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Come fare gelati, sorbetti e granite con l’estrattore

Come fare gelati, sorbetti e granite con l'estrattore

Succhi di frutta, estratti di verdura e molto altro, con l’estrattore in estate si possono preparare gelati, sorbetti e granite buonissimi, in pochi semplici passaggi

Per rinfrescarvi nei caldi pomeriggi estivi e allietare le vostre serate tra amici, ecco che arriva in soccorso l’estrattore e la sua funzione frozen dessert, per preparare gelati, sorbetti e granite fatti in casa, sani e golosi. Vi basterà tanta buona frutta e un pochino di pazienza, e avrete sempre la soluzione giusta a portata di freezer.

Come fare il gelato con l’estrattore

Se in casa non siete muniti di gelatiera, ma avete tanta voglia di sperimentare, provate a fare il gelato con l’estrattore, un metodo furbetto per creare gelati dai gusti personalissimi. Scegliete sempre frutta di stagione, non trattata e se avete la fortuna della vostra pianta, per un gelato home made, senza coloranti o conservanti. Per prepararlo avete bisogno di un estrattore dotato di filtro cieco, quindi dovete semplicemente sostituire il classico filtro utilizzato per succhi ed estratti, con l’apposito filtro cieco in dotazione di molti estrattori oggi in commercio.

Ingredienti gelato con l’estrattore

300 g di frutta non trattata
200 g di latte, panna, yogurt, latte vegetale o latte condensato
miele, sciroppo d’acero, stevia o altri dolcificanti naturali
succo di limone

Procedimento

Per non sprecare neanche una buccia e le sostanze nutritive in essa contenute, tagliate la frutta e se necessario denocciolatela (noi abbiamo scelto le amarene), ma evitate di sbucciarla, a meno che non sia frutta trattata o con buccia dura. Irroratela con il succo di ½ limone in modo che non si ossidi e unite 1 cucchiaio di mielemescolate bene poi versate la componente liquida cremosa, che sia latte, panna, yogurt, latte vegetale o latte condensato (se usate il latte condensato non avete bisogno di aggiungere alla frutta nessun tipo di dolcificante). Trasferite il tutto in una ciotola ermetica e riponete in freezer per almeno 12 ore. 

Togliete dal freezer la ciotola, mettetela sotto l’acqua corrente e praticate una leggera pressione sul fondo per far fuoriuscire la miscela gelata. Tagliate il blocco di frutta gelata in pezzetti più piccoli, mettete l’apposito filtro chiuso e chiudete la bocchetta dove solitamente esce il succo, visto che il gelato uscirà da quello dedicato alla polpa di scarto. Mettete una caraffa sotto la bocchetta e inserite la frutta gelata poco alla volta, mescolate bene per ottenere un effetto cremoso ed omogeneo. Gustate il gelato subito o riponetelo in freezer per poterlo assaporare ogni volta che vi pare.

Siccome in cucina pasticciare è consentito abbiamo provato anche a sbagliare, utilizzando volutamente il filtro classico invece che il filtro cieco e il risultato è stato avvincente. Dalla bocchetta dello scarto è venuto un gelato più simile a granita e dalla bocchetta del succo un cremosissimo frappè.

Come fare il sorbetto con l’estrattore

Il sorbetto a differenza del gelato non contiene latte o derivati, e rispetto alla granita viene utilizzata la polpa della frutta oltre che il succo. Il sorbetto è quindi perfetto per chi ha problemi di intolleranza al lattosio o per chi preferisce un dessert leggero, ma pur sempre appagante.

Ingredienti sorbetto con estrattore

400 g di frutta non trattata
2 cucchiai di zucchero, zucchero a velo o miele

Procedimento

Lavate e tagliate la frutta, unite lo zucchero o il miele e mescolate (per una versione ancora più light niente zucchero), riponete in freezer per 8-10 ore. Togliete la frutta congelata, inserite il filtro cieco e chiudete la bocchetta del succo. Azionate l’estrattore e aggiungete poca frutta alla volta. Distribuite il sorbetto in bicchierini o coppette decorando con un po’ di frutta fresca.

Come preparare la granita con l’estrattore

Per realizzare ottime granite serve il succo di tanta buona frutta, anguria, melone, arance o mango, scegliete il gusto che preferite o il vostro speciale mix di frutti.

Ingredienti granita con estrattore

600 g di frutta non trattata
zucchero, miele o stelvia

Procedimento

Lavate e tagliate la frutta desiderata, inserite la frutta nell’estrattore con il filtro classico e ricavatene il succo. Zuccherate il succo (quanto basta), versatelo in stampini per il ghiaccio e metteteli nel congelatore per 5-6 ore. Sostituite il filtro dell’estrattore con il filtro cieco, chiudete la bocchetta dove di solito esce il succo, inserite i cubetti di succo ghiacciati, uno per volta ed ecco una fresca granita che piacerà a tutta la famiglia.

