Roberto Valbuzzi: chef, contadino e ambientalista

Roberto Valbuzzi: chef, contadino e ambientalista

L’esempio virtuoso dell’Orto del futuro: mangiare bene per fare del bene a se stessi e all’ambiente

Avere un orto è anzitutto una cura per se stessi e coltivare la terra in maniera consapevole e sostenibile può contribuire anche al benessere del nostro pianeta. Insomma, dovremmo essere tutti un po’ contadini. La “ricetta” è di Roberto Valbuzzi, celebre volto tv e chef del Crotto Valtellina a Malnate, che ha tenuto a battesimo l’Orto del futuro, tre ettari e mezzo di coltivazioni biologiche nel Parco agricolo sud di Milano dove nascono quegli ortaggi che, dalla terra alla tavola, possono fare anche del bene all’ambiente.
Roberto Valbuzzi, tra l’altro, è da poco arrivato in libreria con un nuovo libro che già nel titolo racchiude tutta la sua storia e tradizione: Cuoco, ristoratore, contadino. Ricette, sapori e ricordi fatti d’aria, terra, acqua e fuoco (Gribaudo, 2021). «Mi ritengo fortunato», racconta, «perché nel Dna di famiglia posso contare generazioni di contadini oltreché di ristoratori». I nonni gestiscono una fattoria a Mornago, sempre in provincia di Varese: è grazie a loro se ha imparato ad apprezzare i sapori della terra e a sviluppare la passione per la cucina e i prodotti freschi.

Orto del futuro.
Orto del futuro.

«La terra è la mia cura. E salva anche il pianeta»

Proprio come accade per l’Orto del futuro, nato da una collaborazione tra una cooperativa agricola sociale, Agrivis, e una multinazionale del settore alimentare, Knorr, gruppo Unilever. Si coltivano ortaggi di stagione – per erbette, cavolo riccio, coste, cavolo nero e spinaci seminati a luglio è arrivato il momento della raccolta – che si adattano al clima e al territorio lombardo e con un impatto ambientale migliore rispetto ad altri più comunemente utilizzati. Lo scopo? Fare maggiore ricorso a prodotti di origine vegetale, prestando attenzione alla stagionalità, alla filiera corta e soprattutto alla varietà.
Accade infatti che il 75% dell’approvvigionamento alimentare mondiale provenga da sole 12 specie vegetali e 5 specie animali. E che l’intera filiera legata all’alimentazione sia responsabile di oltre il 20% dell’impatto globale su cambiamento climatico, consumo di risorse idriche e di suolo, impoverimento di risorse energetiche non rinnovabili. La chiave per un cibo sano e sostenibile parte dalla consapevolezza a tavola, concordano i consulenti scientifici del progetto, il professor Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e la nutrizionista Evelina Flachi. Cambiare abitudini alimentari si può, se siamo consapevoli delle conseguenze positive che le nostre scelte possono avere. Per la nostra salute e per l’ambiente che ci circonda.

Testo di Filippo Falco

Ricette Simili da Leggere:

Proudly powered by WordPress