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» Spezzatino alla zucca – Ricetta Spezzatino alla zucca di Misya

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Innanzitutto tagliate la zucca a cubetti.

Tagliate anche la carne a tocchetti (cercando di ottenere dimensioni simili tra loro, per una cottura più uniforme) e passateli per bene nella farina.

Fate rosolare la carne in una casseruola (meglio se antiaderente) con un mix di burro e olio, girandola per farla dorare in maniera uniforme.
Aggiungete salvia e rosmarino e sfumate con il marsala, quindi unite 250 ml di brodo e cuocete per 30 minuti circa.

Aggiungete aglio e zucca, unite il brodo restante e cuocete per altri 20-30 minuti.

Lo spezzatino alla zucca è pronto: non vi resta che eliminare l’aglio e servire.

Dante: 5 curiosità dalla tavola del Sommo Poeta

Dante: 5 curiosità dalla tavola del Sommo Poeta

A desinare con Dante (e i suoi amici stilnovisti) per celebrarne il settecentenario saziando l’appetito di sfizi culinari e di curiosità sulla tavola del Medioevo

Racconta Giovanni Boccaccio, autore del Decamerone nonché primo biografo di Dante, che la madre Bella sognò di partorire il sommo poeta vicino a un corso d’acqua cristallina, di vederlo nutrirsi di bacche d’alloro e trasformarsi sotto i suoi occhi in un magnifico pavone. La simbologia alloro/pavone che il Boccaccio vuol collegare al serto col quale erano coronati i migliori potrebbe suonare molto irriverente, da un punto di vista culinario: perché l’alloro, oltre che premiare i vincitori dei certami, insaporiva gli arrosti e il nobile pavone finiva spesso debitamente cucinato sui deschi e poi nello stomaco dei contemporanei di Dante, insieme a gru, tartarughe, anguille e perfino… grilli!

Ce lo testimonia uno dei primissimi ricettari della Storia, quel Liber de Coquina frutto del fervore culturale della corte angioina di Carlo II. Proviamo allora a sederci insieme alla tavola di Dante nella sua casa di famiglia a Porta San Piero, prima che l’esilio lo allontani per sempre da Firenze, a consumare un bel desinare preparato sotto la supervisione di sua moglie, monna Gemma Donati, immaginando che ci siano degli amici con lui, tutti scrittori e poeti: magari lo sdegnoso Guido Cavalcanti, il suo maestro ser Brunetto Latini, il notaio Lapo Gianni, e anche il cugino acquisito Bicci Donati, notoriamente buona forchetta, tanto che Dante lo metterà nel Purgatorio dei golosi.

Immaginiamo un pasto senza troppi fronzoli, in un contesto di amicale condivisione. Del resto Dante per primo ha fatto del sapere «un banchetto da condividere» nel Convivio e ha costellato i suoi scritti di metafore legate al cibo. A partire dal dover mangiare quel pane altrui che tanto «sa di sale», concesso all’«esule immerito» quasi per carità, mentre a Firenze, da quando le rivalità con Pisa resero difficoltoso l’approvvigionamento di sale, si era abituati a mangiarlo sciocco, cioè non salato. Buon appetito allora con Dante e i suoi amici poeti, per ricordarlo come un uomo vero, nella sua dimensione umana e familiare e nel suo tempo terribile e magnifico.

5 curiosità dalla tavola di Dante

1) Condire all’antica
Lasagne, maccheroni e «raviuoli» ai tempi di Dante si servivano con burro, formaggio, spezie e… zucchero! Il pomodoro non c’era ancora. Fu poi un discendente di Guido Cavalcanti, Ippolito, a scrivere nell’Ottocento una delle prime ricette di maccheroni al sugo.

2) Colorate e digestive
Le salse erano molto apprezzate nel Medioevo sia per la loro sapidità, che doveva contribuire a insaporire il pane sciapo fiorentino e a favorire la prima digestione di carni e pesci, sia per i colori a contrasto (bianco, verde e marrone per la camelina a base di cannella e chiodi di garofano), che finivano per farne un elemento decorativo sulle mense.

3) Frutta, vero aperitivo
Mentre i servi finivano di montare le mense, cioè i ripiani di legno sostenuti dai cavalletti che poi, coperti di tovaglie, avrebbero ospitato i convitati, agli ospiti si servivano frutta e vino dolce, come stuzzichini per «aprire lo stomaco» e far venire appetito…

4) Chilometro zero
Dante era proprietario di terreni agricoli appena fuori Firenze e poteva mettere sulla sua tavola la frutta e la verdura dei suoi contadini. E anche i funghi «di bosco», riguardo ai quali già allora si poneva molta attenzione nel riconoscere quelli mangerecci da quelli pericolosi.

5) Cotta nell’orcio
La gallina «implenda», cioè ripiena, si preparava così: la sua pelle veniva infilata in un vaso di coccio allungato con un’apertura abbastanza larga da inserire il ripieno. Il contenitore, chiuso, si lasciava bollire a bagnomaria. Quando era il momento di portarlo in tavola, si doveva rompere il vaso!

