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Spaghetti spezzati: in quali ricette è concesso usarli?

La Cucina Italiana

È considerato un vero e proprio oltraggio per molti italiani, eppure gli spaghetti spezzati sono largamente diffusi, non solo all’estero ma proprio nel nostro Paese. Non è un caso che alcuni marchi propongano un formato già bello e pronto di spaghetti spezzati: probabilmente c’è una parte di italiani che non lo trova poi così oltraggioso. È permesso, però, farlo soltanto per alcune ricette ben precise. Quali? Prima di vederle insieme, due parole sui fondamentali.

Come spezzare gli spaghetti?

Non avete in dispensa un pacco di spaghetti già spezzati? Dovrete essere proprio voi a compiere quel gesto inconsulto.

Se avete già fatto un tentativo, avrete sicuramente notato che è praticamente impossibile spezzare uno spaghetto in due parti uguali e con molta probabilità avrete ottenuto più frammenti. Si tratta di un mistero studiato già negli anni 30 dal fisico Richard Feynman, Premio Nobel 1965 per l’elaborazione dell’elettrodinamica quantistica, e risolto soltanto nel 2005 dai fisici Basil Audoly e Sébastien Neukirch: la loro teoria spiega che piegando uno spaghetto in maniera uniforme da entrambe le estremità, quest’ultimo si spezza nel punto di maggiore curvatura, ma la rottura genera un’onda che lo frantuma ulteriormente in più punti.

La soluzione del problema è arrivata un anno dopo dal MIT di Boston, grazie al lavoro dei ricercatori Ronald Heisser e Vishal Patil, guidati da Jörn Dunkel: insieme hanno realizzato uno strumento che torce lo spaghetto su se stesso con una forza non replicabile da un essere umano, riuscendo a spezzarlo in sole due parti.

Quindi non crucciatevi: potete spezzare gli spaghetti a meno in due o più pezzi, a seconda del formato che desiderate ottenere, ma non saranno mai perfetti.

Spaghetti spezzati: in quali ricette?

Dalla scienza passiamo finalmente in cucina, il luogo dove spezzare gli spaghetti diventa un vero e proprio rituale di famiglia per coinvolgere i più piccini. Eppure, non si tratta soltanto di un modo per facilitare i bambini nel mangiare col cucchiaio. E nemmeno di una scorciatoia per i turisti che non hanno ancora imparato ad arrotolare lo spaghetto intorno all forchetta. Si tratta di un vero e proprio guilty pleasure anche per gli adulti, da proporre esclusivamente in determinate occasioni.

Quando spezzare gli spaghetti? In inverno, a quanto pare, perché l’abbinamento più apprezzato è proprio quello col classico brodo per coccolarsi durante le sere più fredde. Poi le zuppe e le minestre, con fagioli, lenticchie, ceci, piselli, cavolfiori, zucca, broccoli e così via. Gli spaghetti spezzati sono concessi anche in alcune ricette povere della tradizione campana, come la pasta con patate e provola, originariamente preparata proprio con gli avanzi di pasta frantumata raccolta nelle antiche botteghe dei pastai. Infatti, li troverete fra i diversi formati presenti nella tipica pasta mista napoletana.

Che lo facciate per comodità, perché siete attratti dall’irregolarità del formato di pasta o perché volete rivivere i ricordi d’infanzia, non vi resta che scegliere il vostro condimento preferito e iniziare a spezzare gli spaghetti.

7 semplici consigli per essere sostenibili | La Cucina Italiana

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Per gli addobbi, scegliamo decorazioni di vetro, legno, stoffa, carta, sughero, oppure di pasta di sale colorata, magari da realizzare con i bambini (no plastica).Un’altra soluzione è la frutta secca, il marzapane o le catenelle di popcorn che, trascorso il Natale, potremo mettere sul terrazzo per rifocillare gli uccelli infreddoliti e affamati. L’unico ingrediente fondamentale è la vostra fantasia, sbizzarritevi con l’immaginazione! Con carta riciclata, oggetti di recupero o semplici ramoscelli si possono creare meravigliosi addobbi di Natale. Dagli ornamenti per l’albero ai centrotavola, fino alle ghirlande.

Mariette, i consigli in cucina delle cuoche di Casa Artusi | La Cucina Italiana

Mariette, i consigli in cucina delle cuoche di Casa Artusi
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A quindici anni dalla fondazione di Casa Artusi a Forlimpopoli (FC) e dalla nascita dell’Associazione Mariette, abbiamo accolto in occasione del ricettario del numero di ottobre 2022 per tre giorni nella nostra cucina di redazione tre tutor dell’associazione Mariette che collaborano con Casa Artusi. Le ha accompagnate Mattia Fiandaca, che ha fatto da «ponte» tra loro e la redazione, seguendo con competenza, entusiasmo (e molta pazienza!) tutta la produzione di questo ricettario, un’occasione condivisa per mostrare ancora una volta come La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi sia uno strumento di conoscenza gastronomica, che educa alla pratica e al buon gusto in cucina. Durante le tre giornate passate insieme, Mattia ci ha spiegato come la missione del grande gastronomo continui ogni giorno in Casa Artusi.

«Siamo il primo centro di cultura gastronomica che opera nel mondo in nome di Pellegrino Artusi promuovendo le infinite variabili della cucina di casa italiana e che, con un bel gruppo di appassionate tutor dell’Associazione Mariette, in Casa Artusi, mette in pratica, nella sua Scuola di cucina, il saper fare tramandato di generazione in generazione, come l’arte della pasta fresca al matterello».

Che cosa significa parlare di Artusi oggi?
«Non disperdere questo patrimonio, ma espanderlo. Cucinare le ricette del suo manuale La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene vuol dire renderle attuali senza snaturarle, perché sono parte integrante
della nostra identità. È solo conoscendole, studiandole e provandole che ci si può rendere conto della loro straordinaria contemporaneità, di quanto siano magmatiche, capaci di prendere la forma del tempo».

Che cosa ha orientato la scelta delle ricette che avete proposto per il nostro giornale?
«Si ispirano tutte a La Scienza in cucina o ai ricettari di famiglia di alcune delle cuoche invitate, sono state scelte per trasmettere la loro capacità di far affiorare ricordi ed emozioni di gioia. Una cena italiana con il coniglio fritto, con la trippa di zia Rodolfa e con la torta di noci, le risate tra amici con i crescioncini e un bicchiere di Sangiovese o ancora la felicità di una merenda dalla nonna con il latteruolo. L’invito è di provarle tutte, di modificarle come piace, senza paura. È l’unico modo di rendersi conto di quanto siano concrete, versatili e senza tempo, perché in fondo non parlano solo di Artusi ma di tutti gli italiani di sempre».

Trovate tutte le ricette sul numero di ottobre 2022.

Testi di Laura Forti e Angela Odone

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