Tag: siti di ricette di cucina

20 ricette che ci piace preparare con il Taleggio

20 ricette che ci piace preparare con il Taleggio

Il taleggio è un formaggio lombardo dal sapore dolce e caratterizzato da una piacevole grassezza. Perfetto per arricchire crostini, risotti, primi piatti succulenti e rendere indimenticabili le verdure, è anche la farcitura ideale per focacce e torte salate. Ma prima di scoprire come lo abbiamo cucinato, eccone la storia e qualche piccola istruzione per l’uso.

La storia

La fama del “cacio lombardo” – inizialmente prodotto anche in tutta la fascia pianeggiante fra il Ticino e il Lambro, fino al Po – crebbe per tutto il Medioevo fino a comparire nei ricettari rinascimentali di Cristoforo da Messisburgo e del Platina. Al punto che nel XV secolo gli Sforza dovettero darsi da fare per reprimerne il fiorente contrabbando. E anche personaggi celebri ne erano ghiotti: nel 1692, ad un affamato Ludovico Antonio Muratori vengono inviate “libbre due di formaggio della Val Imagna che tanto voi gradite”. Anche Giacomo Casanova ne era un grande estimatore, tra un’avventura amorosa e l’altra. Nel 1791 del suo uso imperante parla Il nuovo cuoco milanese, citando i formaggi tipici prodotti in Lombardia tra cui rientrava appunto lo “stracchino quadro di Milano”. Con l’800 il patrimonio bovino lombardo inizia a crescere. E inizia anche una certa differenziazione territoriale tra i formaggi lombardi che porterà definitivamente il “cuore” della produzione del Taleggio come lo intendiamo noi verso le valli lombarde, soprattutto tra Lecco e Bergamo.

L’origine del nome

Come abbiamo visto inizialmente il termine più utilizzato era quello di “cacio lombardo”, a cui poi si affiancò quello di “stracchino”. Con il termine “stracchino” o “quartirolo”, infatti, in Lombardia si intendeva ogni formaggio a pasta molle, del peso di circa un kg. Il nome non è altro che l’abbreviazione novecentesca di “quartirolo o stracchino quartirolo della Val Taleggio”. Ossia la piccola valle in provincia di Bergamo che, assieme alla vicina Valsassina, aveva il privilegio di produrre i migliori “quartiroli”. Già negli anni ’30, tuttavia, è documentata una produzione di questo formaggio anche in Piemonte e in Veneto. Mentre, allo stesso tempo, si afferma la differenziazione tra “stracchino” (formaggio magro semistagionato), “quartirolo” (stracchino prodotto dal 24 settembre in poi, quando il bestiame mangiava “erba quartirola”) e, appunto, “Taleggio” (con stagionatura minima di 35 giorni). Il termine “Taleggio” compare ufficialmente per la prima volta nel 1944 e arriva fino a noi anche dopo l’ottenimento del marchio Dop nel 1996.

Come conservarlo

Non è un formaggio di complicata conservazione, ma bisogna seguire alcune regole per evitare di accorciare i tempi della sua durata. Per prima cosa, non avvolgetelo mai nella pellicola trasparente, ma conservate la carta nella quale lo avvolge il formaggiaio nel momento dell’acquisto. In alternativa, utilizzate un telo umido che preserverà la morbidezza della crosta. La temperatura ideale che consente di mantenerlo fresco è tra gli 0 e i 6 gradi e si può persino congelare.

A quali vini accompagnarlo

Si sposa bene con un vino che lascia esprimere al massimo il suo carattere più intenso. Per contrastare la grassezza, meglio optare per le bollicine, mentre per asciugare la succulenza si consiglia un vino che abbia una leggera nota di tannino. Il migliore si rivela un rosso dolce, profumato, leggermente frizzante e giovane, acidulo ma non acerbo. Il sommelier Giorgio Menaggia suggerisce un Bonarda o un Lambrusconon dolce ma secco, oppure un Gutturnio. Indicato anche il Pinot Nero, vinificato però in modo che abbia un minimo di animosità, oppure un Cabernet.

Nella gallery qui sopra, il Taleggio in 20 ricette.

Leggi anche

I primi al formaggio che vorresti mangiare sempre

Leggi anche

Montèbore, il formaggio slow food di Leonardo da Vinci

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Crostata di zucca e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Sfoglie con zucchine e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Lasagne di crespelle, con asparagi e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Torta di zucchine e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Quiche di coste, carote e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Indivia con pere, noci e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Sformatini di cavolfiore al taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Risotto al taleggio con pastinaca agrodolce e cavolo riccio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Parmigiana di coste e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Torta di crespelle al saraceno, taleggio e funghi

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Verdure arrostite e mousse al taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Focaccia con zucchine e taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Focaccine con cuore di taleggio

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Polenta bianca, taleggio e datterini

ABBIAMO CUCINATO PER VOI

Spätzle con zucca e taleggio

le uova di pesce e le ricette per gustarle

le uova di pesce e le ricette per gustarle

Quelle di storione sono le più famose e pregiate, ma esistono altri tipi di uova di pesce che si possono utilizzare in tanti piatti, dall’antipasto al dolce

In termini tecnici, le uova di pesce sono i gameti femminili dei pesci di mare, di acqua dolce, dei crostacei e dei ricci di mare. Scopriamo le più diffuse in cucina e come utilizzarle in tante ricette.

