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Supplì funghi, salsiccia e taleggio di Pier Daniele Seu

Il pizzaiolo della pluripremiata Seu Pizza Illuminati di Roma dice #iorestoacasa e ci regala la ricetta di uno dei suoi avvolgenti supplì dalla doppia panatura

Amatissimo, pluripremiato, sempre pieno, a tutte le ore. Come tutti, Pier Daniele Seu è stato travolto dal lockdown per pandemia. Ed è successo in un momento particolare della sua vita, che ha imposto una scelta definitiva: per adesso la sua Seu Pizza Illuminati, pizzeria da 3 Spicchi del Gambero Rosso a due passi da Trastevere a Roma, non riapre. Neanche per il delivery. Questione di tutela, sua, dei dipendenti e soprattutto della bella moglie Valeria, sparring partner nella vita e nel locale, che normalmente è in sala ad accogliere i clienti e che aspetta un bimbo. Come ha detto Pier Daniele: «Stare chiusi per me è un atto di responsabilità». Quindi? Quindi, per tutti quelli che aderiscono all’invito #iorestoacasa Pier Daniele regala la ricetta di uno dei suoi magnifici supplì. Avvolgente, appagante, abbondante… Sia nei dosaggi, che si possono dimezzare o ridurre a un terzo in base al numero dei commensali, sia nel gusto. Nota: il condimento si può anche variare in base ai gusti, ma di sicuro una volta che avrete provato questa doppia panatura non tornerete più indietro.

La Ricetta: Supplì funghi, salsiccia e taleggio

Ingredienti 

Per il riso

1 kg di riso

1 kg di salsiccia

1.250 g di funghi misti

60 g di funghi porcini secchi

35 g di burro

Sale

Olio extravergine d’oliva

Aglio

Peperoncino

Vino bianco

Parmigiano Reggiano

Taleggio

Per panatura e frittura

Pangrattato fine q.b.

Pangrattato grossolano (tipo Panko) q.b.

Uovo q.b.

Farina q.b.

Olio per friggere

Procedimento

Per il riso

Per prima cosa lasciare idratare 60 g di funghi porcini secchi per almeno un’ora. Quindi condire 1.250 g di funghi misti con olio e sale in un contenitore e lasciarli cuocere al forno a 250° per 10 minuti spargendoli bene su più teglie.

Rosolare i funghi porcini secchi in una pentola con ½ spicchio di aglio, olio e del peperoncino. Aggiungere i funghi cotti al forno nella pentola, sfumare con vino bianco e cuocere con l’acqua dove avete ammorbidito i funghi porcini secchi. Una volta amalgamato il composto, frullare i funghi per ottenere una crema.

Spargere la salsiccia su più teglie, ben schiacciata, e lasciarla cuocere in forno a 200° per 15 minuti. Una volta pronte tutte le componenti, si può iniziare a tostare 1 kg di riso con del sale e 35 g di burro. Lasciarlo cuocere come un risotto con acqua non salata bollente per 5 minuti. Solo alla fine aggiungere la crema di funghi e la salsiccia e cuocere per un altro minuto per amalgamare gli ingredienti. Quando il risotto è tiepido aggiungere il parmigiano reggiano.

Per panatura e frittura

Far freddare bene il riso, quindi creare delle palline a forma di supplì al cui centro andrà messo un cubetto di taleggio. Preparare quindi quattro ciotole, in cui andranno messe le componenti dei vari passaggi della doppia panatura: in una ci va la farina (1° passaggio), in un’altra l’uovo battuto (2° passaggio), quindi pangrattato fine (3° passaggio), poi ancora un quarto passaggio nell’uovo e da ultimo il pangrattato più grossolano (quinto passaggio). Una volta pronti i supplì possono andare in frittura, in olio di semi (preferibilmente arachidi) a 160°. Cuocere fino a doratura, farli scolare su carta da fritto, salare solo quando si sono ben asciugati.

Ricetta Torta di crespelle al saraceno, taleggio e funghi

Ricetta Torta di crespelle al saraceno, taleggio e funghi
  • 500 g taleggio
  • 400 g funghi misti coltivati
  • 350 g verza
  • 125 g latte
  • 25 g farina di grano saraceno
  • 25 g farina 00
  • 20 g burro più un po’
  • 2 spicchi di aglio
  • 1 uovo
  • olio extravergine di oliva
  • sale

Per la ricetta della torta di crespelle al saraceno, taleggio e funghi, mischiate la farina 00 e la farina di grano saraceno; sbattete l’uovo e incorporate le farine, versando il latte poco alla volta. Mescolate fino a ottenere un composto liquido, aggiungete una presa di sale e mescolate ancora. Sciogliete il burro in un pentolino e unitelo al composto per le crespelle.

