Irene Volpe: cuciniamo la cipolla a fiore, ecco la ricetta

La Cucina Italiana

«Come ogni buona famiglia italiana, avevo mia nonna che stava in cucina soprattutto durante le festività, specie a Natale. Ho iniziato a cucinare da bambina con crostate e biscotti. Non ricordo a che età, ma sono certa che la prima cosa che ho cucinato è stata una crostata con la confettura. Poi piano piano, diventando grande, ho iniziato a cucinare di più, volevo imparare proprio anche altre pietanze, ho studiato su libri, siti e social, prima di Masterchef. Un anno prima della quarantena c’è stata una una full immersion per me, mi sono cimentata nel tentativo di fare il panettone, con il lievito madre, ci ho lavorato un anno. Poi ho iniziato a panificare, infine sono passata al “salato”.»

Quali sono i passi principali che ti hanno condotto ad essere un food influencer di successo?

«Mi dedico molto alla gestione dei social e alla creazione dei contenuti a cui tengo tantissimo, perché voglio che siano espressione di quello che sono. I passi per avere questo pubblico? Penso sia solo il fatto di non averci pensato su troppo, ma di avere scelto sempre una comunicazione diretta e spontanea. Sento che ho un potere in mano, di poter comunicare, e cerco di farlo al meglio.»

Che cosa ti rende unica, diversa da tutti gli altri?

«Non saprei, davvero. Cerco di essere sempre me stessa, così non posso sbagliare.»

Qual è la tua ricetta preferita?

«Impossibile rispondere! E poi in che senso, da cucinare? Da mangiare? Beh, da mangiare forse una ricetta di infanzia, per esempio le ciambelline al vino che faceva mia nonna.»

C’è un piatto o in ingrediente che non ti piace?

«Per ora no: come sapore tendenzialmente mi piace tutto, anche se sicuramente ci sono cose che non ho assaggiato. Fino a oggi, non esiste niente che non mi piaccia in assoluto. Poi ci sono cose che scelgo di non mangiare ma per altri motivi, non per il gusto (Irene predilige un’alimentazione basata sui vegetali, dei quali cerca di esaltare tutte le qualità, ndr).»

Dove ti vedi tra 5 anni?
«5 anni sono troppi, pensare così avanti, così a lungo termine mi genera un po’ di ansia. Diciamo 5 mesi? Mi vedo sempre alla ricerca di imparare qualcosa di nuovo, in ambito enogastronomico, certo. Anche se la cucina per me va a braccetto con la vita, quindi vorrei continuare con questo approccio alla vita, e soprattutto cercando di godermi questi momenti.»

Qual è il piatto che rappresenta meglio l’Italia, anche all’estero?

«Pizza e pasta: perché ogni regione ha le sue paste tipiche e il suo lievitato tipico: un dolce, un pane, una pizza…»

Le mode e le tendenze cambiano continuamente, ma secondo lei che cosa non tramonterà mai parlando di cucina italiana?

«Il sapore, il gusto e l’emozione.»

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