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» Patate a sfincione – Ricetta Patate a sfincione di Misya

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Innanzitutto lavate le patate e lessatele per circa 35 minuti: devono risultare morbide senza arrivare a rompersi.
Pelatele subito e tagliatele a fette spesse 1 cm.

Pelate anche la cipolla e affettatela sottilmente.

Versate un po’ d’olio, aggiungete la cipolla e fatela soffriggere a fiamma bassa: quando sarà ben dorata, aggiungete anche le acciughe.
Unite anche i pomodori, condite con sale, pepe e origano, coprite con coperchio e fate cuocere a fiamma bassa per 15-20 minuti, finché il sugo non sarà ben ristretto.

A questo punto componete il piatto: foderate uno stampo da 24 cm con carta forno, ungete con un po’ di olio, quindi create uno strato con le fettine di patate, ricoprite con il caciocavallo grattugiato alla julienne (o tagliato a fettine sottili), quindi coprite con il sugo, creando uno strato uniforme.
Concludete con altro provolone grattugiato e poco pangrattato, quindi cuocete per 15-20 minuti in forno ventilato preriscaldato a 200°C.

Le patate a sfincione sono pronte: lasciatele intiepidire per almeno 5 minuti prima di servire.

Ricerche frequenti:

Come fare un pesto facile e veloce con i pomodori secchi

Come fare un pesto facile e veloce con i pomodori secchi

Vi presentiamo il condimento più semplice dell’estate da preparare in un attimo per paste e insalate con quel tocco in più!

Il pesto di pomodori secchi è quel condimento diverso da portare in tavola per stupire.
Sta bene sulla pasta, con un’insalata fredda di legumi o cereali e anche con la carne.
Si prepara in un attimo e si può insaporire in tanti modi.

Pomodori secchi. Quali?

Per preparare il pesto di pomodori secchi vi suggeriamo di utilizzare quelli sott’olio che sono già morbidi e non troppo sapidi.
Ma se avete dei pomodori essiccati potete lasciarli in ammollo per un paio d’ore per farli rinvenire e per addolcirli un po’.
Il procedimento poi resta lo stesso perchè i pomodori vanno frullati con gli altri ingredienti.
Ecco la ricetta.

La ricetta del pesto di pomodori secchi

Scolate bene 400 g di pomodori secchi sott’olio e frullateli con una manciata di pinoli e di mandorle.
Decidete voi la quantità di frutta secca e anche la consistenza che volete ottenere. Noi vi suggeriamo di frullare grossolanamente per conservare un po’ di croccantezza.
Aggiungete anche del basilico fresco e frullate ancora.
Per rendere la salsa più cremosa versate a filo un po’ di olio evo, ma senza esagerate soprattutto se la base è di pomodori sott’olio.
Non aggiungete sale perché i pomodori sono già molto saporiti.

pesto-di-pomodorini-secchi

Variante più profumata

Potete aggiungere più basilico per ottenere un mix tra pesto classico e pesto di pomodori secchi. Il risultato sarà più delicato e profumato.
Non dimenticate un pizzico di peperoncino se amate il piccante o una manciata di capperi dissalati per un retrogusto leggermente acido.

Pesto alla siciliana

Non confondete la ricetta del pesto di pomodori secchi con quella del pesto alla siciliana perché si tratta di due cose ben distinte.
Il pesto alla siciliana si prepara con i pomodori ramati crudi e freschi e tra gli ingredienti ci sono anche ricotta e parmigiano.
Si tratta di una salsa più ricca e cremosa perfetta per condire in particolare primi piatti.

