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Sac à poche, la tasca da pasticciere: come usarla

La Cucina Italiana

Se non avete la dimestichezza di un professionista, prendete il bicchiere del frullatore a immersione e inseritevi la tasca, rivestendo i bordi del vaso con il sacchetto, in modo che rimanga ben aperto. Sarà facile così riempirlo, senza sporcarvi.

La bocchetta

Se avete deciso di utilizzare una bocchetta, inseritela nella tasca prima di riempirla, poi tagliate la punta della tasca quanto basta per fare uscire la bocchetta. 
Se non utilizzate immediatamente il ripieno, potete rincalzare la tasca all’interno della bocchetta, come mostrato nella foto.

Come “chiudere” la bocchetta della sac à poche

In questo modo il ripieno non fuoriesce, e voi potrete chiudere la sac à poche anche in alto e riporla in frigorifero fino al momento dell’utilizzo: basterà tirare la bocchetta e schiacciare il ripieno dall’alto, per farlo fuoriuscire. 

A che cosa serve

La sac à poche si può utilizzare per creare decorazioni di panna montata sulle torte. Alcune, come la Saint-Honoré hanno una bocchetta specifica, che prende proprio il nome del dolce, che con il suo taglio obliquo consente di creare le classiche quenelles.  Indispensabili per preparare le meringhe, di varie forme, si utilizzano anche per farcire i bignè, le brioche e i bomboloni, ma anche per distribuire gli impasti sulle placche, per fare crocchette di vario genere (di patate, di verdure) o per distribuire il ripieno dei ravioli. Insomma, gli utilizzi sono innumerevoli.  

Ho assaggiato la Seupa à la Vapelenentse

Ho assaggiato la Seupa à la Vapelenentse

Ricetta contadina, tramandata da nonne e bisnonne. In pochi ingredienti il racconto di un’identità fortissima

Parlo della zuppa valpellinese, o anche zuppa valdostana, più giusto chiamarla però con il suo dolce nome in patois, l’affascinante lingua antica locale; tanti nomi, qualche variazione, ma la sostanza è sempre la stessa, una zuppa corroborante, tramandata dalle nonne, trascritta nei quaderni di ricette che si tengono in casa, racconta in pochi ingredienti la storia di una regione, tanto che è stata certificata dall’attestazione comunale De.C.O. che ne riconosce la tipicità e il rispetto per la tradizione.
Io ho assaggiato la seupa non a Valpelline, dove è nata e dove viene festeggiata ogni anno alla sagra per la festa patronale di San Pantaleone, ma a Morgex, a pochi km da Courmayeur, nell’accogliente casa della famiglia Bovard.

Prima di raccontarvi questa ricetta due parole sono da spendere per Diego Bovard: agronomo, nato e cresciuto nella Valle d’Aosta, un amore indefinibile per il territorio, quello valdôtain, piccolo ma estremamente ricco di prodotti, di tradizioni, di natura, e un’energia che prende forza dalla terra e si trasforma in racconto e ti trascina in un piccolo mondo di eccellenze. I migliori formaggi, le migliori farine, i migliori salumi, le migliori persone dietro tutto questo. Diego Bovard conosce tutti e ogni giorno si inventa nuovi modi per rendere sostenibile l’agricoltura, per valorizzare i prodotti delle valli, e per arrivare al cuore – o alla pancia forse! – delle persone.

La soupa invece?

L’ha cucinata sua moglie e sia il mio cuore che la mia pancia sono conquistati.
Piatto contadino, pochissimi ingredienti, pane raffermo, fontina (DOP ovviamente), brodo.  Qualche variazione da casa in casa. Il brodo nella tradizione sarebbe di cavolo verza, alcuni usano quello di carne, gli strati solo di pane bianco e fontina, qualcuno usa il pane nero, integrale, di segale, e foglie di cavolo, un pizzico di cannella… Il tocco finale, burro fuso, tantissimo burro fuso.
Ecco la ricetta

La Seupa
La Seupa

Ingredienti per la soupa à la Vapelenentse

500 g di cavolo verza
300 g di fontina valdostana
Pane di segale raffermo (o pane bianco)
1 l di brodo di manzo (o di cavolo verza)
100 g di burro

Procedimento

Mettete a scaldare il brodo di carne che avrete già preparato (la ricetta, se la volete, è qui ). Altrimenti preparate un brodo solo con le foglie più esterne del cavolo verza.
Intanto pulite la verza eliminando il torzolo e sfogliandola delicatamente.
Tagliate il pane raffermo a fette di un centimetro e adagiarlo sul fondo di una terra imburrata, disponendole ben vicine in modo da non lasciare spazi.
A questo punto alternare uno strato di pane, uno di foglie di cavolo e uno di fontina. L’ultimo strato deve essere di fontina.
Bagnare tutto con il brodo e mettere in forno a 200°-220° fino a che non si sarà formata una bella crosticina dorata.
Servire la zuppa coperta di burro fuso e… Bon Appètit!

