Tag: RATATOUILLE

Ricetta Ratatouille come nel film

Ricetta Ratatouille come nel film
  • 800 g zucchine
  • 700 g pomodori perini medi
  • 600 g melanzane lunghe
  • 400 g pomodori cuore di bue
  • 350 g 3 patate a pasta gialla
  • aglio
  • origano fresco
  • timo
  • erba cipollina
  • olio extravergine di oliva
  • sale

Per la ricetta della ratatouille come nel film, pelate le patate e mondate pomodori perini, zucchine e melanzane. Tagliate tutte le verdure a fettine.
Rivestite 2 o 3 placche con carta da forno. Create delle strisce con le fettine di verdure alternate, sistemandole leggermente sormontate una sull’altra, come se doveste «strisciare» un mazzo di carte.


Condite le verdure con un filo di olio, sale e foglie di timo, quindi infornate a 200 °C per 10 minuti.
Sfornate e lasciate intiepidire.
Arrotolate quindi le strisce su loro stesse, unendone tre in una grossa rosa. Una quarta chiudetela invece a «braccialetto» e appoggiatela sopra la rosa. Ripetete l’operazione fino a ottenere 4 ratatouille.
Per la salsa, scottate i pomodori cuore di bue per eliminare la pelle, scartate anche i pochi semi e tagliate la polpa a pezzetti. Cuoceteli in una padella con un filo di olio, 1 spicchio di aglio, e sale per 15 minuti, quindi frullate e completate con origano ed erba cipollina.
Servite le ratatouille con la salsa e foglie di origano fresco.

Ricetta: Alessandro Procopio, Testi: Laura Forti; Foto: Riccardo Lettieri, Styling: Beatrice Prada

Frecantò di verdure, la versione marchigiana della ratatouille

Frecantò di verdure, la versione marchigiana della ratatouille

Il frecantò o fricandò è la versione marchigiana della ratatouille di verdure, un contorno ricco, saporito, versatile e svuotadispensa

Frecantò, fricandò o fricò di verdure: queste sono solo alcune delle varianti con cui viene definito un piatto tipico della cucina regionale marchigiana che consiste in un contorno di verdure miste. Come nel caso della ancor più nota ricetta della ratatouille francese, anche quella del frecantò ha origini povere. Nelle Marche, infatti, la vergara (termine del dialetto marchigiano per indicare la donna di casa) era solita preparare questo ricco contorno, cotto in padella o al forno, utilizzando le verdure dell’orto o di stagione che aveva a disposizione. Pur non esistendo, quindi, una vera e propria ricetta originale, vogliamo mostrarvi quali sono le preparazioni più diffuse e qual è l’origine di questo piatto, tanto semplice quanto gustoso e genuino.

Frecantò-Ratatouille-delle-Marche_Flickr_odako1
Frecantò: la ratatouille delle Marche (Flickr odako1).

Origini del nome ed evoluzione del frecantò

Il nome frecantò o fricandò è l’adattamento italiano del termine francese fricandeau, che sta a indicare una sorta di spezzatino di vitello cotto in casseruola con le verdure e un’aggiunta di brodo o vino bianco, di cui esiste appunto una versione vegetariana anche nota come ratatouille. Mentre la versione italiana e carnivora del classico fricandeau francese ha preso piede nella cucina tradizionale piemontese e valdostana, quella a base di sole verdure è stata acquisita, seppur con delle modifiche, sia dalla cucina marchigiana che da quella emiliano-romagnola.

Nelle Marche esiste, però, anche una divertente storia alternativa sull’origine del nome. Si racconta, infatti, che un gruppo di amici marchigiani fosse solito incontrarsi e sfidarsi a colpi di cibo e che ad avere la meglio fosse sempre il macellaio Antonio, che era solito preparare manicaretti di ogni tipo a base di carne. A ribaltare la situazione fu l’amico ortolano che preparò un piatto misto fatto con le verdure del proprio orto, talmente buono da essere accolto con un «Fregantò!», ovvero «Hai fregato Antonio», da cui il nome gastronomico e le sue tante varianti.

Un mix di verdure, tante preparazioni

Piatto sano, vegetariano e soprattutto stagionale, il frecantò veniva originariamente cotto perlopiù in ampie padelle, sempre con un’aggiunta graduale di acqua o di vino, e da sempre è apprezzata soprattutto come ricetta estiva. Consumato sia tiepido che freddo, questo contorno può essere mangiato come piatto unico o come accompagnamento a un secondo o a una fetta di pane casereccio. In cucina può però essere utilizzato anche nei modi più disparati, ad esempio per farcire un panino o una piadina o come sugo per condire un primo di pasta. Alla più classica cottura in padella, molti preferiscono quella in forno, che prevede che ortaggi, olio e condimenti e aromi vari vengano versati tutti insieme in una pirofila e cotti per circa 30 minuti a 180 gradi.
Ma veniamo a quelli che sono gli ingredienti più utilizzati. Per la ricetta sono in genere impiegati cipolla, carote, sedano, patate, melanzane, peperoni, zucchine, pomodorini e un pizzico di sale finale, da aggiungere in padella in quest’ordine, ovvero seguendo i diversi tempi di cottura; facoltativi, invece, l’utilizzo dell’aglio, del pepe nero e del peperoncino, così come quello delle erbe aromatiche da aggiungere alla fine, ad esempio prezzemolo o rosmarino. Facoltativa anche l’aggiunta, durante la cottura, del vino bianco e un’eventuale spolverata di pangrattato nel caso della versione preparata in forno.

Insomma, chiunque può cimentarsi nella preparazione di questo facilissimo contorno marchigiano, sperimentando le più disparate e fantasiose variantiv stagionali e personalizzate.

RATATOUILLE di BIETE

Ingredienti: 500g patate a dadini, 280g carote a rondelle, 550g biete da costa, noce moscata, olio, sale

Separare le coste dalle foglie, tagliare le coste a tocchetti di 2 cm e le foglie a listarelle. In una larga padella mettere le patate con 4 cucchiai di olio e rosolare per 5 minuti a fiamma vivace, spadellando. Abbassare la fiamma, aggiungere le carote e proseguire la cottura per 5 minuti. Aggiungere le coste, cuocere per altri 5 minuti, quindi unire le foglie, salare, insaporire con una generosa grattata di noce moscata, mettere il coperchio e proseguire la cottura per altri 5 minuti. Servire in tavola la ratatouille calda.

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