Mangiare (e bere) lungo il Naviglio Pavese

Mangiare (e bere) lungo il Naviglio Pavese

L’altro naviglio sta tornando a nuova vita. Ecco i nostri locali del cuore, in un viaggio seguendo la corrente dalla Darsena ai confini della città. Bar, ristoranti, pizzerie (street food e cantine urbane) e tutti gli indirizzi lungo il Naviglio Pavese

Il Naviglio a Milano lo si chiama al singolare perché quasi tutti si riversano lungo il Naviglio Grande, gremito di locali e ristoranti (alcuni ottimi, la maggior parte a uso e consumo dei turisti). Ma anche sull’altro Naviglio, quello Pavese, gli indirizzi non mancano. Ecco la nostra lista, dal fast food cinese alla pizzeria, passando per il ristorante stellato e le nuove aperture. Dalla Darsena, seguendo la corrente, verso la periferia e i confini della città.

Mini Maoji
Fratello minore di Maoji, in piazza Aspromonte, questo fast food cinese è specializzato in street food dallo Hunan. Ottimi bao, ravioli, melanzane, scodelle di lamian e poche altre specialità per sfamarsi a meno di 4€. Self service e con pochi fronzoli, si può mangiare ai tavolini interni o fuori. In estate con una Tsingao ghiacciata è perfetto. Per chi ama i sapori decisi.
Alzaia Naviglio Pavese 6

Nebbia
Appena dietro l’angolo, questo ristorante è stata una delle aperture più chiacchierate del 2019 (in bene). È tutto molto minimale, freddino e la nebbia la si respira dalle foto alle pareti e in una milanesità che sta tutta nell’approccio nordico alla ristorazione: menu breve, vini naturali, materie prime stagionali e scelte con attenzione, abbinamenti inconsueti su ingredienti della tradizione. Da provare il pan brioche con pâté d’anatra e cipolle caramellate, e i dessert. Sul resto si cade sempre in piedi con primi e quinto quarto (sui 50€). Per chi vuole dire: «Ci sono stato».
Via Evangelista Torricelli, 15

Osteria Grand Hotel
Se non ci vai da dieci anni, è ancora tutto uguale, per fortuna. L’Osteria Grand Hotel di Milano ha infatti una storia che parte da lontano, dai primi del 900, quando si chiamava El Gandin ed era conosciuta per i suoi campi di bocce e il terrazzo dove la sera si ballava. Nel 1981 diventa Grand Hotel Pub e inizia nel dopo cena una programmazione di spettacoli del nuovo cabaret milanese dove muovono i primi passi Lella Costa, Angela Finocchiaro, Aldo e Giovanni (allora senza Giacomo), Raul Cremona, Paolo Rossi e Claudio Bisio. C’è ancora un pianoforte e per anni si è suonato jazz e blues, con qualche apparizione di Enzo Jannacci. La cucina è quella lombarda, contemporanea, quindi non manca la testina, il brasato, la polenta e i piatti della tradizione, la carta dei vini sostanziosa. La sala interna è elegantemente decadente, ma nella bella stagione ci si siede ai tavoli all’aperto, bucolici. Per nostalgici.
Via Ascanio Sforza, 75

Chic’n Quick
La trattoria moderna firmata da Claudio Sadler, padre della ristorazione milanese. Più informale rispetto al ristorante stellato non si transige né sulle tecniche né sulla materia prima , il menu cambia ogni giorno e si spendono circa 30€ (per un’esperienza gastronomica che mette tutti d’accordo). Si va dalla Scaloppina di foie gras in padella con gel di zibibbo, cipolla rossa in agrodolce e mostarda di zucca ai classici della tradizione milanese magistralmente eseguiti: Riso giallo alla milanese al salto con Grana Padano 27 mesi Riserva (11€) e Costoletta di vitello alla milanese (alta o bassa), spinaci e patate ratte (23€). E, per chi vuole, Menu tandem, composto da un antipasto, un primo, un secondo e un dessert, per due persone a 100€. Per chi crede nel lusso democratico.
Via Ascanio Sforza, 77

Sadler
Il padre della cucina milanese contemporanea (con tanto di Ambrogino d’Oro), stanziale sui Navigli dal 1986 quanto prese la stella Michelin all’Osteria di Porta Cicca. A questo indirizzo c’è dal 2007 e grazie a lui il Naviglio Pavese è rimasto sulla mappa della ristorazione meneghina. Qui il Menu degustazione è ampiamente consigliato, ne ha diversi e con formule anche per i più giovani, proprio per avvicinare tutti all’alta cucina. Da provare almeno una volta uno dei suoi fois gras, come il Salamino di foie gras, uvetta, noci e frutta di stagione (in carta dal 1998) e i piatti nuovi, come il Cevice di “Porta Ticinese” con astice e nervetti. Per veri gourmet.
Via Ascanio Sforza, 77

