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Vellutate detox: 3 ricette facili e veloci

Vellutate detox: 3 ricette facili e veloci

Voglia di sano, voglia di recuperare energia e salute: facciamolo a tavola scegliendo di cucinare delle vellutate detox davvero deliziose e semplici

Come depurare l’organismo con pietanze sane, leggere e ricche di fibre? Eccoci qua con tre buonissime vellutate detox.

La prima proposta è una vellutata diuretica e depurativa a base di carote, zenzero e rosmarino. Un piatto dalle pochissime calorie, ricco di beta-carotene e vitamina C, con proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, utili a contrastare i radicali liberi ed a rafforzare il sistema immunitario.

Come seconda proposta, vi suggerisco una vellutata di spinaci, cipollotti e patate. Questi ingredienti sono fonte inesauribile di vitamina A, acido folico, ferro e potassio. Non solo, contribuiscono alla salute di muscoli, intestino, cuore e occhi.

La terza proposta è una vellutata di fagioli borlotti e maggiorana. Tante fibre e sostanze benefiche utili alla salute dell’intero organismo. Un piatto completo di carboidrati, proteine e vitamine. Nutre ma senza appesantire. Inoltre contiene proteine che tengono sotto controllo i livelli di colesterolo e rallentano l’assorbimento degli zuccheri. 

Vediamo le ricette una ad una.

Vellutata di carote, zenzero e rosmarino 

Ingredienti per 4/6 persone

500 g carote
200 ml di acqua
1 piccolo pezzo di radice di zenzero di 2-3 cm
1 scalogno
rosmarino fresco q.b.
sale q.b.
olio q.b. 

Procedimento

Per la preparazione della vellutata di carote, zenzero e rosmarino, iniziamo pelando le carote e tagliandole a rondelle.
Ponete all’interno di una pentola le carote, lo zenzero privo della sua buccia, lo scalogno sminuzzato e un rametto di rosmarino.
Condite con un filo d’olio extra vergine di oliva, un pizzico abbondante di sale e fate cuocere gli ingredienti a fuoco medio.
Lasciate soffriggere per qualche minuto e successivamente aggiungente, poco alla volta l’acqua.
Mettete il coperchio e continuate a far cuocere fino a quando non vedrete l’acqua leggermente riassorbita e gli ingredienti ben amalgamati.
Togliete il rametto di rosmarino e mettete gli ingredienti all’interno di un mixer.
Passateli per bene fino ad avere una consistenza cremosa.
Ponete la vostra vellutata all’interno di terrine monoporzione e portate in tavola.

Vellutata con spinaci, cipollotti, patate e chips di carote al sesamo 

Ingredienti per 4/6 persone

500 g di spinaci freschi
2 cipollotti medi
2 patate medie
200 ml di acqua
2 carote
semi di sesamo q.b.
olio extravergine di oliva q.b.
sale q.b. 

Procedimento

Iniziamo la preparazione delle chips di carote al sesamo. Tagliate le carote a rondelle (mezzo centimetro) e ponetele su una teglia coperta di carta da forno.
Aggiungete l’olio, il sale, i semi di sesamo e infornate a 180 gradi per 10 minuti circa. Prepariamo la vellutata. Lavate accuratamente gli spinaci e poneteli all’interno di una pentola, aggiungete i cipollotti tagliati grossolanamente e le patate, prive di buccia e tagliate a cubetti.
Condite con un filo d’olio d’oliva, un pizzico abbondate di sale e lasciate cuocere per qualche minuto a fuoco medio.
Successivamente aggiungete l’acqua pian pianino, mettete il coperchio e lasciate cuocere per 15 minuti circa.
Togliete dal fuoco e con l’aiuto di un mixer frullate tutti gli ingredienti.
Servite la vellutata all’interno di piatti monoporzione e poco prima di portarla in tavola aggiungete le chips di carote al sesamo.

