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Mate: proprietà (e curiosità) della bevanda sudamericana

Mate: proprietà (e curiosità) della bevanda sudamericana

In Paesi come l’Argentina (ma anche in un borgo della Calabria), berlo è un vero e proprio rito conviviale. Ma questo infuso può essere d’aiuto a tutti nel combattere la stanchezza psico-fisica. Papa Francesco conferma

Mate: ne avete mai sentito parlare? Si tratta di un infuso caratteristico del Sud America dove sorseggiarlo durante gli incontri conviviali con amici e parenti è un vero e proprio rito, al pari del nostro caffè. Si ricava dall’erba mate (yerba mate), ovvero dalle foglie di un arbusto sempreverde – nome botanico Ilex paraguariensis – che cresce in Paesi come Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Le foglie, essiccate e spezzettate, si devono lasciare in infusione in acqua calda e poi filtrare. Il mate, conosciuto anche come tè paraguaiano o tè dei Gesuiti, ha diverse proprietà. Scopriamole.

Le proprietà dello yerba mate contro la stanchezza psicofisica

Le foglie di mate contengono naturalmente caffeina, dunque l’infuso viene usato come tonificante per combattere la fatica aumentando l’energia fisica e il vigore. La caffeina agisce insieme alla teobromina, sostanza stimolante del sistema nervoso centrale, presente anche nel cacao: la bevanda può essere quindi utile per migliorare l’attenzione e la memoria, ma anche per risollevare l’umore. Non mancano flavonoidi dalle proprietà antiossidanti, vitamina C e minerali come potassio, zinco, manganese, magnesio, calcio e ferro. L’infuso, con le sue proprietà, favorisce anche la diuresi, utile a combattere la ritenzione idrica e a depurare l’organismo; inoltre, aiuta a ridurre il senso di fame e stimola il metabolismo lento.

Yerba mate: che gusto ha (e altre curiosità)

Il gusto del mate è amarognolo e presenta un’astringenza conferita dai tannini presenti nelle foglie.

In Sud America il mate viene preparato in un caratteristico contenitore dalla forma bombata, che si chiama matero o porongo, e bevuto con la bombilla, una speciale cannuccia in metallo che filtra le foglie.

Papa Francesco, date le sue origini argentine, apprezza il mate: una volta, in un’intervista, ha rivelato che questa bevanda lo aiuta a trovare l’energia per affrontare i suoi tanti impegni.

A New York, nel quartiere di Brooklyn, ha aperto il primo “mate bar” del mondo. Si chiama Porteñas e l’hanno aperto tre donne argentine immigrate negli Stati Uniti che acquistano materia prima biologica da piccoli produttori argentini. Nel menu si trova il tradizionale infuso, ma anche mate latte, centrifughe e prodotti da forno realizzati con yerba mate. E non mancano poi piatti tipici sudamericani come le empanadas.

In Italia, c’è un paesino, Lungro, in provincia di Cosenza, dove bere mate è un rito proprio come in Sud America. Pare che la bevanda sia arrivata qui negli anni 50 con gli emigrati italiani di ritorno dall’Argentina e da allora è diventata una tradizione. Un’artista del paese, Anna Stratigò, ha aperto anche una sorta di Casa museo del mate.

Api, custodi del pianeta: un volo sostenibile dalle Dolomiti alla Sicilia

Api, custodi del pianeta: un volo sostenibile dalle Dolomiti alla Sicilia

Una conversazione sull’Italia della biodiversità attraverso l’ingrediente miele e un animale simbolo della salvaguardia della Terra: le api. Insieme a noi: una start-up innovativa, un apicoltore bio di grande esperienza e una sommelier del miele. Un percorso didattico e gustativo che porta un’eccellenza del nostro Paese, nel mondo

Albert Einstein diceva che senza le api il genere umano si sarebbe estinto in quattro miseri anni. Partiamo da un’intuizione apparentemente apocalittica del grande genio per parlare di un tema chiave per la salvaguardia della nostra biodiversità: questi preziosi insetti impollinatori.

Ne hanno parlato con noi sulla piattaforma ilfuturocheciaspetta.lacucinaitaliana.it, tre grandi esperti del settore.
A partire da Diego Pagani, Presidente di Conapi – Mielizia dal 1979 il marchio degli apicoltori di Conapi, Consorzio Nazionale Apicoltori, la più importante cooperativa di apicoltori in Italia e una delle principali al mondo. «Dal Piemonte alla Sicilia, i nostri apicoltori raccolgono le migliori produzioni italiane di miele, polline, pappa reale e propoli», ci racconta lo stesso Pagani, apicoltore biologico lui stesso. «Se parliamo di biodiversità in Italia dobbiamo ricordare che abbiamo la fortuna in di avere l’ape ligustica e l’ape carnica, esportate in molti Paesi nel mondo, e in Sicilia una sottospecie autoctona, l’ape sicula, il cui miele è anche presidio Slow food».