Soul Food: la cucina povera nata dalla comunità afro-americana

Soul Food: la cucina povera nata dalla comunità afro-americana

Il Soul Food è la cucina della comunità afro-americana nata nel sud degli Stati Uniti, caratterizzata da ingredienti poveri e genuini e legata a doppio filo alla storia della loro cultura e della loro emancipazione

Per Soul Food, ovvero “il cibo dell’anima” si intende la cucina tradizionale della comunità africana nel sud degli Stati Uniti. Sebbene il termine sia stato coniato negli anni Sessanta, periodo in cui hanno visto la luce anche i primi ricettari, il Soul Food affonda le radici nel periodo della schiavitù e nei successivi 100 anni. La comunità afro-americana, infatti, abituata fin dal passato a utilizzare ingredienti economici e locali, ha portato avanti questa tradizione culinaria, dando vita a una cucina povera e semplice, ma ricca di sapore. Il cibo dell’anima, con il tempo, ha finito con l’influenzare la cucina di tutto il paese a con il diffondersi anche nel resto del mondo, dove è oggi molto apprezzata e riscoperta.

Storia ed evoluzione della cucina afro-americana “dell’anima”

La storia della cucina soul è andata di pari passo con quella dell’emancipazione di questa comunità e rappresenta una componente importante della questa cultura. I suoi sapori caratteristici, le lunghe preparazioni e molte delle ricette ideate e tramandate per generazioni, sono diventate famose negli anni Sessanta, proprio grazie all’ascesa dei movimenti nazionalisti neri. In particolare il termine Soul Food venne coniato nel 1962 da Amiri Baraka, attivista, poeta e figura di spicco nella lotta alla rivendicazione dei diritti dei cittadini americani di colore. Rispondendo al diffuso pregiudizio secondo il quale la sua comunità «non avesse una lingua o una cucina caratteristica», raccolse in un saggio il meglio della cucina afro-americana, specificando che si trattava appunto di una «cucina popolare dell’anima» che proveniva direttamente dai migranti del sud e che era per loro motivo di orgoglio. I primi libri di cucina soul iniziarono ad apparire nei negozi di libri progressisti negli anni 60 per poi diffondersi negli anni 70, mentre il primo ristorante fu aperto nel 1962 ad Harlem da Sylvia Woods, nota come la “regina del Soul Food”.
I ristoranti dell’anima iniziarono poi a fare la loro apparizione nelle grandi metropoli del paese, con una clientela sempre più diversificata, e questa cucina venne ben presto riconosciuta e amata a livello nazionale.

Ingredienti, caratteristiche e ricette popolari

La cucina soul è piuttosto piccante, ricca di aromi e condimenti, e contempla l’utilizzo di frattaglie e parti “di scarto” del maiale così come ingredienti poveri, accessibili, sostanziosi e versatili come la farina di mais.
Ma vediamo nello specifico quali sono gli ingredienti più utilizzati. Il re delle carni è appunto il maiale, di cui viene utilizzata ogni parte, incluso il grasso per friggere o il lardo impiegato per molte ricette dolci e salate. La farina di mais viene utilizzata in moltissimi modi e tante preparazioni, tra cui il pane di mais, una sorta di pancake fritto chiamato johnnycake e delle frittelle tonde chiamate hush puppies. Sul fronte di legumi e ortaggi, il Soul Food è caratterizzato da un’ampia varietà di fagioli e piselli, mentre le verdure si dividono tra quelle di origine africana, come l’okra e le patate dolci, o quelle americane, come cavoli e rape. Tra le ricette soul più famose spiccano il pollo fritto, la pancetta di maiale affumicata, secondi a base di pesce gatto, le costolette di manzo, l’Hoppin’ John (una zuppa fatta con bacon e fagioli dall’occhio nero) e l’insalata di patate. I piatti sono spesso conditi con una salsa piccante a base di aceto e peperoncini, con una miscela piccante di spezie chiamata Cajun o con la maionese.

I cuochi contemporanei che si cimentano nel cucinare il Soul Food, spesso lo rendono più “salutare”, limitando o evitando l’utilizzo di grassi animali quali il lardo, sostituendo l’olio di colza con altri oli vegetali e inserendo tagli di carni più magre.

Foto: frittelle di mais hush puppies_soul food_Flickr Christine Wisnieski.jpg
Foto: zuppa soul food hoppin’ john_Flickr Jeffreyw.jpg
Foto: pollo fritto soul food_Flickr stu_spivack.jpg

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