Il caviale

Le uova di pesce più famose al mondo (e anche le più costose) sono quelle di storione. Il caviale, il prodotto che deriva dalla lavorazione di queste uova, molto spesso si consuma da solo, magari su una tartina con solo un po’ di burro, per esaltarne il gusto. Si usa anche in abbinamento con il salmone, con le uova soda e in camicia, in un primo piatto come la carbonara alla francese o in un dolce come questa panna cotta con lo yogurt greco e addirittura c’è chi l’ha usato per condire una pizza.

Le uova di salmone

Le uova di salmone sono di colore rosso, con un sapore molto forte e un’aroma delizioso di pesce azzurro. Contengono un elevato quantitativo di Omega 3 e quindi fanno molto bene al nostro organismo. Possono essere consumate sulle tartine per un antipasto colorato e buonissimo, oppure essere utilizzate per guarnire un risotto, una zuppa, dare gusto e delicatezza ad una vellutata, oppure preparate in queste crespelle alla russa con lo yogurt.

Le uova di lompo

Sono le “parenti povere” del caviale, esteticamente molto simili, ma con un gusto decisamente meno caratteristico. Sono tipiche della cucina danese e si possono mangiare sia crude che cotte accompagnate con altri prodotti della pesca. Si possono utilizzare, ad esempio, per farcire dei ravioli, con degli spaghetti, dei tagliolini. Sono perfette per preparare veloci stuzzichini, tartine e bruschette, e il loro sapore agro-dolce è perfetto per abbinamenti insoliti (con le arance per esempio) e sfiziosi contrasti di sapore da portare in tavola: sopra le uova bollite dimezzate o a fette, con i gamberetti o insieme ad altri pesci o altri frutti di mare.

Le altre uova di pesce

Esistono anche altre uova di pesce, magari meno famose, ma comunque molto buone. Iniziamo con le uova di aringa, molto diffuse in Giappone, con un caratteristico colore giallo, si presentano racchiuse nella placenta. Molto buoni sono gli spaghetti con le uova di aringa da preparare con i pomodorini e il risotto con il lime. Molto simili, nel sapore e nella forma, sono le uova di merluzzo, anch’esse molto diffuse nel Sol Levante, dove vengono cotte alla piastra o alla griglia. In Svezia, invece, sono essiccate e formano una pasta spalmabile, da mangiare sul pane.

La bottarga

La bottarga si ricava dall’essiccazione e dalla successiva salatura di uova di muggine (il comune cefalo) o di tonno. Può essere utilizzata in cucina in tantissimi modi: tagliata a fette sottili e stese su un crostino di pane, grattugiata sui piatti, in gustosi antipasti di pesce, nella celebre ricetta con gli spaghetti, in abbinamento ad altri pesci come triglie, orate, branzino e gamberoni, oppure in un gustosissimo pollo con limone da provare assolutamente.

Le uova di pesce di carpa

Le uova di pesce carpa sono gialle e di medie dimensioni, si trovano unite nella placenta o sgranate a seconda del livello di maturazione. Sono molto diffuse in Grecia, dove si chiamano tarama e servono per preparare la famosa taramosalata: un piatto costituito da tarama con succo di limone, briciole di pane, cipolla ed olio di oliva, molto saporito. In Italia queste uova sono invece usate sopratutto con la pasta fresca oppure nella zuppa di pesce.

Le uova di riccio di mare

Le uova di riccio di mare sono di colore giallo-arancio o tendente al rosso. Sono un alimento molto pregiato, si mangiano sopratutto crude, in molti primi piatti e in ricette ricercate, come questa con la burrata e il tuorlo d’uovo.

Ricetta Cruffin – La Cucina Italiana

Ricetta Cruffin - La Cucina Italiana
  • 300 g farina 0
  • 200 g burro
  • 75 g latte
  • 40 g zucchero semolato
  • 1 pz bustina di lievito di birra secco
  • zucchero a velo
  • sale

Per la ricetta dei cruffin, sciogliete il lievito in 85 g di acqua. Mescolate la farina con lo zucchero semolato, quindi unite il latte, l’acqua con il lievito, 50 g di burro morbido e una presa di sale. Impastate fino a ottenere a palla, omogenea e liscia; avvolgetela in un panno umido e lasciatela lievitare a circa 28 °C per 1 ora e 30 minuti. Ammorbidite 150 g di burro. Dividete l’impasto in 8 spicchi uguali e tirateli in modo da ottenere delle lunghe sfoglie rettangolari (45×15 cm) spesse 1 mm. Spennellate le 8 sfoglie con il burro ammorbidito. Arrotolatene 4 sul lato corto formando dei «sigari». Avvolgete ciascun «sigaro» in una seconda sfoglia. Infarinate la lama di un coltello ben affilato e, con la punta, tagliate i 4 «sigari» a metà per il lungo, senza schiacciare la pasta. Avvolgete ciascuna metà a girella, tenendo la parte del taglio verso l’esterno. Imburrate 8 stampini rotondi (ø 7 cm) e adagiatevi le girelle. Lasciatele lievitare a 28 °C per 1 ora. Infornatele a 180 °C per 20 minuti circa. Lasciate raffreddare i cruffin ottenuti, spolverizzateli con zucchero a velo e serviteli, accompagnandoli a piacere con confettura di fragole.

Proudly powered by WordPress