Apicoltura non è solo biodiversità, ma anche sostenibilità e zero sprechi. «Abbiamo imparato dall’alveare» prosegue Pagani, in cui non si butta via nulla. Con la polvere di polline, ad esempio, noi di Conapi-Mielizia prepariamo integratori integratori eccellenti: normalmente sarebbe considerata materiale di scarto di lavorazione». Le api sono anche sinonimo di tutela del territorio Italiano. Alcuni apicoltori infatti operano in zone protette e oasi WWF: «noi ci prendiamo cura del territorio insieme insieme alle api», sottolinea Pagani. In Piemonte c’è il parco Parco dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero ad esempio che arriva fino al confine della Svizzera. La Pollinosa, una nostra azienda affiliata in Toscana, ha portato le api sull’isola di Giannutri, dove c’è una bellissima fioritura di rosmarino. Il bello del nostro Paese è che ha un clima che va dal Mediterraneo al Mitteleuroeo, questa conformazione particolare determina una biodiversità incredibile e in virtù di quello riusciamo a produrre 50 miele monoflora: di eucalipto in Centro Italia, di corbezzolo in Toscana e in Sardegna e vi dicendo».
Concorde Elisa Prosperi, sommelier del miele appartenente all’omonimo Albo « il miele rappresenta la biodiversità grazie alle sue molteplici differenze di colore e sapore, di consistenza e profumo. Quello di acacia, ad esempio, è liquido e chiaro: dipende dal nettare e da come le api lo lavorano con i loro enzimi».

E infine api e urbanizzazione: una serie di iniziative degli ultimi anni vedono un virtuoso rapporto di collaborazione tra amministrazioni pubbliche e apicoltori. «Col Progetto Giardini Naturali Amici delle Api abbiamo contribuito all’eliminazione dei diserbanti chimici dai parchi cittadini per favorire il ritorno delle api, sì, ma anche una più sana permanenza dei bambini. Partito in Emilia Romagna si sta estendendo a varie regioni italiane, tra cui la Lombardia».
Sempre di api e città si parla con Roberto Pasi, co-founder di Beeing, start-up emiliana ormai celebre nel mondo con le sue B-Box, sorta di arnie metropolitane hi-tech, e dei complessi sistemi di monitoraggio di salute delle api. «Una volta ognuno in campagna c’era la propria arnia. Ora le api sono sempre più in pericolo a causa degli habitat compromessi.
Abbiamo voluto cercare di ricucire il rapporto delle città con gli ambienti naturali: abbiamo cercato un modo di fare delle nuove arnie più facili da utilizzare per fare gli apicoltori. Le nostre B-box non sono un gioco ma sono pensate per persone che non sono interessate a produrre grandi quantità di miele. Abbiamo studiato un camino in cui gli insetti entrano a 2 metri di altezza, come se fossero su un albero: è un prodotto di design che permette di osservarle senza disturbarle. E offriamo ai nostri clienti dei corsi di apicoltura perché le api non sono animali addomesticabili».

La risposta è stata importante ad ogni angolo del pianeta: l’apicoltura urbana è una grande opportunità per api e biodiversità perché rende le città un ambiente integrato tra uomini, insetti, edifici e natura. Da lì è nata anche la collaborazione con Conapi prima e Legambiente poi per il progetto Orti urbani. Perché?
Le api sono dei bioindicatori, volando sui fiori assorbono una traccia dell’ambiente attraverso cui volano: monitorare api e il miele dà indicazioni anche sulla qualità dell’aria. Ci raccontano della presenza delle polveri sottili, del PM10 ad esempio».
E se la tecnologia è un grande alleato nella tutela delle api, lo sarà sempre di più anche il turismo: molte strutture di ricezione (hotel, b&b, resort) hanno ormai le proprie arnie e degli apicoltori che le seguono appositamente e le fanno anche visitare agli ospiti in sicurezza: così a seconda di dove si soggiorna si può assaggiare un miele diverso. Magnifico no?»

» Cipolle tonnate – Ricetta Cipolle tonnate di Misya

Misya.info

Pulite le cipolle, tagliatele a fette non troppo sottili (1-1,5 cm), quindi mettetele in una pentola con acqua e aceto: quando l’acqua arriva a ebollizione, scolate e lasciate raffreddare.

Preparate la salsa: dissalate i capperi e scolate bene tonno e acciughe, quindi mettete tutto in un mixer (tenete da parte qualche cappero per la decorazione) e iniziate a frullare.
Una volta ottenuto un composto omogeneo, incorporate anche la maionese.

Mettete le cipolle in una ciotola, aggiungete la salsa e mescolate delicatamente (in modo da non far rompere le cipolle), quindi lasciate riposare in frigo per un paio d’ore.

Le cipolle tonnate sono pronte: decorate con prezzemolo fresco e i capperi tenuti da parte e servite.

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