Vellutata di borlotti e maggiorana 

Ingredienti per 4/6 persone

500 g di fagioli borlotti
1 scalogno medio
acqua q.b.
1 cucchiaio di sale
olio extra vergine di oliva q.b.
maggiorana q.b.

Procedimento

Immergete i fagioli secchi in una pentola con abbondate acqua e lasciateli per una giornata intera. Scolateli, risciacquateli e metteteli in una pentola colma d’acqua.
Aggiungete lo scalogno spezzettato, qualche fogliolina di maggiorana fresca, il sale e lasciate cuocere per 30 minuti circa.
Terminata la cottura, frullate con un mixer.
Condite un filo d’olio, alcune foglioline di maggiorana e portate in tavola.

MasterChef 11: il brivido di Cannavacciuolo per gli struffoli rivisitati

MasterChef 11: il brivido di Cannavacciuolo per gli struffoli rivisitati

“Le parole Napoli e rivisitazione non sono mai andate d’accordo” ha detto lo chef Cannavacciuolo che, nella puntata di ieri di Masterchef, ha sorpreso con un’imitazione perfetta di Iginio Massari

Tra ingredienti dal mondo, piatti della tradizione da rivisitare e tecniche di cucina insoliti, la puntata di Masterchef andata in onda su Sky Uno il 6 gennaio ha messo davvero a dura prova gli aspiranti cuochi.

La Golden Mystery box con i condimenti dal mondo

La salita inizia dalla Mystery box. Poiché questa è una prova che viene spesso presa sottogamba dai concorrenti, i giudici decidono di alzare i toni della sfida trasformandola in una Golden Mystery Box: i migliori del test potranno accedere direttamente alla balconata, evitando così l’Invention Test e il rischio di eliminazione.

Dentro la scatola si nascondono 10 condimenti provenienti da ogni parte del mondo e ogni concorrente ne deve scegliere uno per la preparazione di un piatto che ne esalti il sapore. La scelta è tra il burro norvegese Sandefjord, l’Irish Champ, la salsa Rouille o maionese provenzale, il Chimichurri argentino, la Jäger Sauce svizzera, la Mojo delle Canarie, l’aspra salsa georgiana Tkemali, la Mole messicana con peperoncino, la Nuoc Mam a base di pesce fermentato, infine il Ponzu giapponese. 

I tre giudici eleggono come miglior piatto Colazione a Kyoto di Mime, in grado di esaltare la salsa Ponzu, impreziosita con zenzero, vongole e capesante. Salgono con lei in balconata anche Tracy grazie a Baccalà alla Norvegese, cucinato con burro Sandefjord, porro fritto e centrifuga di sedano, lattuga mela verde e zenzero; Lia, che ha impiattato come uno spiedino gourmet di anatra e ananas il suo Cena a Bangkok con salsa Nuoc Mam su besciamella di cocco al peperoncino e salsa al curry thai; infine Carmine, con il piatto O.Y.M. (Open Your Mind), tataki di tonno al sesamo su emulsione al Ponzu, con melanzana fritta ripiena, colatura di latte di cocco e burrata, e olio al basilico.

Dalla pajata al vitello tonnato, la trattoria moderna protagonista dell’Invention

L’Invention Test è una prova sulla cucina della trattoria moderna con due ospiti che la rappresentano: Sarah Cicolini, giovane chef abruzzese proprietaria del ristorante Santo Palato a Roma, che presenta i suoi Rigatoni alla Pajata con crema di pecorino, erbe fresche e concassé di pomodoro; e Diego Rossi del ristorante Trippa a Milano con il suo Vitello tonnato condito con salsa tonnata, capperi di Pantelleria, pepe nero e sale Maldon. I cuochi amatoriali devono riprodurre uno dei due piatti in una loro personale e originale versione. Alla fine dell’Invention Test, il migliore è Tra me e mamma, il vitello tonnato e tonno scottato con cetriolino fritto di Mery, mentre tra i peggiori viene eliminata Andrealetizia che dovrà lasciare per sempre la cucina di Masterchef (e temporaneamente anche il suo fidanzato Nicky, ancora in gara).