Nocciole tostate, pralinate e caramellate: le ricette

Nocciole tostate, pralinate e caramellate: le ricette

Sapore da protagonista, ma animo da gregario. Tostata, caramellata o tritata non fa differenza, la nocciola si adatta a qualsiasi piatto, dolce o salato, in torte o biscotti, mangiata da sola o come accompagnamento

Buone, nutrienti e ricche di storia: le nocciole sono particolarmente apprezzate per la preparazione di dolci e fanno la felicità di grandi e piccini. La diffusione del nocciolo nel continente europeo ha luogo in epoca preistorica, all’incirca 10mila anni fa. Nel periodo classico la sua coltura nelle zone mediterranee doveva essere piuttosto diffusa, almeno prestando fede ai numerosi inni e lamenti d’amore cantati da pastori e ninfe all’ombra del suo arbusto. Nell’Antica Roma inoltre si usava regalare piante di nocciole per augurare felicità mentre in Francia, nello stesso periodo, la pianta veniva donata agli sposi come simbolo di fecondità.

Nocciole dal Piemonte alla Sicilia

La tipologia di nocciola più famosa è ovviamente quella piemontese nota come Tonda Gentile delle Langhe: ritenuta, senza timore di smentite “la più buona del mondo”. Diffusa soprattutto nel cunese si caratterizza per la durezza del guscio, l’alta pelabilità e la buona resa alla sgusciatura. Capitale elettiva di questa varietà è il comune di Cortemilia, dove, da ormai sessant’anni, ha luogo la Sagra della Nocciola IGP Piemonte. La sua coltivazione in questa zona si diffuse al tramonto del XIX secolo quando soppiantò quasi completamente la viticoltura, meno remunerativa e poco adatta alle condizioni climatiche ed ambientali del terreno.
Molto rinomate sono però anche la “Tonda di Giffoni”, varietà campana concentrata prevalentemente nel salernitano; la “Tonda Gentile Romana”, del Lazio; e la “Siciliana” (o Nostrale) prodotta in abbondanza nel messinese.

nocciole

Nocciole tostate e tritate, buone per ogni occasione

La nocciola tostata è ideale non solo nella preparazione di torte e dolci di ogni genere, ma può rivelarsi anche un buon diversivo per donare sapore a tutte le pietanze. Tostarle è piuttosto semplice. Le nocciole sgusciate vanno disposte su una teglia e messe in forno a 200° per circa 5-7 minuti, facendo attenzione che non si brucino. Ottenuta la giusta doratura vanno poi tenute nel forno spento per altri cinque minuti. Una volta tirate fuori e raffreddate completamente basterà semplicemente sfregarle tra le mani per far venire via la pelle ed averle pronte a disposizione.
Buon consiglio può essere quello di tritarle e trasformarle in una granella. La nocciola tritata è infatti ideale per donare croccantezza alle vostre ricette. Si abbina con uguale disinvoltura a primi piatti, pesce e carne. Particolarmente gustoso può essere l’abbinamento con gorgonzola e spinaci per una salsa dal sapore intenso e ricercato, al contempo facile e veloce da cucinare. La preparazione si svolge su due piani differenti: da un lato si dovranno bollire e tritare gli spinaci; dall’altro vanno invece fatti sciogliere a bagnomaria dei cubetti di gorgonzola. Alla crema ottenuta andrà poi aggiunta panna da cucina e – una volta mescolato con cura il composto – delle nocciole tostate opportunamente sminuzzate. Infine gli spinaci, fatti appassire con dell’olio extravergine, vanno amalgamati alla crema e fatti cuocere per un minuto a fiamma viva con la pasta scelta. Consigliato l’abbinamento con le tagliatelle, ma il condimento è talmente saporito da sposarsi indifferentemente con ogni tipo di pasta.

Nocciole caramellate e pralinate, le ricette per la felicità

Nocciole, acqua e zucchero da mescolare con cura su una padella antiaderente. Tre ingredienti e all’incirca 10 minuti sono sufficienti per avere la felicità a portata di mano. Gli unici consigli son quelli di prestare grande attenzione alla cottura dello zucchero, spegnendo magari il fuoco una volta rappreso, assicurandosi che si condensi intorno alle nostre nocciole prima di ultimare la cottura. Per i più golosi nella pralinatura si può aggiungere qualche cucchiaio di cacao amaro oppure si possono immergere dentro al cioccolato fuso.
Basta una piccola porzione di Nocciole caramellate (o pralinate) per far pace con la propria anima fanciullesca e riscoprire quel sapore sgranocchiato tanto tempo fa per strada, tra le giostre di un luna park o in una fiera, abbracciati dall’inconfondibile odore di zucchero filato.

Le ricette dolci e salate con le nocciole

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