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» Crostata a cuore – Ricetta Crostata a cuore di Misya

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Innanzitutto preparate la frolla: lavorate burro e zucchero fino ad ottenere una consistenza a pomata, quindi incorporate farina, fecola e cacao e poi anche i tuorli.

Alla fine aggiungete il colorante e amalgamate fino ad ottenere una colorazione omogenea, quindi avvolgete il panetto con pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigo per almeno 30 minuti.

Riprendete la frolla, stendetela in una sfoglia sottile e trasferitela sullo stampo imburrato, pareggiando bene i bordi (eventualmente, potete usare gli avanzi per creare dei decori per la crostata).

Bucherellate il fondo, quindi coprite con un foglio di carta forno, riempite di legumi e procedete con la cottura in bianco, in forno ventilato preriscaldato a 180°C: cuocete per 30 minuti in totale, ma negli ultimi 5 minuti togliete carta forno e legumi.
Una volta cotta sfornate e fate raffreddare completamente.

Per preparare il frosting al Philadelphia, versate semplicemente formaggio e panna in una ciotola e lavorate con le fruste fino ad ottenere un composto ben montato.

Trasferite il frosting in una sac-à-poche e farcite il guscio di frolla: io ho lasciato una parte un po’ concava al centro, sempre a forma di cuore, per creare un decoro con le fragole.

La crostata a cuore è pronta, non vi resta che servirla.


I panzerotti di Luini: la vera storia

I panzerotti di Luini: la vera storia

A Milano tutti ne hanno mangiato almeno uno perché da più di 90 anni i panzerotti di Luini sono oramai uno dei piatti tipici della città. Sono stati il primo street food milanese, li hanno mangiati tutti, dai paninari a Lady Gaga, eppure non sono gourmet. E non vogliono diventarlo

Per i milanesi il panzerotto è uno solo: quello di Luini. Chi è nato negli anni Ottanta ci andava quando si bigiava con la scuola; prima ancora ci andavano nonni e genitori. In una città decisamente poco affollata di proposte gastronomiche, il panzerotto di Luini era un must. Oggi la fila davanti alle insegne è composta di turisti con le guide turistiche in mano e davanti le influencer si scattano le foto. La storia di Luini è un pezzo di Milano lungo 90 anni di storia, che oggi è diventato un libro – edito dalla Bocconi – che racconta un esempio di intuizioni di marketing, di evoluzione dei riti cittadini e di come da Luini, mentre tutto attorno cambia, non vogliono invece cambiare nulla.

Bisceglie-Milano solo andata

Luigi Luini nasce nel 1931 a Corte Palasio, paesino del lodigiano. Il papà Agostino è fornaio mentre nonno Carlo, emigrato da Bisceglie nel 1898, e la famiglia materna gestiscono una piccola trattoria di cucina pugliese. Ha quindici anni quando arriva a Milano, in pieno fermento da ricostruzione postbellica. La strada è segnata, «farò il panettiere», e da quel momento la sua sarà una vita tutta spesa “a laurà” – a lavorare –, come dicono a Milano. Ma l’inventiva, la testardaggine e la dedizione con cui perseguirà sempre i suoi obiettivi lo porteranno ben oltre. La storia di Luini è infatti quella di un panzerotto, ma anche quella di un successo imprenditoriale milanese e italiano, che parla pugliese, e che dalla fine degli anni Quaranta ha saputo evolversi tanto da diventare una case history universitario (e guadagnarsi un Ambrogino d’Oro nel 1988).

Come il panzerotto è diventato un tipico piatto milanese

«A centonovanta passi dalla Madonnina, l’offerta commerciale sin dagli esordi si focalizza sui prodotti tipici pugliesi, elemento che da sempre ha costituito il principale fattore di spiccata differenziazione rispetto alla concorrenza», scrive nella prefazione il professore Sandro Castaldo, ordinario di Economia e gestione delle imprese presso il Dipartimento di Marketing dell’Università Bocconi. «Volevamo differenziarci dalla concorrenza, offrire qualcosa che gli altri prestinai non avevano», racconta Luini fra le pagine del libro: all’epoca i prestinee a Milano erano uno o due ogni 500 metri. Grazie a Luini il panzerotto è stato trasformato così in un cibo conosciuto in tutta la città. «Trovate un milanese che non abbia mai mangiato un panzerotto! Il panzerotto si è così radicato nelle abitudini alimentari dei milanesi da essere percepito come un prodotto locale. Invece ci è arrivato grazie a nonno Carlo». Ed effettivamente è proprio vero: chi viene a Milano vuole mangiare l’ossobuco, il risotto, la cotoletta e il panzerotto. Sembra non avere senso, ma se sei un vero Milanese imbruttito di Milano-Milano, sai il motivo.