Lo Skill Test non è per niente dolce come il miele

I concorrenti devono ora affrontare il primo Skill Test della stagione: si tratta di tre livelli di prova, ideati ciascuno da uno dei giudici. Ad ogni livello ci sono promossi e rimandati fino a giungere all’eliminazione. Protagonista della prova è il miele: nel primo livello ideato da chef Barbieri, i concorrenti devono mantecare un piatto con il miele come nell’Orzotto al miele e alle erbe di montagna con soffritto di lumache, aglio e prezzemolo dello chef. Il segreto è nello shock termico: il miele per la mantecatura deve essere congelato. Superano la prova Pietro, Anna, Mime, Bruno, Tina, Tracy, Mery

Nel livello successivo chef Locatelli chiede di utilizzare il miele nella laccatura e per impedire l’ossidazione dei vegetali come nel suo Petto d’anatra laccato al miele con carciofi ed erba cipollina. Passano lo step Polone, Nicky e Lia.

Difficilissimo il terzo livello: i concorrenti dovranno utilizzare in un piatto l’idromele, il polline e il favo crudo come ha fatto nel suo spettacolare dessert chef Cannavacciuolo che durante la puntata si è esibito anche in un’imitazione perfetta del maestro pasticcere Iginio Massari strappando a tutti una risata. Federico, in difficoltà con la pasticceria, si butta sugli struffoli: “Ho fatto degli struffoli all’argentina, una rivisitazione di quelli napoletani”, spiega. Cannavacciuolo ha un brivido: “La parola Napoli e la parola rivisitazione non sono mai andati molto d’accordo”. All’assaggio però gli “struffoli all’argentina” con cioccolato bianco e lamponi convincono e Federico è salvo. Passano anche Elena, Delia, Christian, Nicholas, mentre l’imprenditrice Rita è la terza eliminata di questa edizione. 

 

Ricerche frequenti:

Uovodiseppia: Pino Cuttaia arriva a Milano con la cucina della mamma

Uovodiseppia: Pino Cuttaia arriva a Milano con la cucina della mamma

La Sicilia del popolo, le nuove ricette, il piacere di stupire senza esercizi di stile: il grande chef de La Madia ‘firma’ il bistrot del raffinato Ariosto Social Club. Per raccontare ai milanesi e ai viaggiatori la sua grande cucina della memoria

«Una volta si veniva a Milano per cercare lavoro. Oggi un siciliano come me, viene a comunicare la propria cultura, a raccontare le radici di un popolo ricco di valori, tradizioni e contraddizioni. Come un ambasciatore. Partendo dalla stagionalità, da un gesto domestico». Pino Cuttaia è sbarcato a Milano ed è un arricchimento per la capitale italiana del cibo: non lascerà La Madia, il bistellato Michelin nella sua Licata, da dove – con coraggio e fatica – ha costruito una seconda vita (di successo) dopo la prima che lo ha visto operaio alla catena di montaggio a Torino. Il locale si chiama Uovodiseppia, esattamente come il suo piatto più iconico e come la dispensa-laboratorio non lontano dal ristorante in Sicilia. Ma sotto la Madonnina, si va ben oltre:  dalla prima colazione alla cena, ogni momento della giornata sarà buono per gustare le proposte studiate da Cuttaia. «Costruirò un’alchimia fra la mia Sicilia e il Nord Italia, alcune ricette avranno ispirazioni, tecniche o ingredienti del Settentrione, come il risotto allo zafferano con ragù di triglia e finocchietto che, alla fine, non è altro che un’arancina scomposta» racconta lo chef Cuttaia.

