Le mille espressioni del Franciacorta

La Cucina Italiana

Il Franciacorta ha superato un record storico: venti milioni di bottiglie vendute nel corso del 2021. E oggi guarda al futuro con ancora maggiore determinazione nel raccontarsi in Italia e all’estero. “Dopo un 2020 in cui abbiamo visto una riduzione significativa dei consumi fuori casa e cercato di contenerne l’impatto – ricorda il presidente del Consorzio Franciacorta, Silvano Brescianini – nel 2021 siamo riusciti a realizzare risultati molto positivi soprattutto a partire dalla primavera, nonostante in diversi mercati le restrizioni fossero ancora presenti e le notizie non fossero sempre rassicuranti. La capacità di contenere gli effetti negativi e sfruttare in maniera completa i periodi positivi ci rassicurano sulla qualità e la forza della nostra denominazione, anche per il futuro”. La Franciacorta sta seguendo un percorso di sempre maggiore consapevolezza, che trova solide fondamenta nelle proprie origini. E nell’approfondimento costante, anche dal punto di vista tecnico e scientifico, dell’unicità e della complessità del suo terroir.  

La zonazione e le unità vocazionali

In quella zona della provincia di Brescia che arriva fino lago di Iseo (circa 200 chilometri quadrati), l’origine morenica dona ai terreni una straordinaria ricchezza minerale, che si unisce all’ampia eterogeneità dei suoli. Il “segreto” è l’anfiteatro che si è formato all’epoca delle glaciazioni (nelle ere geologiche Secondaria e Terziaria) per l’effetto di un grande ghiacciaio che, proveniente dalla Val Camonica, si divise in due rami subito dopo la conca del lago. Il suolo che si è così composto, oltre alle rocce presenti in loco (terreni autoctoni), possiede in abbondanza minerali aggiunti (terreni alloctoni) che diventano elementi essenziali per una viticoltura di qualità.

Tra tanta complessità e ricchezza – spiegano gli esperti – “la zonazione è quindi servita per migliorare la conoscenza dei fattori di produzione in campo che determinano e influenzano la qualità del prodotto, ma anche l’ottimizzazione e l’efficienza del lavoro e delle scelte tecniche di coltivazione. Ha inoltre evidenziato e sottolineato l’importanza del territorio verso il prodotto che si ottiene, la sua identificazione, la riconoscibilità e il legame intrinseco fra nome, metodo di produzione, tipologia merceologica e livello qualitativo”. Tutto questo lavoro di ricerca è diventato così uno strumento fondamentale nelle mani del viticoltore, dell’agronomo e dell’enologo per poter effettuare le migliori scelte tecniche, dall’impianto del vigneto fino alla formazione delle cuvée, che vengono create partendo dai vini base con caratteristiche differenti a seconda della provenienza. La conoscenza del terreno ha portato alla redazione di una carta delle Unità di paesaggio (aree omogenee sia per caratteristiche dei suoli sia per paesaggio, come morfologia, pendenza, esposizione, caratteristiche del mesoclima): con la carta vocazionale si è arrivati alla definizione e descrizione di sei differenti tipi.

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