La vita di tutti i giorni non può essere gourmet, non per tutti per lo meno. Dunque, come assicurare la qualità senza cadere nel ricatto gourmet?

Il primo street food milanese

Anche l’idea stessa di street food che oggi ci sembra naturale, è stata una grande innovazione per Milano. «Il mio è da sempre cibo verticale, consumato in piedi, in strada. Quando ho iniziato, i milanesi stavano chiusi in casa a cucinare per ore i piatti della tradizione». Luini ha precorso di quasi un secolo il trend del cibo di strada, venduto in un punto vendita di minuscole dimensioni e da mangiare in piedi, in pausa pranzo. Peccato che all’epoca i panettieri dovevano chiudere alle 13 e riaprire alle 16. «Pensai quindi a una soluzione: prendere la licenza di somministrazione e diventare una tavola fredda, anche se significava stravolgere, almeno sulla carta, l’attività iniziale». Dopo 90 anni Luini può raccontare come «in via Radegonda, a centonovanta passi dalla Madunina, ho visto Lady Gaga mangiare un mio panzerotto. Ma ho visto anche coppie di fidanzati litigare con ancora l’amore negli occhi, cortei studenteschi imbrattare vetrine, quelli operai urlare “RAI e Televisione puttane del padrone!”, Philippe Daverio sistemarsi il papillon, clochard tendere le mani ai passanti. [..] Me li ricordo, i paninari. Ma anche gli yuppies, i punk, i bocconiani: tutti facevano la fila a gruppi per non confondersi con gli altri». Da Luini ci sono passati tutti, tutti, negli anni Ottanta i giovani che si ritrovavano in centro, oggi turisti, troupe televisive e i soliti affezionati di sempre.

Non cedere al ricatto del panzerotto gourmet

Siamo onesti, oggi Luini non è più quell’indirizzo immancabile per i gourmet, perché in città ha aperto di tutto, la scelta è diventata estremamente vasta e la qualità media è cresciuta a dismisura. Luini non è un panzerotto gourmet, ma mentre lo scrivo noto la contraddizione in termini. Luini è un panzerotto, punto (basta guardare il sito web di Luini). «La vita di tutti i giorni non può essere gourmet, non per tutti per lo meno. Dunque, come assicurare la qualità senza cadere nel ricatto gourmet?». Cito il libro, che pone una domanda esistenziale alla Milano di oggi. Potevano mettersi a citare fornitori di farine, IGP, DOP, vantare giorni di calendario di lievitazione naturale, farine senza glutine e altro. Ma avrebbero fatto la fine di tutte le finte trattorie che cucinano finta tradizione per finti clienti popolari. «Arrivare alla terza generazione di panettieri, conquistare i milanesi con i panzerotti quando ancora erano sconosciuti, puntare tutto sulla continuità e la coerenza a se stessi, per poi cedere a una moda venuta da Oltreoceano? Neanche sotto tortura. Ma soprattutto, perché piegarmi ai capricci del momento per stare al passo con i tempi, avendoli già anticipati di un quarto di secolo?».
Mi è tornata voglia di un panzerotto di Luini. Non perché sia il migliore, il più fighetto, il più perfetto, ma perché è di certo il più milanese e autentico che ci sia.

Il libro.

5 cibi che fanno bene alla salute e all’ambiente

5 cibi che fanno bene alla salute e all'ambiente

Sono ricchi di nutrienti benefici e allo stesso tempo hanno un impatto ridotto sul Pianeta. Scoprite quali sono e perché conviene portarli a tavola

Le scelte che ogni giorno facciamo in cucina e a tavola hanno un forte impatto sulla salute, compresa quella dell’ambiente. Basta guardare le stime più recenti: ben un terzo delle emissioni di gas nell’aria dipendono dalla produzione e dal trasporto del cibo che mangiamo. Allo stesso tempo fare scelte rispettose del pianeta può fare la differenza anche sul futuro della nostra salute. Nel rapportoThe Future 50 Foods presentato da Knorr e WWF con il contributo di molti esperti in sostenibilità alimentare, agricoltura e nutrizione sono stati individuati 50 alimenti d’origine vegetale tra cereali, legumi, funghi, verdure, semi e frutta secca, ricchi di nutrienti benefici e allo stesso tempo con un impatto ridotto sul pianeta. Ecco 5 cibi da avere sempre in cucina che fanno bene alla salute e all’ambiente.