Praticamente in centro

Ha scelto un luogo decisamente particolare quale l’Ariosto Social Club, al 22 di una bella via milanese, a quattro fermate di metropolitana Rossa dal Duomo. « E’ un grande orgoglio per me, da siciliano, poter contare su uno chef del calibro di Pino Cuttaia. Il suo arrivo rappresenta un tassello importante a completamento del nuovo progetto». A parlare è Emanuele Vitrano Catania, dinamico imprenditore di origini palermitane da anni operativo nel mondo dell’hotellerie meneghina con il Gruppo Brera Hotels. Insieme alla caffetteria-bistrot, la struttura ospita venti appartamenti di lusso per affitti brevi, arredati con pezzi di design italiano che possono essere acquistati dagli ospiti; una lounge con cucina e terrazza per eventi privati; una palestra d’avanguardia con personal trainer altamente specializzati e percorsi su misura, una boutique con abiti, oggetti e accessori originali di artigiani italiani (in prevalenza donne) selezionati personalmente dalla scrittrice e proprietaria dello store Valeria Benatti. Per chi soggiorna all’Ariosto Social Club una coccola in più: la possibilità di aver serviti i piatti dalla brigata di cucina direttamente nell’intimità del proprio appartamento. Non male, davvero.

Due ricette per Milano

Torniamo a Cuttaia. Nel bistrot che è aperto per tutta la settimana (dalle ore 12 alle ore 14 e dalle ore 19 alle ore 23.30) servirà un menu con i suoi classici. Citiamo l’Arancina di riso con ragu di triglia e finocchietto selvatico (nella foto di apertura), il Macco di fave con gnocchetti di seppia, il Merluzzo all’affumicatura di pigna, la Cornucopia di cialda di cannolo con ricotta di Cammarata…Ma ha anche pensato a due piatti inediti, in omaggio alla città che lo attende curiosa. Il primo è lo Spaghetto “alla milanese” con mollicata alle cipolle: pochi sanno che fa parte della tradizione siciliana, ossia uno spaghetto a base di finocchietto selvatico che si rifà alla pasta con le sarde. «Quando non c’era il pesce si era soliti chiedere “come la fai la pasta oggi? ” e la risposta era “alla milanese” per evocare il fatto che a Milano non c’è il mare. In questo piatto ho aggiunto le acciughe e un po’ di masculino, un’acciuga più piccola, richiamando alla variante catanese. C’è anche il pane atturrato, che è tostato e rappresenta il formaggio dei poveri» spiega lo chef di Licata.

Poesia e semplicità

Il secondo è l’Uovo a cotoletta, un cibo quotidiano che si veste da festa. «La cotoletta è il piatto più tipico e conosciuto della tradizione meneghina e non potevo trascuralo. Nella cucina della mamma, l’uovo, un ingrediente quotidiano, si vestiva da festa quando veniva impanato come una cotoletta con mollicata di pane, aglio e prezzemolo. Dalla cottura si sprigionavano così gli stessi profumi della carne, anche se non lo è, facendo sentire l’atmosfera della domenica» racconta Cuttaia. Due ricette in cui c’è l’essenza del cuoco bistellato, fatta di poesia e ingredienti semplici, spesso basici ma che sa interpretare come pochi in Italia. «C’è un solo ingrediente di cui non posso fare a meno ed è la memoria» ci dice per l’ennesima volta. E se lo guardi perplesso, pensando che in fondo è quasi impossibile non trovare chef senza un minimo di memoria, centra maggiormente il pensiero con un sorriso dei suoi «È una zavorra se non ti confronti, ma nel momento in cui lo fai con il contemporaneo ne trai energia: viaggi e torni per avere occhi nuovi con cui guardare il paesaggio e i tuoi ingredienti in modo diverso. Usando magari gli stessi ma con gesti diversi, l’innovazione è nel recupero del gesto». Ecco perchè, gustando i piatti (ri)assaggiati a Milano, bisogna una volta di più ringraziare – oltre all’autore degli stessi – la mamma e la nonna di Pino Cuttaia.

 

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