Distreat
Il ristorante più milanese che ci sia: sul Naviglio, spazio ex industriale, aperto da tre giovani che facevano altro, in un’agenzia di comunicazione. Milanese, quindi dove si mangia, ma soprattutto si sta bene, dalle colazioni del mattino al cocktail del dopocena. Informale ma stiloso, la location fa la sua parte, ma il menu stupisce per offrire «piatti della cucina all’italiana arricchiti da un tocco di novità», e senza eccessi di prezzo. Esempio, Maccheroncino con ragù di rigaglie di pollo, zenzero e nepetella a15€ (o mezza porzione a 11). Non mancano mai il baccalà mantecato, risotto alla milanese con o senza ragù di ossobuco, trippa e tartare. E per chi non sa scegliere, il menu degustazione sta a 45€. Per milanesi di oggi.
Alzaia Naviglio Pavese, 78 / Via Imperia 3

Cantina Urbana
La prima cantina che produce vino a Milano, pigia e affina in botte uve provenienti dai dintorni e dal resto d’Italia, imbottiglia vino dai nomi divertenti come Naviglio Rosso. Ambiente ampio, ex industriale e luminoso, è il primo wine bar di nuova generazione: ossia un locale specializzato in vino che piace anche a chi non è appassionato di vino. Perché loro ne sanno, ma non se la menano, hanno un vino sfuso che spillano dai tank in acciaio a un ottimo rapporto qualità/prezzo (4€ al calice) e bottiglie per intenditori come il loro  Vulk ‘ Kaniko dell’Etna. L’aperitivo lo si fa con (ottimi) salumi e formaggi, organizzano concerti, degustazioni e persino la vendemmia. Per chi ama il vino o vuole capirci semplicemente qualcosa di più.
Via Ascanio Sforza, 87

Motelombroso
Un luogo ameno, nascosto alla vista, che come vuole Milano oggi riunisce tante cose in sé: ristorante, locale, libreria o “motel” per affittare a ore una sala-enoteca. Di super design, ma senza essere per questo freddo e bucolico pur essendo a Milano, questa ex casa cantoniera è diventata il luogo perfetto per il brunch della domenica, un aperitivo al tramonto, un maritozzo salato da sbocconcellare o una cena degustazione fatta e finita. Per i maniaci del dettaglio.
Alzaia Naviglio Pavese, 256

Erba Brusca
Il primo ristorante con orto di Milano è la meta giusta per una gita fuori porta in bicicletta (a 10 minuti dalla circonvallazione). È un luogo incantato, milanese per location ma internazionale per vocazione. La chef Alice Delcourt è per metà francese, metà inglese, cresciuta negli Stati Uniti e italiana di fatto e ha creato questo luogo a sua immagine e somiglianza. Lo definiscono anello di congiunzione fra campagna e città, e lo è nell’approccio alla materia prima, alla ricerca dei prodotti delle cascine che circondano Milano e di presidi Slow Food e nel rispetto (quasi nordico) con cui vengono lavorati. Influenze internazionali attraversano i piatti; nella bella stagione si mangia sotto il portico con vista sull’orto, ma bisogna temere le zanzare. Si può ordinare anche un degustazione di 4 portate a 34€, 6 per 45€. Sunday Roast a 38€ (altro che brunch!). Per sentirsi in vacanza.
Alzaia Naviglio Pavese, 286

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Anna in Casa: ricette e non solo: Bocconcini di pollo al succo di limone caramellato

Anna in Casa: ricette e non solo: Bocconcini di pollo al succo di limone caramellato

Per carattere sono poco paziente e a volte, nonostante mi impegni nel cercare di non discutere o di passare sopra le cose, non ce la faccio e sbotto. Purtroppo quando perdo la pazienza faccio e dico cose di cui mi pento, anche se penso di avere ragione e mi sento in colpa, cosa che mi fa arrabbiare ancor di più.

Forse gli unici ad essere sempre calmi sono gli angeli in cielo (anche se mi è stato raccontato da bambina che se piove, sono loro che ci puniscono facendo la pipì).

Ma ditemi succede anche a voi? 

Intanto che aspetto di leggere che non sono l’unica, perchè ci sarà almeno una persona come me…spero… vi lascio una ricetta di qualche anno fa che riscosse tanto successo.

Ingredienti


1 petto di pollo tagliato a bocconcini

2 limoni 

1/2 bicchiere scarso di Marsala secco

2 cucchiai rasi di zucchero di canna

q.b. farina x infarinare la carne

sale e pepe

q.b. burro 

olio d’oliva


Preparazione


Infarinare i bocconcini di petto di
pollo e rosolarli in una padella dove sarà stato fatto sciogliere una noce abbondante di burro. Una volta che la carne è ben rosolata su ogni lato, sfumare con il Marsala. Salare e cuocere per circa 10 minuti, girando di tanto in tanto.

Intanto lavare la buccia dei limoni e spremerli.

Una volta pronti i bocconcini, toglierli dalla padella a tenerli in caldo in un piatto coperto con un foglio di alluminio. Nella padella stessa, sciogliere ancora una noce di burro, aggiungere il succo dei limoni, salare e pepare leggermente e infine aggiungere lo zucchero di canna. Ridurre a fuoco vivo per un minuto circa sempre mescolando.

Aggiungere la carne e lasciarla insaporire nella crema al succo di limoni, controllare di sale e disporre su un piatto decorato con piccole listarelle di buccia di limone.

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