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Riso, cipolle, carote, aglio e sedano: la minestra perfetta

Riso, cipolle, carote, aglio e sedano: la minestra perfetta

Calda e rassicurante come l’abbraccio di una persona cara, la minestra è un piatto intimo, da gustare in queste fredde serate invernali. Ecco una ricetta ideale

Profumi intensi per casa, vapori che inondano ogni stanza, sapori antichi: la minestra di riso è tutto questo, un piatto che fa tornare bambini, che riporta indietro nel tempo, agli aromi più autentici. Ingredienti semplici per un piatto che è un vero comfort food, perfetto da assaporare circondati dagli affetti più cari, in queste serate invernali. Sì, perché la minestra fa davvero atmosfera di casa, è un piatto intimo, riservato.

Riso, verdure e un profumo immancabile

Come per le ricette più tradizionali, pochi ingredienti sono sufficienti per creare quell’alchimia di sapori che rende ogni cosa perfetta. Nel caso della minestra è fondamentale la preparazione di un brodo di carne ricco di aromi, in cui far cuocere il riso. Potete scegliere tra carni di pollo, di vitello o di manzo. Se decidete di aggiungere anche qualche osso, avrete un brodo più denso, grazie al collagene che quest’ultimo rilascerà in cottura. Oltre alla carne, fondamentali gli aromi come cipolla, carota, sedano e aglio, che vanno tritati e soffritti in poco olio e poi il riso, da scegliere tra le varietà più adatte per minestre e minestroni. Dulcis in fundo, il prezzemolo, l’ingrediente che dona alla minestra quel tocco in più, irrinunciabile.

La ricetta della minestra di riso

Per 4 persone: prendete 250 g di riso vialone nano, una cipolla, un gambo di sedano, una carota, uno spicchio di aglio, olio extravergine di oliva, Parmigiano Reggiano grattugiato, sale e prezzemolo, oltre a 1,5 litri di brodo di carne. Per prima cosa tritate le verdure e fatele soffriggere in una casseruola con poco olio. Una volta dorate, aggiungete il brodo e quando questo raggiungerà il bollore, unite il riso. Lasciate cuocere per una quindicina di minuti e poi spegnete. Aggiustate di sale e finite con una abbondante spolverata di Parmigiano e con del prezzemolo tritato. Portate in tavola fumante.

Nel tutorial qualche consiglio in più per preparare una minestra di riso squisita

 

Ricerche frequenti:

Ricetta Paccheri con dadolata di pollo

Ricetta Paccheri con dadolata di pollo
  • 320 g paccheri
  • 350 g porri
  • 100 g petto di pollo
  • 50 g nocciole
  • 1 limone
  • vino bianco
  • olio extravergine d’ oliva
  • sale

Per la ricetta dei paccheri con dadolata di pollo, mondate i porri e tagliateli a rondelle. Grattugiate la scorza del limone e tritate grossolanamente le nocciole. Versate 2 cucchiai di olio in una padella, unite i porri e fateli cuocere a fuoco basso per 15’. Aggiungete mezzo bicchiere di vino bianco e proseguite la cottura per 5’.

Cuocete i paccheri in acqua bollente salata. Tagliate il petto di pollo a dadini, poneteli in una padella con un filo di olio e un pizzico di sale e fateli cuocere per 3’. Unite ai porri un mestolo di acqua di cottura dei paccheri e la scorza grattugiata del limone, mescolate e proseguite la cottura per 2’.

Scolate i paccheri e conditeli con il sugo di porri e scorza di limone, aggiungete la dadolata di pollo e le nocciole tritate, guarnite a piacere con qualche foglia di cerfoglio e portate in tavola.

 

Per questa ricetta abbiamo utilizzato Paccheri Rigati della linea I Tesori di Pam&Panorama.
Scopri gli altri prodotti del marchio Pam&Panorama

 

Grano saraceno pasta – La Cucina Italiana

Grano saraceno pasta - La Cucina Italiana

Non solo pizzoccheri: dai fidelin ai formati tradizionali, la farina di questo “non cereale” si può utilizzare per una gran quantità di ricette. Da sola, per ricette gluten free. O in abbinamento con quella di frumento. I compagni di viaggio ideali? Funghi porcini e formaggi

Esiste un grano che non è un cereale, che fa parte del nostro patrimonio enogastronomico e che viene utilizzato per produrre alcuni tipi di pasta. Stiamo parlando del grano saraceno, l’ingrediente principe di piatti tipici della Valtellina ma non solo, a cominciare dai pizzoccheri, dalla polenta taragna e dagli sciatt, senza dimenticare i chisciol. Un ingrediente, il grano saraceno, particolarmente ambito dai celiaci, visto che non contiene glutine. Ma come utilizzarlo al meglio in cucina?

Una semplice erba

Il grano saraceno o grano nero (Polygonum fagopyrum), a dispetto del nome, non è un cereale ma una pianta erbacea, appartenente alla famiglia delle poligonacee. I semi sono molti diversi, triangolari e più simili a quelli del faggio che del grano, ma dopo la loro macinazione si ottiene una farina molto somigliantea quella del frumento. Benché coltivato in aree montane, il grano saraceno teme il freddo, per cui il suo ciclo vitale si svolge interamente nei mesi primaverili ed estivi, con semina in marzo-aprile e raccolto in luglio-agosto, quando la pianta diventa secca e il seme nero e asciutto.

