I boschi sono da sempre una risorsa di cibo e potere

La Cucina Italiana

I boschi: dove e quando iniziamo a trovarli come risorsa? Nell’anno 883, un inventario del monastero di Bobbio (Appennino emiliano) registra la presenza di trentadue poderi concessi in affitto ad altrettante famiglie contadine, di cui non c’era menzione in un inventario di qualche anno prima. Sono poderi nuovi, impiantati in zone boschive, che i monaci solo adesso si sono decisi a far coltivare. Lo hanno fatto, precisano, solo per necessità (propter necessitatem), forse perché la popolazione contadina sta crescendo, forse perché l’imperatore Ludovico (nipote di Carlo Magno) ha ordinato una revisione delle proprietà monastiche. Comunque sia, ciò che colpisce è la volontà di giustificare l’accaduto. Di scusarsi, quasi, per avere messo mano a seghe e asce per distruggere una porzione di bosco. Fatti come questi sono accaduti spesso nella storia, ma in modi diversi e con diverso significato.

I boschi: una risorsa essenziale

Nel Medioevo, il bosco era a dir poco essenziale. Serviva a far legna, dunque a costruire case, mobili, attrezzi di lavoro; a riscaldare gli ambienti domestici; a cucinare. Serviva a raccogliere frutti, in un tempo in cui la coltivazione degli alberi era poco praticata, mentre si sfruttavano ampiamente le risorse selvatiche. Serviva a fornire erbe e radici che crescevano nel sottobosco. Serviva ad allevare animali che si nutrivano di ghiande, faggiole e altro ancora: i pastori che badano i maiali sotto le querce, rappresentati nell’immagine qui sopra, ne sono un esempio tipico, mentre pecore e bovini utilizzavano i prati naturali inframmezzati agli alberi. Il bosco serviva poi per la caccia: attività da signori, ma per molto tempo anche da contadini.

E per la pesca, giacché gli spazi verdi erano spesso attraversati da acque, come anche l’immagine mostra. Insomma il bosco era un luogo essenziale per la vita quotidiana e per l’alimentazione, e come tale attentamente preservato. La sua presenza non era percepita come valore estetico o ludico, come per noi quando facciamo una passeggiata tra gli alberi; tanto meno in termini «ambientali» o «ambientalisti»; ma come una semplice e ovvia presenza tra gli umani. Col tempo le cose sono cambiate. In parte per necessità (come per i monaci bobbiesi e i loro contadini). In parte per avidità: fin dagli ultimi secoli del Medioevo, produrre cereali e venderli sul mercato diventò un business incentivato dai proprietari terrieri, talvolta inutilmente contrastato dai contadini, affezionati ai modi tradizionali – seppur meno produttivi – di sussistenza. Agli interessi commerciali si affiancarono interessi politici e militari: uno per tutti, l’abbattimento degli alberi per costruire navi da guerra. La distruzione del bosco a volte servì ai bisogni elementari delle popolazioni locali, più spesso alla speculazione o alle ragioni del potere. Oggi la protezione dei boschi (di ciò che ne rimane) è diventata un’emergenza ecologica.

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