La bontà della nostra biodiversità

La bontà della nostra biodiversità

A colloquio con un Docente di storia dell’Alimentazione, un Consorzio vinicolo e con una storica azienda proiettata nel futuro. Per assaggiare la bellezza e la pluralità delle nostre eccellenze

Questa nuova serie di webinar sul portale ilfuturocheciaspetta.lacucinaitaliana.it parte da una domanda che è anche il simbolo di uno stile di vita: Perché in Italia si parla sempre di cucina?

Maddalena Fossati Dondero, Direttore de La Cucina Italiana ha dialogato con Massimo Montanari, Docente di Storia medievale e Storia dell’alimentazione Università di Bologna sulle molteplici identità della cucina italiana, ma anche di stagionalità, e di valore culturale e storico della nostra alimentazione «tutti hanno presente, nel mondo la cucina italiana e i nostri piatti-simbolo. Ma in realtà la nostra cucina è fatta di cose diverse. L’identità nazionale italiana è qualcosa che denota appartenenza, ma è fatta di una pluralità questa identità. Esempio? C’è un archetipo nazionale che è indiscutibilmente la pasta. Ma da quante ricette è composta la pasta e quante parole e quanti condimenti ci sono per la pasta? Solo di formati se ne contano 300 e più di 1700 modi diversi per chiamarli: è davvero il trionfo della biodiversità culturale», ha commentato lo studioso con un calzante esempio.

La spesa? Sempre più Green

Ecco una delle grandi domande del nostro tempo: «È possibile comprare etico al supermercato?». Abbiamo risposto grazie al prezioso aiuto di Sergio Bertini, Direttore di Iper Arese e di Valter Businaro, titolare dell’Azienda Agricola Businaro, affrontando la questione a partire dalla terra, dal seme.
Ci siamo interrogati per scoprire quale sia il ruolo del tempo in rapporto alla qualità e alla varietà dei prodotti che mangiamo (troviamo le diverse tipologie di verdure in grande distribuzione? teniamo in considerazione la stagionalità degli ingredienti?) e alla sostenibilità (riusciamo a rispettare l’ambiente quando facciamo la spesa?).
Dal campo al banco del supermercato, al menu dei ristoranti presenti all’interno di alcuni punti vendita, abbiamo fatto il punto per capire dove stiamo andando e come si stanno comportano i consumatori.

Che tempo farà? La viticoltura etica parte dalle Colline del Prosecco (Patrimonio Unesco)

Quale impatto hanno i cambiamenti climatici sulla produzione di vino e sulla tutela del paesaggio? Ne abbiamo parlato con il dottor Diego Tomasi, appena nominato direttore del Consorzio Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene e con Piero Benvenuti, professore emerito di Astrofisica all’Università di Padova.
Quello del Conegliano e Valdobbiadene è tra i pochi territori vinicoli al mondo protetto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità; come ha ricordato il direttore Diego Tomasi, è caratterizzato da un paesaggio «ricco di ripide colline e di biodiversità, forgiato nei secoli dal sapiente lavoro dell’uomo che, ancora, pratica a mano molte delle lavorazioni in vigna, compresa la vendemmia».
Per tutelarlo è stato messo a punto un protocollo viticolo che con l’aiuto delle tecnologie più moderne indirizza i viticoltori nella scelta delle migliori pratiche da intraprendere e si pone come obiettivo ambizioso quello di rendere biologica l’intera produzione delle uve in un futuro prossimo. La zona ha già vietato da qualche anno l’utilizzo del glifosate, una molecola di sintesi per la gestione dell’erba, che qui viene tagliata meccanicamente, rendendo così quello di Conegliano e Valdobbiadene il più ampio territorio d’Europa in cui questo prodotto chimico dannoso per l’ambiente è bandito. Un impegno per il futuro che passa dalla campagna alla bottiglia, in modo ormai indissolubile.

L’espresso e Milano: una storia d’amore (e di contemporaneità)

Ripercorriamo, tra storia e piccole leggende, la storia dell’espresso, grande vanto della nostra tradizione, conosciuto nel mondo e ripercorriamo, in un piccolo racconto, la sua evoluzione. Una storia che si interseca con l’azienda Gaggia e inizia a Milano negli anni Trenta. Nel cuore storico della città, in viale Premuda, il geniale barista Achille Gaggia, nel magazzino del bar di famiglia inizia la ricerca dell’espresso perfetto. Dopo molti tentativi e sperimentazioni, il 5 settembre 1938 deposita un brevetto che cambierà la sua storia e che creerà una tradizione che si è evoluta fino ad arrivare ad oggi. Percorriamo con l’azienda anche il tema della sostenibilità, del riciclo virtuoso dei fondi di caffè alla produzione 100% italiana delle macchine che hanno portato il piacere della tazzina  “Italian way” in giro per il mondo. Infine, discutiamo dell’internazionalizzazione del caffè da bar, l’espresso, tipicamente italiano, attraverso le macchine professionali da casa, che hanno reso possibile una personalizzazione sartoriale della «tazzina».

Si ringrazia per la collaborazione Iper La Grande I, il Consorzio del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, Gaggia Milano.

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