 

 

Il gateau à la broche, la torta allo spiedo

Il gateau à la broche, la torta allo spiedo

Il gateau à la broche è una rara torta dalla forma conica cotta allo spiedo che è possibile trovare in alcune zone montane della Francia dell’Europa Orientale

Il gateau à la broche, anche detta spit cake o koeken, è una torta davvero unica nel suo genere; ha una caratteristica forma conica e viene cotta allo spiedo, con un processo di preparazione lungo e complesso che implica una aggiunta graduale di diversi strati.

Diffusa in varie parti dell’Europa Orientale, specialmente nelle zone di montagna e nelle regioni francesi Hautes-Pyrénées e Aveyron, la sua particolare ricetta e la sua rarità, attestata da Slow Food, ne fanno un dolce ricercato, spesso legato a tradizioni locali affascinanti, tramandato di generazione in generazione e preparato perlopiù in occasione di particolari celebrazioni e festività. Parte del fascino del gateau à la broche risiede anche nelle origini incerte e nelle leggende narrate negli anni, che ne accrescono il mito.

Ricetta e preparazione-rituale del gateau à la broche

L’aspetto di questo dolce è tanto affascinante quanto la sua preparazione. Gli ingredienti della ricetta base della torta sono zucchero, burro, farina e uova, mentre quelli aggiuntivi e facoltativi, per aromatizzarla, possono includere limone, fiori d’arancio e persino rum. Una volta preparato lo stampo, ovvero un cono di legno attaccato a uno spiedo che gira in modo uniforme, viene versato il primo strato di impasto, a cui gradualmente andranno aggiunti i successivi sette o otto. 

Preparazione del gâteau à la broche.

Dopo aver fatto rosolare l’ultimo strato, la torta deve essere rimossa dal fuoco e smontata dallo stampo conico. Una volta cotto, il gateau à la broche risulta piuttosto morbido, dalla superficie dorata e ruvida e dal colore giallo intenso e può essere conservato per diversi giorni. Visto lo sforzo e il tempo che questa procedura richiede, non stupisce scoprire che le dimensioni medie sono piuttosto abbondanti: in genere il gateau à la broche è alto da 20 a 80 cm e pesa da 150 g a 4 kg. L’aspetto più affascinante di questa preparazione è però quello sociale; in molte zone e in molti villaggi d’Europa, e in particolare in Francia, nel Massiccio Centrale e negli Alti Pirenei, la tradizione del gateau à la broche è viva e vegeta e viene tramandata nel tempo come parte integrante della cultura popolare.
Ad esempio ad Arreau, negli Alti Pirenei, da oltre vent’anni una confraternita organizza ogni estate, a luglio, la cottura della torta allo spiedo, mentre a Morlaàs, a circa 90 km ad ovest, si svolgeva il Salon du Vin et de la Gastronomie, una tradizionale fiera enogastronomica, che include anche il gateau à la broche come appuntamento gastronomico, ma anche come momento celebrativo di ritrovo comunitario e sociale.

Storia e diffusione in Europa della torta allo spiedo

L’origine della torta allo spiedo è molto discussa. Se la tradizione attribuisce la creazione della torta allo spiedo al maestro pasticcere del re di Prussia nel 1790 a Salzwedel, è comunque certo che questa specialità sia nata nell’Europa Centrale, dove esiste ancora sotto svariati nomi tra cui kürtöskalàcs (Ungheria), baumkuchen (Germania). Secondo la leggenda, quando i soldati di Napoleone si ritirarono dalla loro invasione della Russia nel 1812, lo riportarono con loro in Francia. In Francia, paese in cui il raro gateau à la broche è maggiormente presente, la ricetta venne da allora trasmessa oralmente.
Tante le varianti europee del gateau à la broche, dal dolce festivo consumato da solo o accompagnato da marmellata o miele in Germania, alla torta inglese di origine medievale con fichi, datteri e spezie, fino alle ricette che prevedono una copertura di zucchero o di cioccolata. Un’ultima curiosità: la torta allo spiedo è diventata popolare perfino in Giappone, grazie a al pasticcere tedesco Karl Joseph Wilhelm Juchheim che la introdusse nel 1919.

Cottura del gâteau à la broche

Foto: Gâteau à la broche di Rouergue_Wikipedia Commons_Varaine.jpg
Foto: Gâteau à la broche preparazione_Wikipedia Commons_Roland Darré.jpg
Foto: Gâteau à la broche cotto spiedo_Wikipedia Commons_Darreenvt.jpg

Ricerche frequenti:

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