La Bottega di Franco a volere uno spazio sull’albero architettonicamente integrato nel paesaggio, ripercorrendo le tradizioni e la storia di famiglia del ristorante di via Agucchi.

Il ristorante sull’albero

Il territorio e le sue materie prime sono la priorità de La Bottega di Franco: il pane, la pasta fatti in casa e le preparazioni fresche ogni giorno sono proposti ai clienti in un’atmosfera che coinvolge tutti i sensi e genera una “sospensione” dal ritmo frenetico che caratterizza il nostro quotidiano. Qui, immersi nella natura più docile, il menù permette di gustare ingredienti autentici e ricette parte della nostra tradizione gastronomica, proprio quelle tanto amate da generazioni che si tramandano da generazioni fino ai nostri giorni – come le tagliatelle al ragù e i tortellini in brodo, due piatti evocativi dagli antichi sapori e profumi. Ogni giorno, lo chef del ristorante visita il mercato degli agricoltori della zona e sceglie verdure fresche, cereali, carne ed altri ingredienti che appartengono al territorio esprimendone l’eccellenza.

Con questa forte visione nel cuore, il menù è davvero invitante. Gli antipasti spaziano dalla Burrata con gambero rosa, spuma di patate ai fiori di zucca e crudo di asparagi al lime fino alla Panzanella con pesce spada marinato, pomodorini, basilico, cipolla di Tropea confit e salsa al sakè. La tradizione rivisitata è pronta per essere assaporata dalla lista dei primi, come gli Gnocchetti allo zafferano, calamari, fagioli novelli e crudo di capasanta o gli Spaghetti di semola al torchio cacio e pepe con ristretto di crostacei e di gambero rosa. Un omaggio chiaro al territorio nella degustazione di formaggi dell’Appennino Emiliano con miele e confetture, per poi chiudere con i dessert deliziosi come la Mousse al cioccolato fondente, biscotto alle nocciole e salsa ai lamponi oppure il Mascarpone soffice al tiramisù con gel al caffè e crumble di riso venere.

La struttura sull’albero

La Terrazza sull’albero è un luogo appartato e discreto nel quale immergersi ascoltando solo la voce del proprio commensale e il fruscio delle foglie, guardando il mondo da una prospettiva diversa, dall’alto. In una struttura realizzata da Sullalbero s.r.l. in travi di legno lamellare e legni di larice dell’Engadina trattati solo con finiture naturali secondo i dettami della bio architettura e nel pieno rispetto della salvaguardia delle alberatura e della sicurezza degli ospiti, grazie alla rigorosa supervisione degli specialisti del settore, agronomi, architetti e ingegneri che hanno lavorato insieme per costruire una casa sull’albero leggera e sicura.

Per questo motivo sono state condotte indagini di tipo visivo e strumentale, al fine di ottenere una valutazione, la più completa ed obiettiva possibile, dello stato di salute dell’albero e della sua stabilità. Il rilievo con laser scanner ha permesso ai progettisti di acquisire digitalmente posizione e forma dei fusti e delle branche, descrivendoli attraverso una nuvola di punti gestita da software di modellazione 3D.

Alla Terrazza sull’albero della Bottega di Franco a Bologna, la suggestione è così grande che si corre un solo rischio: quello di non voler più scendere dall’albero, come Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista del Barone Rampante di Calvino!

Sfogliate la photo gallery per vedere la suggestiva location e gustare con gli occhi i piatti gourmet

Api, custodi del pianeta: un volo sostenibile dalle Dolomiti alla Sicilia

Api, custodi del pianeta: un volo sostenibile dalle Dolomiti alla Sicilia

Una conversazione sull’Italia della biodiversità attraverso l’ingrediente miele e un animale simbolo della salvaguardia della Terra: le api. Insieme a noi: una start-up innovativa, un apicoltore bio di grande esperienza e una sommelier del miele. Un percorso didattico e gustativo che porta un’eccellenza del nostro Paese, nel mondo

Albert Einstein diceva che senza le api il genere umano si sarebbe estinto in quattro miseri anni. Partiamo da un’intuizione apparentemente apocalittica del grande genio per parlare di un tema chiave per la salvaguardia della nostra biodiversità: questi preziosi insetti impollinatori.

Ne hanno parlato con noi sulla piattaforma ilfuturocheciaspetta.lacucinaitaliana.it, tre grandi esperti del settore.
A partire da Diego Pagani, Presidente di Conapi – Mielizia dal 1979 il marchio degli apicoltori di Conapi, Consorzio Nazionale Apicoltori, la più importante cooperativa di apicoltori in Italia e una delle principali al mondo. «Dal Piemonte alla Sicilia, i nostri apicoltori raccolgono le migliori produzioni italiane di miele, polline, pappa reale e propoli», ci racconta lo stesso Pagani, apicoltore biologico lui stesso. «Se parliamo di biodiversità in Italia dobbiamo ricordare che abbiamo la fortuna in di avere l’ape ligustica e l’ape carnica, esportate in molti Paesi nel mondo, e in Sicilia una sottospecie autoctona, l’ape sicula, il cui miele è anche presidio Slow food».