Un toccasana contro il colesterolo

Dal punto di vista nutrizionale, 100 grammi di grano saraceno contengono un 72% i carboidrati, un 13% di proteine e un 3,4% di grassi. Le proteine contenute nel seme di grano saraceno vantano un buon valore biologico. Sono infatti composte sia da amminoacidi essenziali, come lisina, treonina e triptofano, che da amminoacidi contenenti zolfo. Assente invece i glutine: ciò significa che può essere impiegato in tutte le ricette gluten-free, adatte alle persone affette da celiachia. Studi condotti sulla popolazione cinese degli Yi (etnia che vive nelle zone montagnose del Sichuan e dello Yunnan), la cui alimentazione è basata anche sul grano saraceno, dimostrano l’influenza di quest’ultimo sui bassi livelli di colesterolo “cattivo”. Questo soprattutto per l’alto contenuto di flavonoidi, che agiscono anche da antiossidanti e proteggono il nostro organismo dalle malattie. Il grano saraceno, inoltre, è una buona fonte di magnesio, utile per migliorare la circolazione sanguigna e ridurre la pressione; aiuta a tenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue, riducendo i rischi di diabete. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of gastroenterology, mangiare cibi ricchi di fibre insolubili come il grano saraceno aiuta a prevenire l’insorgere dei calcoli biliari. L’alto valore energetico del grano saraceno lo rende un cibo particolarmente adatto agli sportivi. Unico difetto, il grano saraceno è un potenziale allergene, e quindi possibile fonte di allergie alimentari.

Il cuore in Valtellina

Di origine orientale, il grano saraceno è arrivato in Italia nel XV secolo. Il primo documento che ne attesta la presenza è stato ritrovato proprio a Teglio, in Valtellina, la “capitale” del grano saraceno in Italia: in un atto relativo alle proprietà della famiglia Besta viene citato il “formentone”, termine con il quale viene tuttora chiamato il grano saraceno a Sondrio e dintorni. “Furmentun”, accrescitivo di “furment”, ossia frumento, intende proprio sottolineare l’alta produttività di questa pianta, a differenza del ciclo vitale molto più lungo del grano. Già nel 1616 lo storico grigionese Guler Von Weineck affermava che in Valtellina si coltivava l’ “heyden”, antico nome tedesco del grano saraceno. Un nome, questo, che si richiama anch’esso all’origine esotica del grano saraceno: “Heide” in tedesco significa “brughiera”, ma anche “pagano”. Segno che il grano saraceno potrebbe essere giunto in Europa e in Italia dall’Oriente non attraverso la consueta via mediterranea, ma dalla steppa, dalle popolazioni nomadi dell’odierna Russia.

Quattro a uno

In genere, per produrre la pasta, il grano saraceno si utilizza assieme alla farina bianca. Per preparare i pizzoccheri valtellinesi, ad esempio, l’autorevolissima Accademia del pizzocchero prescrive 400 grammi di farina di grano saraceno e 100 grammi di farina bianca. In molti prodotti in commercio, tuttavia, la percentuale di farina bianca sale vertiginosamente. Ma, magari in casa, è possibile preparare pizzoccheri 100% di grano saraceno, dosando bene acqua e farina in modo da ottenere la consistenza giusta; oppure cercarli tra i prodotti gluten free. Da sottolineare, poi, che i pizzoccheri valtellinesi non hanno nulla a che fare con quelli della Valchiavenna, sorta di gnocchetti in cui il grano saraceno non compare neppure.

Gli altri tipi

Ma, oltre che nei pizzoccheri, il grano saraceno viene utilizzato anche in altri tipi di pasta, come i formati tradizionali (penne, fusilli, tortiglioni e altro ancora) in versione gluten free. Oppure i fidelin, sorta di spaghetti a base di farina di grano saraceno e di grano duro, perfetti per un condimento a base di funghi porcini. La farina bianca invece sparisce nei formati di pasta all’uovo preparati con grano saraceno.

Condimenti e abbinamenti

Detto questo, come condire la pasta di grano saraceno? L’ispirazione non può che arrivare dalla cucina valtellinese. Il condimento tradizionale dei pizzoccheri è verza, patate, burro, grana grattugiato e casera a scaglie, con la pregiata alternativa del Bitto. Ottimi anche i pizzoccheri con zucche e nocciole. Per gli altri tipi di pasta, se non si vuole arrivare a tanta ricchezza, si può utilizzare un formaggio cremoso come il Gorgonzola, magari arricchendone il sapore con dello speck. In genere si prediligono ingredienti che, con il loro sapore delicato ma ben presente, possono ammorbidire il gusto deciso del grano saraceno: i funghi porcini, ad esempio, forse l’abbinamento migliore con questo “finto cereale”. Per un piatto ancor più salutare si può ricorrere a un ragù bianco di verdure, bollite o in padella: peperoni, zucchine, sedano, carote e cipolla. E, perché no, con l’aggiunta di un po’ di pesto o basilico tritato, come nella ricetta dello chef Angelo Scuderi. Altro condimento interessante da abbinare al sapore pieno del grano saraceno, quello delle noci, magari con l’aggiunta, anche qui, dello speck.

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