Ungete una padella (ø 14 cm) con un po’ di burro e preparate una crespella per volta, mettendo un mestolo di composto e cuocendolo per 1’ per lato; dovrete ottenere 10 crespelle. Mondate la verza e tagliatela a listerelle, pulite i funghi e tagliateli a cubotti, poi cuocete verze e funghi separatamente con gli spicchi di aglio e un filo di olio per 10’; poco prima della fine della cottura, eliminate gli spicchi di aglio.

Private il taleggio della crosta e mettetelo in una tasca da pasticciere. Formate due torte, usando 5 crespelle per ciascuna: distribuite lungo la circonferenza di una crespella un anello di taleggio, aggiungete un anello più piccolo al centro, quindi riempite gli spazi tra gli anelli, uno con la verza e l’altro con i funghi; coprite con un’altra crespella e ripetete l’operazione per 4 volte, finendo la torta con una crespella. Procedete nello stesso modo per la seconda torta, quindi infornatele a 180 °C per 5’.

20 ricette che ci piace preparare con il Taleggio

20 ricette che ci piace preparare con il Taleggio

Il taleggio è un formaggio lombardo dal sapore dolce e caratterizzato da una piacevole grassezza. Perfetto per arricchire crostini, risotti, primi piatti succulenti e rendere indimenticabili le verdure, è anche la farcitura ideale per focacce e torte salate. Ma prima di scoprire come lo abbiamo cucinato, eccone la storia e qualche piccola istruzione per l’uso.

La storia

La fama del “cacio lombardo” – inizialmente prodotto anche in tutta la fascia pianeggiante fra il Ticino e il Lambro, fino al Po – crebbe per tutto il Medioevo fino a comparire nei ricettari rinascimentali di Cristoforo da Messisburgo e del Platina. Al punto che nel XV secolo gli Sforza dovettero darsi da fare per reprimerne il fiorente contrabbando. E anche personaggi celebri ne erano ghiotti: nel 1692, ad un affamato Ludovico Antonio Muratori vengono inviate “libbre due di formaggio della Val Imagna che tanto voi gradite”. Anche Giacomo Casanova ne era un grande estimatore, tra un’avventura amorosa e l’altra. Nel 1791 del suo uso imperante parla Il nuovo cuoco milanese, citando i formaggi tipici prodotti in Lombardia tra cui rientrava appunto lo “stracchino quadro di Milano”. Con l’800 il patrimonio bovino lombardo inizia a crescere. E inizia anche una certa differenziazione territoriale tra i formaggi lombardi che porterà definitivamente il “cuore” della produzione del Taleggio come lo intendiamo noi verso le valli lombarde, soprattutto tra Lecco e Bergamo.

L’origine del nome

Come abbiamo visto inizialmente il termine più utilizzato era quello di “cacio lombardo”, a cui poi si affiancò quello di “stracchino”. Con il termine “stracchino” o “quartirolo”, infatti, in Lombardia si intendeva ogni formaggio a pasta molle, del peso di circa un kg. Il nome non è altro che l’abbreviazione novecentesca di “quartirolo o stracchino quartirolo della Val Taleggio”. Ossia la piccola valle in provincia di Bergamo che, assieme alla vicina Valsassina, aveva il privilegio di produrre i migliori “quartiroli”. Già negli anni ’30, tuttavia, è documentata una produzione di questo formaggio anche in Piemonte e in Veneto. Mentre, allo stesso tempo, si afferma la differenziazione tra “stracchino” (formaggio magro semistagionato), “quartirolo” (stracchino prodotto dal 24 settembre in poi, quando il bestiame mangiava “erba quartirola”) e, appunto, “Taleggio” (con stagionatura minima di 35 giorni). Il termine “Taleggio” compare ufficialmente per la prima volta nel 1944 e arriva fino a noi anche dopo l’ottenimento del marchio Dop nel 1996.

Come conservarlo

Non è un formaggio di complicata conservazione, ma bisogna seguire alcune regole per evitare di accorciare i tempi della sua durata. Per prima cosa, non avvolgetelo mai nella pellicola trasparente, ma conservate la carta nella quale lo avvolge il formaggiaio nel momento dell’acquisto. In alternativa, utilizzate un telo umido che preserverà la morbidezza della crosta. La temperatura ideale che consente di mantenerlo fresco è tra gli 0 e i 6 gradi e si può persino congelare.

A quali vini accompagnarlo

Si sposa bene con un vino che lascia esprimere al massimo il suo carattere più intenso. Per contrastare la grassezza, meglio optare per le bollicine, mentre per asciugare la succulenza si consiglia un vino che abbia una leggera nota di tannino. Il migliore si rivela un rosso dolce, profumato, leggermente frizzante e giovane, acidulo ma non acerbo. Il sommelier Giorgio Menaggia suggerisce un Bonarda o un Lambrusconon dolce ma secco, oppure un Gutturnio. Indicato anche il Pinot Nero, vinificato però in modo che abbia un minimo di animosità, oppure un Cabernet.

Nella gallery qui sopra, il Taleggio in 20 ricette.

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