Apicoltura non è solo biodiversità, ma anche sostenibilità e zero sprechi. «Abbiamo imparato dall’alveare» prosegue Pagani, in cui non si butta via nulla. Con la polvere di polline, ad esempio, noi di Conapi-Mielizia prepariamo integratori integratori eccellenti: normalmente sarebbe considerata materiale di scarto di lavorazione». Le api sono anche sinonimo di tutela del territorio Italiano. Alcuni apicoltori infatti operano in zone protette e oasi WWF: «noi ci prendiamo cura del territorio insieme insieme alle api», sottolinea Pagani. In Piemonte c’è il parco Parco dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero ad esempio che arriva fino al confine della Svizzera. La Pollinosa, una nostra azienda affiliata in Toscana, ha portato le api sull’isola di Giannutri, dove c’è una bellissima fioritura di rosmarino. Il bello del nostro Paese è che ha un clima che va dal Mediterraneo al Mitteleuroeo, questa conformazione particolare determina una biodiversità incredibile e in virtù di quello riusciamo a produrre 50 miele monoflora: di eucalipto in Centro Italia, di corbezzolo in Toscana e in Sardegna e vi dicendo».
Concorde Elisa Prosperi, sommelier del miele appartenente all’omonimo Albo « il miele rappresenta la biodiversità grazie alle sue molteplici differenze di colore e sapore, di consistenza e profumo. Quello di acacia, ad esempio, è liquido e chiaro: dipende dal nettare e da come le api lo lavorano con i loro enzimi».

E infine api e urbanizzazione: una serie di iniziative degli ultimi anni vedono un virtuoso rapporto di collaborazione tra amministrazioni pubbliche e apicoltori. «Col Progetto Giardini Naturali Amici delle Api abbiamo contribuito all’eliminazione dei diserbanti chimici dai parchi cittadini per favorire il ritorno delle api, sì, ma anche una più sana permanenza dei bambini. Partito in Emilia Romagna si sta estendendo a varie regioni italiane, tra cui la Lombardia».
Sempre di api e città si parla con Roberto Pasi, co-founder di Beeing, start-up emiliana ormai celebre nel mondo con le sue B-Box, sorta di arnie metropolitane hi-tech, e dei complessi sistemi di monitoraggio di salute delle api. «Una volta ognuno in campagna c’era la propria arnia. Ora le api sono sempre più in pericolo a causa degli habitat compromessi.
Abbiamo voluto cercare di ricucire il rapporto delle città con gli ambienti naturali: abbiamo cercato un modo di fare delle nuove arnie più facili da utilizzare per fare gli apicoltori. Le nostre B-box non sono un gioco ma sono pensate per persone che non sono interessate a produrre grandi quantità di miele. Abbiamo studiato un camino in cui gli insetti entrano a 2 metri di altezza, come se fossero su un albero: è un prodotto di design che permette di osservarle senza disturbarle. E offriamo ai nostri clienti dei corsi di apicoltura perché le api non sono animali addomesticabili».

La risposta è stata importante ad ogni angolo del pianeta: l’apicoltura urbana è una grande opportunità per api e biodiversità perché rende le città un ambiente integrato tra uomini, insetti, edifici e natura. Da lì è nata anche la collaborazione con Conapi prima e Legambiente poi per il progetto Orti urbani. Perché?
Le api sono dei bioindicatori, volando sui fiori assorbono una traccia dell’ambiente attraverso cui volano: monitorare api e il miele dà indicazioni anche sulla qualità dell’aria. Ci raccontano della presenza delle polveri sottili, del PM10 ad esempio».
E se la tecnologia è un grande alleato nella tutela delle api, lo sarà sempre di più anche il turismo: molte strutture di ricezione (hotel, b&b, resort) hanno ormai le proprie arnie e degli apicoltori che le seguono appositamente e le fanno anche visitare agli ospiti in sicurezza: così a seconda di dove si soggiorna si può assaggiare un miele diverso. Magnifico no?»

» Panini morbidoni – Ricetta Panini morbidoni di Misya

Misya.info

Innanzitutto sciogliete zucchero e lievito nell’acqua appena intiepidita.
Disponete la farina a fontana in una ciotola e versate l’acqua al centro.
Iniziate ad impastare, quindi aggiungete anche olio, strutto e sale e continuate ad impastare fino a far incordare l’impasto.

Spostate l’impasto in una ciotola leggermente unta, coprite con pellicola e fate lievitare per circa 4 ore o finché non sarà almeno raddoppiato.

Riprendete l’impasto e, con una certa cautela (in modo da non farlo sgonfiare del tutto), allargatelo a creare un rettangolo, che poi dividerete con un coltello in 8 rettangolini più piccoli.
Pirlateli leggermente, in modo da rendere la forma più omogenea.

Man mano che sono pronti, disponete i panini sulla teglia del forno rivestita di carta forno, ben distanziati tra loro.
Lasciateli lievitare ancora per almeno 1 ora o fino al raddoppio in un posto caldo, quindi cuocete per 15-20 minuti a 180°C, in forno ventilato già caldo.

I panini morbidosi sono pronti, lasciateli almeno intiepidire prima di tagliarli e servirli.

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