Lenticchie

Sostituire un paio di volte alla settimana le fonti proteiche d’origine animale con le lenticchie e in generale i legumi migliora la salute dell’organismo e dell’ambiente. «Dal punto di vista nutrizionale questa scelta permette di ridurre a tavola il consumo di lipidi saturi che consumati spesso e in eccesso aumentano le probabilità di ammalarsi di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e avere problemi di sovrappeso», dice la nutrizionista Valentina Schirò, specialista in scienze dell’alimentazione. «Le lenticchie in particolare forniscono tanti aminoacidi essenziali, vitamine del complesso B e carboidrati complessi e un contenuto di grassi bassissimo pari all’1%. Sono poi molto digeribili e offrono isoflavoni, sostanze che regolano l’equilibrio ormonale e riducono il rischio di tumori». Dal punto di vista ambientale il loro consumo permette di ridurre le emissioni nell’atmosfera. I legumi hanno infatti un’impronta di carbonio inferiore a quella della carne di manzo.

Quinoa

Produrre quinoa non richiede molta acqua e per questo il suo consumo permette di risparmiare risorse idriche. «Dal punto di vista nutrizionale questo pseudo-cereale offre la possibilità di fare scorta di una varietà eccezionale di vitamine e minerali. Apporta in particolare vitamina B6 e folati, entrambi importanti per la formazione di emoglobina e per ridurre il rischio di anemia. In più offre buone quantità di vitamina B1 e B2, entrambe coinvolte nel metabolismo di carboidrati, proteine e grassi e lipidi salutari tra cui l’acido linoleico e alfa-linoleico. La quinoa è fonte infine di lisina, un aminoacido spesso assente nei cereali, che mantiene elastica la pelle».

Friarielli

Chiamati anche broccoli di rapa, i friarielli sono una varietà di verdura tipica della dieta mediterranea. «Sono una fonte eccezionale di folati. Contengono poi vitamine dall’azione antiossidante. Sono ricchi in particolare di vitamina C e vitamina E. Per non disperderne le proprietà vanno cotti al vapore o saltati in padella e conditi con olio extravergine d’oliva, fonte di lipidi che insieme alle sostanze benefiche di cui sono ricchi riducono l’incidenza di disturbi e malattie tra cui l’infarto e l’ictus e prevengono il sovrappeso».

Semi di sesamo

I semi di sesamo sono un alimento molto versatile. Possono essere consumati da soli come snack oppure usati per arricchire le zuppe, i piatti a base di pesce o le insalate. Hanno un elevato contenuto di proteine e grassi benefici. «Sono ricchi in particolare di Omega 3 dall’azione antinfiammatoria che giovano alla salute cardiovascolare e cerebrale», dice la nutrizionista Valentina Schirò. «Forniscono poi fibre solubili che danno sazietà e aiutano a mantenere attivo e in salute l’intestino», aggiunge l’esperta. «Sono infine una fonte straordinaria di minerali come il magnesio, che insieme ai lipidi salutari, aiutano a mantenere in salute il sistema nervoso e abbassano il rischio di soffrire di colesterolo e pressione alta».

Germogli di ceci

I ceci germogliati regalano ai piatti croccantezza e gusto. «Rispetto a quelli freschi sono privi di acido fitico, una sostanza che ostacola l’assorbimento di calcio, magnesio e zinco, tre minerali preziosi per il funzionamento generale dell’organismo» dice l’esperta. «Aggiunti a stufati, zuppe oppure consumati come contorno, i germogli di ceci assicurano nutrienti altamente antiossidanti. Hanno poi un buon contenuto di triptofano, un aminoacido che agevola la sintesi della serotonina e della melatonina, i neurotrasmettitori che regolano l’umore e il sonno. Forniscono poi acido pantotenico che favorisce il rilassamento psicofisico, combatte l’affaticamento e fa bene alla salute del cuore».

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